Riabilitazione a due facce: esaltata dall'Oms, trascurata nel nostro Paese

Il recente rapporto dell’Ufficio regionale dell’Oms per l’Europa, di cui ha dato notizia Quotidiano Sanità, ha sottolineato ancora una volta l’importanza cruciale della riabilitazione per i sistemi sanitari.

Riabilitazione a due facce: esaltata dall'Oms, trascurata nel nostro Paese

La riabilitazione è vista come fattore essenziale per migliorare la salute e l’autonomia delle persone che lamentano limitazioni funzionali - transitorie o permanenti - dovute a diverse patologie. Ne vengono inoltre evidenziati i benefici in termini di risparmio di risorse sanitarie e sociali, permettendo una riduzione dei tempi di ospedalizzazione e delle complicanze dovute alle patologie croniche. Il documento fa seguito ad altri documenti dell’Oms, che hanno definito la riabilitazione come un fattore chiave dell’assistenza sanitaria del XXI secolo in tutti paesi del mondo, purtroppo gravemente penalizzato a causa della pandemia di Covid19, tanto che vengono raccomandati adeguati provvedimenti per ripristinare e rafforzare il sett ore.

La Simfer, che riunisce i medici italiani specialisti in Medicina Fisica e Riabilitativa, aveva recentemente posto questi stessi temi all’attenzione delle forze politiche impegnate nella campagna elettorale.

Infatti, anche il nostro paese ha sofferto di gravi riduzioni di risorse dedicate alla riabilitazione ospedaliera in conseguenza della pandemia di Covid19, e ad ancor maggiori difficoltà di accesso alle cure riabilitative ambulatoriali e domiciliari, che hanno portato al persistere e all’aggravarsi di condizioni di disabilità che avrebbero potuto essere efficacemente trattate. A ciò si sono aggiunti nuovi bisogni dovuti proprio alle conseguenze disabilitanti dell’infezione da Sars Cov2.

L’Oms stima in oltre 27 milioni le persone che in Italia potrebbero trarre beneficio da interventi riabilitativi; di questi, circa 11 milioni sono di età superiore ai 65 anni.

Prima della pandemia, circa 8 milioni di giornate di ricovero erogate ogni anno nei nostri ospedali sono stati destinati alla riabilitazione intensiva; quasi il 4% di tutte le prestazioni ambulatoriali erogate dal SSN afferivano a questa disciplina. A questo si aggiunge la spesa out-of-pocket sostenuta dalle famiglie, che già nel 2019 era stimata a circa 15 miliardi di euro.

Nell’attuale situazione di sofferenza del nostro sistema sanitario, la riabilitazione rischia di essere fra le aree assistenziali più penalizzate, mentre può essere un elemento cruciale per la tenuta e la sostenibilità del settore, se adeguatamente sostenuta in termini di risorse e di adeguamento normativo.

Il nostro paese può vantare competenze di elevata qualità in tutte le professionalità che concorrono all’assistenza riabilitativa; è però indispensabile perseguire un’organizzazione unitaria del settore ed una maggiore integrazione delle diverse modalità e setting di offerta – ospedaliera, ambulatoriale, territoriale, domiciliare/residenziale- in modo da favorire la continuità dei percorsi di presa in carico, senza frammentare le attività riabilitative distribuendole fra altri settori dell’assistenza.

Nel quadro dei recenti provvedimenti normativi - già definiti o in via di definizione - come il DM77 o l’iter di aggiornamento del DM70, questi temi debbono essere tenuti in considerazione, anche sfruttando le diverse opportunità offerte dal Pnrr.

La Simfer sostiene la necessità di esplicitare da parte di ogni Azienda Sanitaria un “Piano Locale dell’Assistenza Riabilitativa” che definisca le caratteristiche dell’offerta riabilitativa per la popolazione di riferimento in tutti i setting e in tutte le strutture, pubbliche ed accreditate, nonché i sistemi a garanzia della continuità del percorso e dell’accessibilità ai servizi.

In questo contesto, la Simfer ritiene che il medico specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa possa dare un contributo determinante. Oltre alle sue competenze diagnostico-terapeutiche specifiche, svolge già un ruolo importante in molte realtà nella definizione e gestione dei percorsi ospedale territorio. È necessario consolidare e diffondere questi modelli organizzativi.

È inoltre auspicabile un inserimento stabile della competenza fisiatrica nelle strutture di assistenza territoriale previste dal dm77, in integrazione con le altre professionalità, e supportando la Medicina Generale, in particolar modo nell’area delle patologie disabilitanti croniche.

Su queste ed altre proposte la Simfer è come sempre disponibile ad un confronto e ad un’interlocuzione costruttiva con tutti i soggetti coinvolti nel settore: programmatori, decisori ed amministratori, professionisti sanitari e - non ultimi - rappresentanti degli utenti.

dott.ssa Giovanna Beretta
Presidente Simfer

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Fonte: Comunicato stampa