Quaresima di fraternità. L'attenzione della missione dal Venezuela al Brasile. Condividiamo gli stessi passi

Dal Venezuela al Brasile: in molti stanno fuggendo a causa della grave crisi umanitaria in corso. La Chiesa di Padova sta attivandosi, grazie alla presenza di don Mattia Bezze, per capire cosa fare

Quaresima di fraternità. L'attenzione della missione dal Venezuela al Brasile. Condividiamo gli stessi passi

Da una parte della frontiera un Paese al collasso, dove le condizioni di vita sono precipitate in pochi mesi, dando il via a una fuga generalizzata di una popolazione passata improvvisamente dal benessere alla fame. Dall’altra parte della frontiera un Paese diviso, un ambiente ferito da scavi illegali e dai diritti calpestati delle molte etnie indigene. In mezzo, in questi mesi, c’è don Mattia Bezze, missionario fidei donum della Diocesi di Padova rientrato solo lo scorso anno dalla missione in Ecuador, che ora è chiamato a capire le condizioni umanitarie di chi vive al confine tra Venezuela e Brasile.

Da luglio 2021 don Bezze si trova a Boa Vista, nella parrocchia di Nostra Signora Aparecida, Diocesi di Roraima (nell’omonimo stato). Gli altri missionari padovani, invece, sono a Caracaraì, a due ore e mezza di auto. Ma don Mattia è sempre in viaggio, di qua e di là del confine, per capire che cosa la Chiesa di Padova – magari con in collaborazione con altre Diocesi – potrà fare per questa gente.

«L’idea è nata in Italia e ha visto il pieno consenso della Diocesi di Roraima – spiega – Queste persone, infatti, non vedono speranza nel loro futuro. In tanti vogliono migrare verso altri lidi». Il boom dell’immigrazione dal Venezuela – enorme crisi umanitaria dopo la gigantesca crisi economica che ha nuclearizzato le finanze del regime del presidente Maduro – prosegue con numeri ridotti, ma costanti, nel silenzio della comunità internazionale, in altre faccende affaccendata, tra Covid e conflitti in giro per il mondo.

Significativi i contatti con le persone, che restituiscono molto di più di report o analisi geopolitiche: «La scorsa settimana ho parlato con un padre venezuelano di circa quarant’anni. Mi ha raccontato che possiede una casa, un negozio, due macchine e una moto, eppure non riesce più a sfamare i propri figli. Questo sottolinea qual era il tenore di vita solo pochi mesi fa e qual è la situazione oggi. Non stupisce allora l’emigrazione che svuota il Paese». In Brasile, a Boa Vista, sono presenti centri di accoglienza di chi – come quel padre – pensa di lasciare il Venezuela per trovare lavoro altrove. Centri di accoglienza per un’emergenza divenuta consuetudine. «Rispetto all’Ecuador – continua don Mattia – qui la Chiesa ha più attenzione ai problemi sociali. È un contesto molto diverso, sia per le distanze che per le sfide». Un cammino che è solo all’inizio: «Si usa molto la parola Sinodo, che è un camminare insieme. L’apertura missionaria ci aiuta a considerare anche i passi di chi fa più fatica, come gli indigeni del Brasile o i migranti del Venezuela e di tutta la gente che soffre. Camminare insieme a loro ci può aiutare a camminare nella strada giusta».

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