Servizio civile universale. Il bando 2023 analizzato dalla Cnesc: “Posti ridotti del 27%”

Da oltre 71mila posti del 2022 si è passati a poco più di 52mila nel bando che scade il 15 febbraio. L’analisi della Conferenza nazionale enti per il servizio civile. Milani: “Ogni posto non finanziato è un’opportunità in meno per i giovani”

Servizio civile universale. Il bando 2023 analizzato dalla Cnesc: “Posti ridotti del 27%”

Da 71.550 del bando 2022, a 52.236 nel bando che scade il 15 febbraio. Sono i posti messi a bando per il Servizio civile universale. Il bando 2023 è stato analizzato dalla Conferenza nazionale enti per il servizio civile (Cnesc) che esprime preoccupazione per i trend evidenziati. “Una riduzione del 27% che farebbe traballare la stabilità di qualsiasi impresa – si legge in una nota della Cnesc -. La nostra prima analisi dei dati evidenzia l’assenza quest’anno di ben 77 enti titolari su un totale di 317 e un’importante riduzione delle opportunità di servizio da offrire ai giovani presso le proprie sedi da parte di numerosi enti”.  Una riduzione che ha colpito tutti, spiega la Cnesc. “Enti regionali e nazionali, comprese le grandi reti che hanno visto un taglio anche del 30%, i piccoli enti come i grandi, gli enti locali come gli enti del Terzo Settore. Questo significa che, a prescindere dai soggetti penalizzati, dalle dimensioni e dalle tipologie, siamo in presenza di una riduzione sistemica e complessiva con pesanti ripercussioni sui territori in termine di riduzione del contributo del Servizio civile universale al benessere delle comunità e di continuità delle iniziative intraprese”. “Al problema dell’entità del finanziamento - dichiara la presidente della Cnesc, Laura Milani - si aggiunge quello cronico della stabilizzazione delle risorse. Su questo attendiamo che il governo e il ministro Abodi reperiscano i fondi necessari e contemporaneamente diano riscontro della possibilità di utilizzare risorse rimodulate dal Pnrr. Questo incremento di risorse è necessaria premessa per superare l’attuale sistema di progettazione degli interventi di servizio civile assolutamente disfunzionale rispetto all’obiettivo di avere una programmazione di respiro triennale, basata su una maggiore semplificazione delle procedure ma soprattutto veramente coprogrammata a livello nazionale e sui territori con il coinvolgimento di tutti gli attori preposti”. “Ciascuno di noi – conclude Milani - deve sentire la responsabilità di questo impegno perché ogni posto non finanziato è un’opportunità in meno per i giovani. Una situazione che interpella soprattutto le istituzioni, proprio in un momento storico in cui i giovani chiedono di essere riconosciuti e ascoltati, coinvolti e valorizzati”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)