Natale di «fuoco interno» nell’«umano gelo». L’importante è avere il coraggio di essere umani

«Signore, dammi il tuo Natale / di fuoco interno nell’umano gelo». Un segno che sconvolga la «notte oscura» dell’esistenza. Quando consegnava alla carta – e quindi a tutti noi – questi versi, Clemente Rebora, uno dei giganti della poesia novecentesca italiana, stava attraversando la sua personalissima “passione”: infermo dall’ottobre del 1955, già tre anni prima aveva subito un’emorragia cerebrale e, da padre rosminiano qual era dal 1933, conviveva con la sua fragilità nel Collegio Rosmini di Stresa.

Natale di «fuoco interno» nell’«umano gelo». L’importante è avere il coraggio di essere umani

Rilette a settant’anni di distanza, queste parole non possono non toccare tutti noi. L’oscurità sembra avvolgerci più fitta in questo Natale. Pensiamo a chi attraversa la malattia, a chi affronta le sfide della disabilità, persone che comprenderanno bene il calvario di Rebora (che culmina con la morte il 1° novembre 1957). Ma pensiamo anche a chi si ritrova sotto le bombe, come un anno fa, come da ottant’anni a questa parte, ma mai con questa intensità. Rivolgiamo la nostra attenzione a tutte quelle persone oneste che hanno atteso l’avvio dell’Assegno di Inclusione (sostituto del Reddito di cittadinanza) avvenuto lunedì scorso altrimenti non avrebbero saputo come sostentare se stessi e la propria famiglia. Nella mente, tutte le persone che stanno vivendo l’esperienza del lutto, che hanno la voglia di urlare forte, magari al Cielo, il dolore dell’assenza di un marito, di una moglie, di un genitore, fratello o sorella, di un figlio o di una figlia… il pensiero va qui a Gino ed Elena Cecchettin, ora che il clamore si sta spegnendo, perché a Natale in una casa non più assediata da noi giornalisti, possano riprendere il loro cammino interiore. Non possiamo dimenticare chi si è da poco separato o ha divorziato e vive la solitudine in questo Natale; a quei figli, che ne faranno un pezzo di qua e uno di là. Pensiamo a chi sarà in strada, come sempre, perché non ha dimora, e attende quegli angeli delle unità di strada (che vi raccontiamo a pagina 23) e magari immaginano risate attorno a tavole imbandite, riscaldate da caminetti scoppiettanti all’interno delle case lì vicine. L’«umano gelo» di cui scrive Rebora ha queste e molte altre sembianze, ma il Natale può davvero portare quel «fuoco interno» che lo stesso poeta evoca. Ci sono però degli atteggiamenti di fondo, tutt’altro che spontanei, che possono fare di noi dei “fuochisti” del quotidiano. Non cediamo mai alla tentazione di non riuscire a incidere nella società e nelle relazioni. Contiamo, eccome – tutti, ogni giorno. Contano i nostri gesti e le nostre parole, persino i nostri sbalzi d’umore (da cui Battiato ne La Cura promette di risollevare il suo interlocutore). A volte perdiamo consapevolezza di tutto questo, andiamo fuori scala e percepiamo giganteschi gli obiettivi mancati, i traguardi ancora lontani, ma non vediamo che – chiunque noi siamo – abbiamo un peso specifico che deforma l’universo fino ad attrarre o respingere gli altri corpi. Attorno a noi c’è l’oscurità della guerra e della malattia, anche dell’incertezza economica: la denatalità che ci affligge sempre più drammaticamente ci conferma che futuro in Italia fa rima con paura più che con sogno/progetto. Eppure attorno a noi c’è anche tanta luce. E sprigiona dall’umano. L’importante è avere “Il coraggio di essere umani” (come recita il titolo dei Lunedì della missione 2023-2024): porgere un saluto, scambiare una parola, cogliere una piccola passione in chi sta parlando con noi. Dentro ognuno dei tragici fatti che hanno costellato il 2023 (ne leggerete alle pagine 26- 27) c’è qualcuno che ha seminato la speranza, come c’è chi semina il talento in uno dei Paesi più poveri del mondo, qual è il Madagascar (a pagina 35). Abbiamo il fuoco dentro, e se da troppo tempo lo percepiamo tiepido come brace sotto la cenere, questo è il momento in cui soffiare per ravvivarne la fiamma. Chiamate qualcuno che non sentite da tanto, esprimete un sentimento a chi ci è caro, aggiungiamo un “grazie”, porgiamo uno “scusa”. Buon Natale a voi, cari lettori.

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