"Sia Laudato" per Fra Albero. (Liberamente ispirata al “Cantico” di Francesco di Assisi 1225)
Nella galassia delle tante “giornate internazionali per…”, quella storicamente dedicata all’Albero che si celebra il 21 novembre è l’unica ad avere un “clone” con il 21 marzo. Due capisaldi temporali che negli anni hanno perso valore, perché l’ignoranza (da ignorare) diffusa verso queste creature arboree, rivolta a quelle silenti creature, pacifiche e preziose, che soffrono del peggiore dei nostri difetti: l’indifferenza, è ormai cosa diffusa e risaputa. Per questo, l’ardito tentativo di riscrivere un Cantico tutto dedicato agli alberi, vuole essere qui uno strumento di diffusione didattica, dove il “cum” e il “tucte le creature” di francescana memoria, sono le chiavi per decodificare la lode che Francesco di Assisi compose in più momenti, fino al sopraggiungere di “sora morte corporale”(1226).
Sia laudato per frate albero…
Sia laudato per fra Acero, e il suo legno musicale che rallegra il cuore e colora la stagione autunnale. Per sora Betulla, che irradia luce dal fitto del bosco, dalla cui corteccia si ricavano molte utili cose.
Sia laudato per fra Faggio, che crea maestosi tappeti forestali, e con il suo legno alimenta il fuoco domestico, donando accoglienza e famigliarità.
Sia laudato per fra Olmo e la sua tenacia legnosa contro ogni avversità, che anela alla longevità. Per sore Querce, robuste e forti, il cui legno profuma di eternità, che solitarie o in macchia, nutrono ogni creatura che vive tra le loro monumentali fronde.
Sia laudato per fra Pioppo, che nella sua fragilità, ha l’ardore di vegliare eretto ai bordi dei campi, mettendo a disposizione le sue fibre che diventeranno fogli di carta come questo. Per sora Magnolia e la sua globosa nobiltà, che mostra semplici e primitivi fiori, candidi e profumati, con rami protettivi, che si allungano verso quei bambini, che cercano gioco e riparo sotto il suo manto.
Sia laudato per fra Gelso, che incarna la millenaria civiltà che hanno seguito le antiche carovane. Suo è il nutrimento per i larvali “cavalieri” che, nutrendosi del suo fogliare, producono setosa leggerezza e sfarzo imperiale.
Sia laudato per fra Cipresso, che svettando si porge ai venti, senza che si spenga la sua eterna fiamma verde. Suo è il ricamo dei profili collinari. Come suo resta il legno profumato, destinato a conservare nei secoli i corpi di re e santi. Per sora Sequoia, maestosa e grande che si comporta da colonna capace di reggere l’intera volta celeste, e con altrettanta materna mitezza, impavida sfida il tempo sovrano che imprigiona nel suo rosso legno.
Sia laudato per fra Abete, tanto comune, versatile e impalcato, che adombra le valli e sa risplende nel cuore cupo dell’inverno. Non vi è casa che non abbia traccia del suo versatile legno. A lui è dovuta anche la musicale risonanza, utile alla fabbricazione d’infiniti strumenti che nascondono la loro anima nascosta: sempre e solo di legno.
Sia laudato per fra Tiglio, la cui dolcezza è iscritta nel minuscolo fiore e legno, con foglie che si mostrano come sigilli d’amore e fedeltà perpetua.
Per sora Mimosa, che dal sole prende forma e tono, mentre dalla luna delicatezza, come segno di nuova stagione.
Sia laudato per fra Frassino e la sua forestale mitezza, condividendo con l’ombra altrui la sua timidezza.
Sia laudato fra Castagno, che contorto, fessurato e piagato, è prodigo di spinosi frutti autunnali, offrendo in abbondanza cibo antico e apprezzato. Per sora Ginestra che effonde profumi e altrettanta umiltà di forma, con i suoi esili fusti destinati all’antico intreccio umano.
Sia laudato per fratelli meli, peri, ciliegi, limoni, fichi e sambuchi, che amano farsi coltivare, donando senza ritegno, frutti per ogni generazione.
Sia laudato per fra Noce, col suo spirito monastico che lo porta a crescere isolato nelle antiche aie e quasi mai nei boschi. Legno pregiato e famigliare, con una tenacia che permette di produrre mobilia generazionale. Del suo “cerebrale” seme che poi mangiamo, ne apprezziamo le infinite proprietà.
Per sore Palme e la loro tenacità, che sfida ogni sorta di terreno e aridità, per l'inaspettata dolcezza dei loro frutti, offerti ai temerari viandanti che trovano riparo sotto le foglie palmate.
Sia laudato per fra Larice, che ardito si spinge fin sulle terre alte, con tempra da resiliente conifera e sentimento da latifoglia. Col suo nervato legno, non teme insolazioni, nevicate o copiose piogge, tanto da saper offrire immemore riparo ad alpeggi, masi e lontani villaggi arroccati.
Sia laudato per fra Ulivo per le infinite virtù che sa ricacciare. E quand’anche venga franto, il suo donarsi aromatico offre godimento ad ogni piatto.
Per sora Robinia, che inebria insetti e innamorati, apportando la vitale azotata ricchezza del terreno.
Sia laudato per fra Salice e la sua arborea scapigliata vivacità, affondando le radici tra sassi fluviali o terreni alluvionali. Umile nel suo portamento piangente o ridente, lasciando che i suoi flessibili rami possano essere lavorati da abili mani.
Sia laudato per fra Nocciolo, da cui si traggono verghe magiche, senza il bisogno di mostrarsi imponente e forte. Dalla sua umiltà, vengono i semi che si fanno sgranocchiare, ricordandoci come dentro il coriaceo guscio, si nasconda sempre qualcosa di buono.
Sia laudato per fra Biancospino, che si mostra ammantato di bianco e poi di rosso scarlatto. Sebbene sia spinoso, il suo è un portamento modesto e delicato.
Sia laudato per fratelli Pini, che come cupole proteggono le creature. Di resine, pigne e pinoli disseminano il mondo, volgendosi al cielo, incuranti delle miserie di questo mondo. Sia laudato per sora Camelia, che nello sbocciare, mostra ridenti fiori agli occhi di chi va in cerca di delicata bellezza.
Sia laudato pure per fra Tasso, che nessun vivente sembra amare. Flessibili sono i suoi rami (un tempo usati per fabbricare archi), mentre l’intera pianta tesse rapporti con la morte, adombrando i luoghi dei nostri affetti e ricordi.
Siano laudati tutti questi alberi-fratelli, che donandosi non chiedono nulla in cambio. Da loro traiamo vita e sostentamento. Ma soprattutto, dobbiamo rispetto a coloro che donano vita all’intero pianeta. Così, se leggendo queste parole ispirate a Francesco d’Assisi, sostate ad ammirare un albero, cogliete il suo universale significato. Che vi troviate in un bosco, foresta o prato, serbate tutto questo nel vostro cuore, perché nulla è più prezioso del comportamento di una creatura possente e forte, che volge il suo magnanimo sguardo, anche verso colui che, impugnando una scure, si scorda d’essere figlio di un albero.