Parola che si fa vita. Non sempre i discepoli “comprendono quello che il maestro dice e fa, a volte faticano a accettare i paradossi del suo amore

Le scelte che compie Gesù vanno ben oltre le logiche cui siamo abituati e per questo non è facile seguirlo

Parola che si fa vita. Non sempre i discepoli “comprendono quello che il maestro dice e fa, a volte faticano a accettare i paradossi del suo amore

“Questa parola è dura, chi può ascoltarla?” Giovanni riporta, nel Vangelo, questa affermazione di alcuni che hanno seguito Gesù, e che lo avevano ascoltato mentre parlava del pane di vita, parole iniziate in vista del mare di Galilea con la moltiplicazione dei pani e dei due pesci: così “molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui”. Quanto è difficile accogliere la parola di Gesù, quanto ci mette in difficoltà ogni volta che l’ascoltiamo e che ci rendiamo conto della fatica facciamo per seguirla. “E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dove era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho detto sono spirito e sono vita”.

I discepoli mormoravano, ci dice Giovanni, forse anche i dodici si ponevano domande, magari guardandosi gli uni gli altri, forse non accettando quelle parole così dure. Tra questi c’è anche Giuda – “ma tra voi ci sono alcuni che non credono”, dice Gesù – che si è sentito tradito perché sperava che fosse il nuovo re che avrebbe guidato Israele alla rivolta. Giuda era uno zelota, una comunità presente nel primo secolo con l’obiettivo di combattere la presenza romana, un terrorista per Roma; sappiamo che lo tradirà, ma in quella occasione rimane, non va via e questa, per Benedetto XVI, è “la sua colpa più grave”, ovvero “la falsità, che è il marchio del diavolo”.

Gesù vedendo le persone che si allontanavano da lui interpella i dodici: “volete andarvene anche voi?”. Come dire, non ci sono scorciatoie, strade più comode da seguire. Gesù ha appena terminato un discorso in cui, spiega Papa Francesco all’Angelus, “ha detto di essere il pane disceso dal cielo e questo è un linguaggio difficile da capire per la gente è molti anche discepoli che lo seguivano lo hanno abbandonato perché non capivano”. È Pietro a sciogliere i dubbi e le resistenze: “Signore da chi andremo? Tu ha parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.

Giovanni, nel suo Vangelo, ci dice, dunque, che i dodici sono rimasti: “lo hanno sentito predicare, hanno visto I miracoli che ha compiuto e continuano a condividere con lui i momenti pubblici e l’intimità della vita quotidiana” spiega Francesco. E le parole di Pietro, bellissime dice il Papa, testimoniano “l’amicizia e la fiducia che lo legano al Cristo assieme agli altri discepoli”. Viene in mente quanto disse, nell’agosto del 1959, Giorgio La Pira, il quale parlando ai componenti del Soviet Supremo a Mosca esprimeva così la sua fiducia nel Signore: “la più potente forza storica che muove i popoli e le nazioni, che finalizza la storia intera è la preghiera”. Quanta audacia di fronte a uomini che avevano bandito la religione dalla vita del popolo.

Ma torniamo al Vangelo di Giovanni. Il Papa afferma che non sempre i discepoli “comprendono quello che il maestro dice e fa, a volte faticano a accettare i paradossi del suo amore, le esigenze estreme della sua misericordia,  la radicalità del suo modo di donarsi a tutti”. Lo sappiamo, le scelte che compie Gesù vanno ben oltre le logiche cui siamo abituati e per questo non è facile seguirlo. Anche per noi non è facile, “comprendere il suo modo di agire, fare nostri i suoi criteri e i suoi esempi”.

Ma la fede, ricordava Francesco, “non è un insieme di nozioni ma una parola che si fa vita”.

Così Pietro e i dodici, tra i tanti maestri, hanno trovato solo in lui “la risposta alla sete di vita, la sete di gioia, la sete di amore che li anima; solo grazie a Lui hanno sperimentato la pienezza di vita che cercano, oltre i limiti del peccato e perfino della morte”, afferma il Vescovo di Roma.

Angelus nel quale Francesco torna a chiedere la fine delle guerre in Palestina, Israele, Myanmar: “i popoli chiedono pace”. Quindi il conflitto russo ucraino, e in modo particolare le recenti decisioni prese dal governo di Kiev nei riguardi della Chiesa ortodossa fedele al Patriarcato di Mosca. Esprime timore “per la libertà di chi prega” e dice: “lasci pregare chi vuole pregare in quella che considera la sua Chiesa. Per favore, non sia abolita direttamente o indirettamente nessuna Chiesa cristiana. Le Chiese non si toccano!”

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Fonte: Sir