Un metodo da sperimentare. Il Ministero ha firmato il Protocollo d’intesa per la sperimentazione del Metodo Rondine
Obiettivo dell’Intesa con l’associazione è valorizzare un metodo capace di rimettere al centro “la relazione educativa docente-discente”
Qual è il fine della scuola? Ogni tanto vale la pena ridirlo e sottolineare come il percorso formativo scolastico abbia a cuore la crescita umana e sociale dei più giovani. L’espressione usata normalmente è la formazione “dell’uomo e del cittadino” cui il curricolo contribuisce offrendo conoscenze, competenze e abilità che permettono ai soggetti in crescita di orientarsi da protagonisti nel mondo che li circonda, promuovendo consapevolezza e responsabilità.
E’ un tema “da far tremare i polsi” perché evidentemente riguarda il cuore della comunità e delle persone. Indica un compito estremamente arduo e complesso che non a caso – si sottolinea – dovrebbe essere il frutto di azioni condivise e coordinate tra agenzie educative diverse. Non solo la scuola, ma le famiglie, le associazioni… le Chiese.
I valori che orientano la crescita personale e sociale nella scuola pubblica sono quelli della nostra Costituzione e vanno nella direzione del rispetto della dignità della persona umana, dell’inclusione, delle non discriminazioni, della partecipazione democratica e tanto altro.
In questo senso la scuola è palestra di vita, perché effettivamente nelle nostre classi, attraverso lo studio, la trasmissione di un patrimonio di conoscenze e soprattutto attraverso la promozione di relazioni buone dovrebbero realizzarsi le condizioni favorevoli per l’arrivo a una “maturità” piano piano da conquistare.
In questo quadro rientra un’iniziativa recente del Ministero dell’istruzione e del merito che ha firmato il Protocollo d’intesa per proporre la sperimentazione nelle scuole del Metodo Rondine, già avviata in alcuni istituti italiani “lì dove – spiega Franco Vaccari, presidente dell’associazione Rondine Cittadella della pace – è necessario favorire habitat relazionali per generare un clima capace di disincentivare la dispersione e l’abbandono, individuando nella scuola il luogo prediletto alla costruzione di relazioni di fiducia che portino lo studente a un personale percorso di crescita”.
Per il ministro Valditara “nel corso degli anni il Metodo Rondine si è rivelato utile ed efficace nella costruzione di un dialogo costruttivo tra docente e studente, per la serenità dell’ambiente scolastico, nel contrasto al bullismo e nella creazione di un ambiente accogliente che favorisca l’apprendimento”. Lo fa sapere una nota di Viale Trastevere che spiega anche come l’obiettivo dell’Intesa con l’associazione sia proprio quello di valorizzare un metodo capace di rimettere al centro “la relazione educativa docente-discente” e insieme formare gli studenti “alla trasformazione creativa dei conflitti” nella prospettiva di “una scuola inclusiva che promuove la cultura della pace e del dialogo”
Bullismo, abbandono scolastico, violenza e conflitti sono – come riportano le cronache spesso – realtà ben presenti nel mondo giovanile. Anche con l’accento sul Metodo Rondine – ma non solo, evidentemente – cresce sempre di più la consapevolezza che la scuola può e deve essere decisiva per superare queste crisi non di rado in grado di generare vere e proprie situazioni tragiche.