Previdenza previdente. La deduzione dei contributi versati volontariamente per costruirsi una previdenza integrativa o per rinforzare quella esistente

Per sperare di avere in vecchiaia una pensione dignitosa bisognerebbe accantonare almeno 10mila euro annui per quarant’anni consecutivi

Previdenza previdente. La deduzione dei contributi versati volontariamente per costruirsi una previdenza integrativa o per rinforzare quella esistente

In questo periodo di tagli di bilancio e di revisione della spesa, tutte le detrazioni e deduzioni fiscali concesse dallo Stato sono sotto la lente del Governo. Tutte queste hanno innalzato immediatamente le barricate, sostenendo la propria importanza di esistere.

Una tra queste merita certamente di non essere toccata, perché riguarda il futuro di tutti gli italiani, in particolare i più giovani: la deduzione dei contributi versati volontariamente per costruirsi una previdenza integrativa o per rinforzare quella esistente. Il numero magico è 5.164: sono gli euro deducibili dal reddito in caso appunto di versamenti volontari all’Inps, alle forme previdenziali autonome, alle casse professionali. Per chi dichiara redditi medio-alti, la deduzione fiscale fa sì che oltre il 40% sia pagato dallo Stato. E non è poco.

In realtà, per sperare di avere in vecchiaia una pensione dignitosa (e tenendo conto che d’ora in poi verrà calcolata solo in base ai contributi versati), bisognerebbe accantonare almeno 10mila euro annui per quarant’anni consecutivi. Da sottolineare le due parole: “almeno” e “dignitosa”.

Considerate le carriere lavorative sempre più discontinue, spezzettate, con retribuzioni basse e contributi esigui; considerato l’inizio della suddetta carriera sempre più avanti con l’età, diventa fondamentale pensare a forme di previdenza integrative che “rinforzeranno” l’assegno previdenziale che già si profila lontano dal concetto di dignità. Quei soldi accantonati verranno fatti fruttare (attenzione a chi li si affida); lo Stato prevede in parte la possibilità di ritirare quanto accantonato per esigenze speciali (acquisto prima casa, salute, ecc…), e la tassazione alla fine sarà molto favorevole.

Quindi il principio è valido e il sostegno fiscale dello Stato andrebbe assolutamente salvaguardato. Rimane il dato di fatto: se uno ha carriere discontinue e/o retribuzioni basse, come fa a conciliare il fatto di arrivare a fine mese con quello di mettere fieno nella cascina previdenziale?

Ecco. Se Oppenheimer avesse risolto questo problema invece che inventarsi la formula della bomba atomica, avrebbe meritato quei monumenti che nessuno ora gli fa.

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Fonte: Sir