Stati Uniti. Manager e militari per una campagna vaccinale efficace e capillare
Cosa hanno in comune una chiesa battista di Washington, un parcheggio di un centro sportivo di Tampa in Florida e lo Yankee stadium di New York? Sono tutti siti di vaccinazione anti Covid e sono siti gestiti dalla Fema, l’agenzia federale americana per le emergenze. Alcuni siti sono predisposti come drive-in, con le macchine che diventano centri clinici privati o piccole tende con tavolino e sedia per il paziente. Altri invece prevedono salette e poltroncine come un regolare centro di vaccinazione
(da New York) Cosa hanno in comune una chiesa battista di Washington, un parcheggio di un centro sportivo di Tampa in Florida e lo Yankee stadium di New York? Sono tutti siti di vaccinazione anti Covid e sono siti gestiti dalla Fema, l’agenzia federale americana per le emergenze. Alcuni siti sono predisposti come drive-in, con le macchine che diventano centri clinici privati o piccole tende con tavolino e sedia per il paziente. Altri invece prevedono salette e poltroncine come un regolare centro di vaccinazione. Su oltre 116 milioni di dosi di vaccino distribuite, oltre 92 milioni sono state somministrate, prova che
l’aggressiva campagna di vaccinazione lanciata dal presidente Biden il secondo giorno della sua presidenza comincia a mostrare numeri consistenti,
anche se solo il 9,5% della popolazione americana risulta totalmente vaccinata.
A presiedere la task force che dovrà raggiungere l’obiettivo di 100 milioni di vaccinati nei primi 100 giorni di presidenza è Jeff Zients, un manager e non un generale. Zients è noto per la sua abilità di riparare campagne o progetti partiti male o mal gestiti e ora tocca al coordinamento della campagna di vaccinazione nazionale.
Il manager scelto da Biden dovrà attuare il piano in 7 punti presentato dal presidente e dovrà traghettare il Paese fuori dalla pandemia,
assicurando che tutto il mondo che ruota attorno al Covid, dai vaccini ai test, alle catene di approvvigionamento, al materiale sanitario prodotto in emergenza in fabbriche che hanno riconvertito la loro produzione, funzioni in maniera veloce ed efficiente. Zients non ha un background scientifico o medico, ma è una persona capace di ottenere il meglio dai suoi collaboratori e dai dipendenti in maniera organizzata. Dovrà fare lo stesso con gli Stati e anche con l’esercito che assisterà alcuni dei centri di vaccinazione di massa.
Il governo federale ne supporta 7 su 18, assieme ad oltre 400 piccoli centri di vaccinazione e alle farmacie, riservando un’attenzione particolare alle comunità sprovviste di servizi o composte da minoranze, perché non ci siano privilegi nella distribuzione.
L’agenzia per la gestione delle emergenze ha chiesto al Dipartimento della difesa un supporto logistico per le vaccinazioni e la risposta del Pentagono non si è fatta attendere.
Sono oltre 6.200 i militari in servizio nell’esercito, nella marina, dell’aeronautica e nei marine che, suddivisi in squadre, si stanno dedicando alla campagna di vaccinazione arrivando ad assicurare dalle 6.000 alle 12.000 dosi di vaccino iniettato.
Tra di loro infatti, molti sono medici o infermieri, ma non mancano neppure ingegneri che assicurano la pianificazione e la logistica. Il primo centro comunitario di vaccinazione ad essere supportato da personale militare statunitense ha aperto a metà febbraio presso la California State University di Los Angeles, in California, lo Stato che ha contato in centinaia di migliaia i decessi e i contagi per Covid. In poco più di due settimane il 40% della popolazione è vaccinato. I siti di vaccinazione itineranti con oltre 2.200 militari distribuiti sono stati aperti in New Jersey, Texas, New York, nelle Isole Vergini americane, in Pennsylvania, Florida, Illinois e Carolina del Nord. Accanto alle squadre del centro principale in alcune località sono previste due squadre di affiancamento che si spostano nelle comunità lontane o più disagiate. La Guardia nazionale dal canto suo ha fornito quasi duemila operatori per 409 siti di vaccinazione.
Alla risposta federale si unisce anche quella dei governatori locali, che una volta ottenuto il vaccino dal governo possono organizzare una rete parallela e indipendente
e non sono pochi quelli che hanno trasformato palestre, parchi di divertimento e campi di football in centri di vaccinazione, mettendo in atto l’ingegno americano e la generosità che contraddistingue questo popolo. In soli sei giorni a East Hartford, nel Connecticut, su una pista d’aerei vuota, la onlus Community Health Center ha allestito un sito di vaccinazione di massa portandovi generatori elettrici, luci, bagni, rimorchi, una rete wireless e alcune dozzine di infermieri.
Non tutto è lineare nel funzionamento della campagna.
Circa 20 governatori, affiliati ai due partiti, a fine febbraio hanno scritto a Biden una lettera chiedendo maggiore chiarezza sui numeri di contagi forniti dai Centri per il controllo delle malattie e che definiscono, di fatto, il numero di dosi di vaccino assegnato.
Altro nodo critico sono stati i luoghi in cui i vaccini sono consegnati: i governatori non conoscevano quali farmacie li avessero ricevuti. In realtà anche loro vogliono bilanciare le responsabilità delle poche dosi presenti sul territorio, che i loro governati attribuiscono al livello locale, mentre ci sono correlazioni anche con le decisioni federali. Zients sta già “riparando” il problema, anche con numeri alla mano che mostrano come,
nelle ultime sei settimane, le prime della nuova presidenza, si è passati da 900.000 dosi al giorno a 2,2 milioni,
con un record di 2,9 milioni, lo scorso weekend.
Qualcuno ha paragonato la lotta contro la pandemia da Covid-19 ad una guerra e l’uso dei militari l’ho fa pensare, anche se di fatto quasi il 40% delle forze armate non ha voluto farsi vaccinare a prova che il virus non si sconfigge solo con il vaccino ma anche con una cultura della cura e della medicina. Gli Stati Uniti non hanno ancora vinto su nessuno di questi fronti.