Migranti. Lesbo, “l’Europa agisca per non vergognarsi di fronte alla storia”
Appello di Sant’Egidio, Jesuit Refugee Service e Suore Scalabriniane: dopo l’incendio di Moria, ricollocamento dei rifugiati nei paesi dell’Ue e rispetto dei diritti umani. “Nulla sia più come prima”
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“Nulla sia più come prima, l’Europa deve agire per non doversi vergognare di fronte alla storia”. Così la Comunità di Sant’Egidio, il Jesuit Refugee Service e le Suore missionarie di San Carlo Borromeo (Scalabriniane) lanciano un appello e richiedono interventi concreti per favorire l’accoglienza e il ricollocamento dei rifugiati che risiedevano nel campo migranti di Moira, nell'isola greca di Lesbo. L’incendio, divampato nella notte del 9 settembre, ha distrutto il campo e creato enormi difficoltà a chi già viveva un inferno: a migliaia sono fuggiti e sono in attesa di riparo, protezione e di accedere ai servizi di base.
Le richieste sono concrete. In particolare, si domanda un alloggio per gli sfollati dell’incendio di Moria in strutture di piccole dimensioni e fornite di servizi; la garanzia del libero accesso delle associazione umanitari per il soccorso dei migranti, soprattutto nei confronti di malati, donne, bambini e anziani; il ricollocamento nei Paesi europei di minori non accompagnati, famiglie e di individui vulnerabili; e un cambiamento del modello di accoglienza nell’isola di Lesbo per i nuovi arrivi dalla Turchia in strutture di accoglienza rispettose della dignità umana.
L’appello è rivolto soprattutto all’Unione Europea e al governo greco, che attraverso la strada del dialogo e della cooperazione, possono favorire l’integrazione di un numero di persone certamente alla loro portata. Lo stesso Papa Francesco, ieri all’Angelus, ha ribadito la necessita di assicurare “un’accoglienza umana e dignitosa a chi cerca asilo”.
Il Pontefice, insieme all’Elemosineria Apostolica e alla Comunità di Sant’Egidio, già dal febbraio 2016 ha creato dei corridoi umanitari attivati anche a Lesbo. Una via che occorre continuare a percorrere per salvare altri profughi facendo rete con tante associazioni, parrocchie, cittadini comuni che si sono offerti di accogliere con grande generosità.
“Le esperienze già avviate in alcuni paesi – hanno ricordato i cardinali Krajewski, Hollerich e Czerny nella loro lettera agli episcopati europei del 28 gennaio scorso – dimostrano che le possibilità della buona accoglienza sono superiori a quanto si sperasse”. Si auspica così che le conferenze episcopali europee sollecitino i loro rispettivi governi a elaborare nuovi progetti di accoglienza e di integrazione, pratiche che fanno bene non solo ai migranti, ma a tutti i cittadini europei.