Trovare il tempo della preghiera. Il Rosario, una delle più eccellenti preghiere in comune che la famiglia cristiana è chiamata a recitare

Non possiamo desistere dall’impegno ad alimentare una preghiera che a sua volta si fa combustibile e nutrimento per tutta la vita della casa e fuori di essa.

Vogliamo ora, in continuità di intendimenti con i Nostri Predecessori, raccomandare vivamente la recita del Rosario in famiglia […] . Perciò, al recupero della nozione teologica della famiglia come Chiesa domestica, deve coerentemente seguire un concreto sforzo per instaurare nella vita familiare la preghiera in comune. […] È cosa lodevole (…) che la famiglia, santuario domestico della Chiesa, oltre alle comuni preghiere celebri anche, secondo l’opportunità, qualche parte della Liturgia delle Ore, inserendosi così più intimamente nella Chiesa. […]. Ma, dopo la celebrazione della Liturgia delle Ore – culmine a cui può giungere la preghiera domestica –, non v’è dubbio che la Corona della Beata Vergine Maria sia da ritenere come una delle più eccellenti ed efficaci «preghiere in comune», che la famiglia cristiana è invitata a recitare. Noi amiamo, infatti, pensare e vivamente auspichiamo che, quando l’incontro familiare diventa tempo di preghiera, il Rosario ne sia espressione frequente e gradita. Siamo ben consapevoli che le mutate condizioni della vita degli uomini non favoriscono, ai nostri giorni, la possibilità di riunione tra familiari e che, anche quando ciò avviene, non poche circostanze rendono difficile trasformare l’incontro della famiglia in occasione di preghiera. È cosa difficile, senza dubbio. Ma è pur caratteristico dell’agire cristiano non arrendersi ai condizionamenti ambientali, ma superarli; non soccombere, ma elevarsi.

Esortazione Apostolica Marialis Cultus, 2 febbraio 1974

Trovare il tempo della preghiera. Il Rosario, una delle più eccellenti preghiere in comune che la famiglia cristiana è chiamata a recitare

In occasione della Esortazione Apostolica Marialis Cultus dedicata appunto al culto mariano, Paolo VI dedica una sottolineatura marcata all’invito a recitare il Rosario in famiglia. Anzi, il testo ricorda quanto sarebbe opportuno che la Chiesa domestica – secondo l’espressione conciliare che il Papa fa sempre più spesso sua – riuscisse a pregare secondo la Liturgia delle Ore, ma in seconda istanza, “non v’è dubbio che la Corona della Beata Vergine Maria sia da ritenere come una delle più eccellenti ed efficaci preghiere in comune che la famiglia cristiana è chiamata a recitare”.

L’invito è esplicito e fa riferimento alla possibilità che vi siano delle preghiere in comune, una sorta di liturgia domestica che permetta ai membri della famiglia di riunirsi, di vivere un tempo condiviso, di mettere insieme le voci per un’invocazione corale. Siamo nel 1974, e già proseguendo il suo discorso, il Papa riconosce che le condizioni di vita degli uomini non favoriscono la possibilità che i coniugi coi figli si riuniscano e ancor più che si riuniscano per un tempo appositamente dedicato alla preghiera, ma l’invito è a non arrendersi ai condizionamenti ambientali e avere il coraggio e la costanza per superarli, per andare controcorrente. Quanto tale suggerimento possa essere ancor più valido oggi è sotto gli occhi di tutti. L’invito di Papa Montini era fatto ad una generazione che non aveva ancora i cellulari e tutta la tecnologia della comunicazione di cui ora disponiamo. Se da un lato essa mette a disposizione gli stessi materiali di preghiera (la Liturgia delle Ore come app., tanti video e sussidi attraverso la Rete) che una volta i nostri nonni si procuravano in altro modo, è altresì vero che il “rumore” mediatico in cui siamo immersi non facilita la scelta di ritagliarsi degli spazi per la preghiera, sia individuale, sia tanto più collettiva.

Eppure il monito del Pontefice, che segue quello dei suoi predecessori e anticipa quello di chi lo seguirà, non sembra concedere spazio all’inerzia o all’indugio. Una famiglia che non prega non è una famiglia cristiana. C’è ancora questo spazio oggi? Non si può nascondere che sia difficile, che la preghiera in famiglia non sia affatto scontata, che i ritmi, le abitudini dei diversi membri del nucleo famigliare siano sempre più centrifughi e quello che una volta avveniva attorno al focolare ora non esiste più. Eppure non possiamo desistere dall’impegno ad alimentare una preghiera che a sua volta si fa combustibile e nutrimento per tutta la vita della casa e fuori di essa. Pensiamo a quanto oggi sia preziosa la preghiera che può essere elevata per tutte le persone costrette in ospedale in solitudine. L’impossibilità di una vicinanza fisica che la pandemia comporta, invita di per sé ad accorciare le distanze attraverso il fervore di una preghiera condivisa. Spesso sono il pranzo e la cena, in cui già i membri della famiglia si radunano, momenti propizi in cui ciascuno esprima le sue intenzioni. Si pensi non solo ai malati, ma a tutti coloro che operano per la cura e per l’assistenza: un mondo sanitario messo a dura prova, bisognoso del sostegno e dell’incoraggiamento di tutti. Il Rosario stesso, come preghiera litanica per eccellenza, è “tempo” e “luogo” che si presta ad essere recitato modulandolo con ogni volta diversi e specifici destinatari.

Il Rosario è la preghiera dei vivi e dei defunti, la preghiera riuniti attorno ad un tavolo, o in automobile nel corso di un viaggio, è una preghiera che si presta ad essere recitata da persone di tutte le età e grado di istruzione ed in questo senso non sente l’usura del tempo, ma si incunea con vigore nel tessuto, apparentemente senza soluzione di continuità, delle nostre frenetiche giornate.

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Fonte: Sir