Samaritanus Care. Uneba, in arrivo infermieri dall’estero

Samaritanus Care Un progetto per sopperire alla mancanza di operatori. L’esperimento nato a Padova

Samaritanus Care. Uneba, in arrivo infermieri dall’estero

Assumere infermieri dall’estero per sopperire alla mancanza di quelli italiani. È l’idea del progetto “Samaritanus Care” dell’omonima Fondazione, presentato venerdì 17 maggio a Palazzo Grazioli a Roma. L’obiettivo è quello di reclutare da Asia, Africa e America personale infermieristico formato, i cui requisiti saranno verificati proprio dalla Fondazione. Samaritanus nasce infatti con lo scopo di agevolare l’inserimento di infermieri professionali nelle strutture sanitarie e sociosanitarie associate ad Aris (Associazione religiosa istituti sociosanitari) o Uneba (Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale). È dunque una sorta di ponte con università o istituzioni di organismi religiosi all’estero, con i quali vengono formalizzate delle convenzioni. A patrocinare l’iniziativa è l’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, ma le procedure saranno seguite scrupolosamente anche dai ministeri della Salute, dell’Interno, degli Esteri e del Lavoro. A spiegare la storia e la parte attuativa del progetto è il presidente di Uneba Veneto Francesco Facci: «Il primo esperimento, andato a buon fine, è nato proprio a Padova nel 2022 con l’inserimento di sette infermieri provenienti dal Kenya, arrivati grazie alla Fondazione Santa Tecla. Va ricordato che ci sono anche privati, come le agenzie interinali, che portano lavoratori e lavoratrici qui, ma il loro fine è prevalentemente il profitto, talvolta a scapito della verifica della formazione. Per noi, invece, è essenziale il “ponte” con i Paesi di origine: è lì che capiamo chi può essere adatto per venire in Italia e controlliamo i requisiti». Alla base c’è una grande mancanza di infermieri: «Basti pensare che Uneba conta tra le 800 e le 900 strutture con oltre centomila lavoratori in tutta Italia – prosegue Facci – In Veneto ci sono cento enti della nostra rete con 1.200 posti letto. A breve termine arriveranno un centinaio di infermieri a livello nazionale ma vorremmo raggiungere i mille all’anno, anche considerando che nel prossimo futuro saranno ottantamila gli infermieri che andranno in pensione». Un progetto dunque ambizioso, in cui ogni parte coinvolta otterrà un beneficio: «La permanenza nel nostro Paese è vantaggiosa sia per noi che per loro, perché oltre alle competenze di partenza potranno acquisirne altre, grazie al lavoro e all’ulteriore formazione che riceveranno. Dopo il lavoro in Italia, decideranno se tornare nel loro Paese, con un bagaglio di esperienza e istruzione arricchito» conclude il presidente Francesco Facci. (A. B.)

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