"Sembrava un Paradiso" di Lucio Montecchio. Il cambiamento parte da noi

Lucio Montecchio Professore universitario padovano, ha pubblicato il suo terzo libro Sembrava un Paradiso, raccolta di racconti che vogliono far riflettere sulla responsabilità collettiva rispetto alle modificazioni che imponiamo ogni giorno al Pianeta, alla natura, al clima

"Sembrava un Paradiso" di Lucio Montecchio. Il cambiamento parte da noi

Una raccolta di racconti, di parabole, di speranze, che contengono il confronto con l’infinita promessa, con la presenza di un afflato spirituale e di una sacralità laica che si rinnova nel quotidiano. È uscito da qualche settimana Sembrava un Paradiso (Ronzani, pp. 104, euro 10), libro di Lucio Montecchio, professore ordinario all’Università di Padova dove insegna Forest pathology e Salute e benessere degli alberi ornamentali, autore delle raccolte narrative Germogli (Cleup, 2020) e Pane e Noci (Ronzani, 2022). Una persona dalla grande sensibilità. Per il Financial Times è «the man who saves trees» (l’uomo che salva gli alberi) e si dice che i suoi libri siano apprezzati anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e da papa Francesco. Sapere e passione muovono Montecchio dal grande al piccolo, senza distinzione e con quell’umiltà tipica di chi ama l’humus, la terra: passando dal Royal garden di Londra alla Tenuta presidenziale di Castelporziano fuori Roma, fino a una minuscola vallata rurale per salvare un vecchio castagno di famiglia tra amici. «Sembrava un Paradiso è una raccolta di racconti ambientati in un non-luogo, in un non-tempo – racconta Lucio Montecchio – con l’obiettivo di portare la riflessione sulle responsabilità collettive che abbiamo nella nostra quotidianità rispetto alle modificazioni, spesso estreme, che imponiamo al nostro Pianeta, alla natura, al clima». «La protagonista tra le righe è l’acqua – continua l’autore – acqua benefica e talvolta malefica, come ad esempio nel racconto che parla della tragedia del Vajont, con gli occhi e la voce di un sopravvissuto. Nel libro sono tanti i riferimenti ai poeti della beat generation, ma anche a poeti più vicini a noi, come Montale, Pavese, Meneghello. Per questo la riflessione porta sempre alla stessa considerazione, ovvero alla necessità di una maggiore consapevolezza dei singoli verso un vivere comune più semplice, più sostenibile». Questo è il terzo libro dell’accademico, dopo Germogli (dedicato a racconti ed esperienze di boschi e montagne) e Pane e Noci (che esplora invece luoghi di pianura e fiume nei quali ha vissuto fino a vent’anni anni fa). «La componente ambientale rimane al centro, a voler rappresentare le nostre radici fissate nel territorio, nella natura di cui siamo parte – spiega Montecchio – Sembrava un Paradiso è una raccolta più riflessiva, un viaggio intimo introspettivo molto emozionale che guarda al futuro con la convinzione che il vero cambiamento può partire solo da noi, dall’assunzione di responsabilità contrapposta al ritornello che punta il dito verso il cambiamento climatico e dietro a esso si nasconde». «Le donne e gli uomini che popolano le pagine di questo libro sono viandanti della volontà – conclude l’autore – coraggiosi messaggeri di tempo; un tempo che è misura, scansione, battito vitale. Perché la nostra esistenza inizia in una vallata in cui una coppia di ragazzi pianta le fondamenta di una casa solida, accende il focolare e si racconta storie al tramonto; una vallata che sembrava un Paradiso».

Gianluca Renosto

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