Venerdì Santo dal Myanmar: dopo la sofferenza e il dolore, la vittoria giunge sempre
Mentre ci apprestiamo a vivere il Venerdì Santo, anche per noi sicuramente arriverà la Domenica di Pasqua. La sofferenza e il dolore non saranno stati in vano. I frutti e le ricompense non mancheranno. Per noi arriverà finalmente il trionfo. Attraverso la sua sofferenza e la sua morte, Cristo ci ha mostrato che la vittoria è certa. La Resurrezione di Cristo è la nostra speranza e la nostra forza. La nostra sofferenza finirà presto e il Paese si rialzerà nuovamente. Noi, popolo della Pasqua, sappiamo che Dio non ci lascia nelle tenebre per sempre. Egli verrà sicuramente in nostro soccorso. Ci salverà da ogni male. La Luce della Pasqua che risplende nelle tenebre ci condurrà dalle tenebre alla Luce. Allora insieme intoneremo il canto dell'Alleluia. È questo il significato della Pasqua per il popolo del Myanmar e per il mondo
Dall’1 febbraio 2021, giorno in cui i militari hanno ripreso il potere in Myanmar, la situazione nel Paese si aggrava di giorno in giorno. Il sistema Paese è crollato. La sua tragica conclusione può essere riassunta in una sola frase: peccato o crimine contro l’umanità. Si ha l’impressione che, come Giuda Iscariota, il peccato di avidità e la brama di potere abbiano portato la giunta militare di Myanmar a tradire il Paese. Per tutti noi questo è il momento giusto per riflettere sulle parole di Gesù rivolte a Giuda, traditore: “Bene per quell’uomo se non fosse nato”. (Mc 14,21) Fino a che punto siamo fedeli al nostro Maestro? Quante volte, nel corso della nostra vita, tradiamo Nostro Signore?
Il popolo del Myanmar si prepara a vivere questa Pasqua in modo diverso e più significativo. Nonostante la pandemia e l’attuale situazione difficile del paese, la Pasqua imminente può portare una nuova speranza e una nuova libertà alla nostra gente.
La presa del potere dei militari e le atrocità commesse, il trattamento inumano di cittadini innocenti, le preoccupazioni dei genitori per il mancato ritorno a casa dei loro figli e il pianto della popolazione per la perdita di oltre seicento vite innocenti, compresi i bambini, sono i volti della Croce nel Paese.
Seguono le oppressioni, le repressioni e la violazione dei diritti umani. Le irruzioni violente nelle case, il maltrattamento degli abitanti, gli atti di tortura crudeli anche in luoghi pubblici (forse anche peggiori in luoghi nascosti), lo spietato assassinio di persone inermi in strada, la devastazione e il rogo delle loro case, automobili, motociclette, attività commerciali, ecc., gli attacchi aerei nei villaggi, le ingiuste sentenze di condanna, le violenze sessuali e altre forme di violenza si verificano ogni giorno in ogni angolo del Paese.
Per questo motivo,
il popolo sta nuovamente lottando per la giustizia e la democrazia.
Versano il loro sangue ogni giorno per la libertà e la giustizia. Chiedono inoltre la protezione e l’aiuto da parte di comunità internazionali dove la dignità umana e i diritti non sono concetti astratti ma realtà. Certo, la nostra piena tutela e la nostra vera libertà la può dare solo Dio. La preghiera straziante di Gesù in punto di morte – “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato” – è il grido che risuona per molti cristiani in Myanmar, a causa delle grandi sofferenze e afflizioni. Crediamo nondimeno che Dio non abbandonerà mai i suoi figli, poiché “Dio conserva e governa con la sua provvidenza tutto ciò che ha creato, ‘essa si estende da un confine all’altro con forza, governa con bontà eccellente ogni cosa” (CCC 302).
In preda all’angoscia, Gesù implorò Dio: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Mt 26,39, Mc 14,35-36). La grande sofferenza fisica di Gesù e il suo abisso di dolore sono al di là di ogni comparazione. Oggi i cittadini del Myanmar stanno evocando la preghiera di Gesù. Non vorremmo vivere tali tragiche situazioni, se possibile. Tuttavia, il Mistero del Calvario ci insegna che Dio è il padrone assoluto della vita umana. La vita, la sofferenza e la morte di Gesù sono la nostra speranza. Sono queste le vicende della Croce che vediamo ogni giorno sulle strade del Myanmar.
Le confortanti parole di San Papa Giovanni Paolo II – “Non abbandonatevi alla disperazione. Noi siamo il popolo della Pasqua e l’Alleluia è il nostro canto” – sono particolarmente significative per tutti noi in questo tempo cupo di prove e difficoltà. Ricordiamo che la Pasqua segue il Venerdì Santo. Il Venerdì Santo è giorno colmo di sofferenza, dolore, di sangue e di lacrime. Mentre ci apprestiamo a vivere il Venerdì Santo, anche per noi sicuramente arriverà la Domenica di Pasqua. La sofferenza e il dolore non saranno stati in vano. I frutti e le ricompense non mancheranno. Per noi arriverà finalmente il trionfo. Attraverso la sua sofferenza e la sua morte, Cristo ci ha mostrato che la vittoria è certa. La Resurrezione di Cristo è la nostra speranza e la nostra forza. La nostra sofferenza finirà presto e il Paese si rialzerà nuovamente. Noi, popolo della Pasqua, sappiamo che Dio non ci lascia nelle tenebre per sempre. Egli verrà sicuramente in nostro soccorso. Ci salverà da ogni male. La Luce della Pasqua che risplende nelle tenebre ci condurrà dalle tenebre alla Luce. Allora insieme intoneremo il canto dell’Alleluia.
È questo il significato della Pasqua per il popolo del Myanmar e per il mondo.
Francis Soe Naing
(*) cancelliere della diocesi di Loikaw