Migranti, ong in mare senza un porto sicuro. “La Germania ci dia risposte"
L’Aita Mari ha salvato 43 persone a largo di Malta, la Alan Kurdi è al nono giorno in mare con 149 persone a bordo. La portavoce dell’ong tedesca: “Bene la soluzione italiana della nave per la quarantena, ma la Germania ci dia risposte”
“È il nostro nono giorno in attesa di un porto di un porto sicuro: abbiamo 149 migranti a bordo, a cui si aggiungono le venti persone dell’equipaggio. Siamo troppi, il tempo sta peggiorando e la situazione potrebbe diventare molto pericolosa”. A parlare è Sophie Weidenhiller, portavoce dell’ong Sea Eye, che lo scorso 6 aprile ha operato un salvataggio in mare con la nave Alan Kurdi, a largo della Libia. Dopo aver chiesto di poter sbarcare in Italia o a Malta, senza ottenere risposta, l’ong è ora in attesa di una soluzione: intanto il carburante scarseggia, mentre un rifornimento di viveri è arrivato dall’Italia.
“Abbiamo dovuto operare un’evacuazione medica, di una persona che non stava bene - spiega Weidenhiller a Redattore Sociale - Stiamo ancora aspettando ordini, fermi a nord della Sicilia. Apprezziamo davvero l'offerta generosa e umanitaria dell'Italia di trasferire i nostri ospiti su una nave più grande in cui possano ricevere adeguate cure, siamo incredibilmente grati per questa proposta. Tuttavia, non abbiamo ancora ricevuto alcun ordine ufficiale e soprattutto nulla dal nostro stato di bandiera Germania, che è responsabile in questa situazione e deve darci una risposta”. Domenica scorsa, il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, di concerto con la ministra delle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli, ha firmato un provvedimento per il trasbordo su una nave dei migranti salvati in mare da Sea Eye. Qui i migranti potranno osservare il periodo di quarantena ed essere assistiti dal personale della Croce Rossa.
Oltre alla Alan Kurdi resta in attesa di un porto sicuro la Aita Mari.La nave dell'ong basca era diretta verso Bilbao con un equipaggio minimo marittimo, senza equipaggio Sar, quando ha ricevuto un Navtex di Malta che denunciava la presenza di un'imbarcazione in pericolo a sud dell'isola. Si è diretta verso l'ultima posizione nota divulgata da Alarmphone e ha trovato il gommone in condizioni precarie con a bordo 43 persone tra cui due donne (una incinta) e sei persone senza sensi. Le persone si trovavano in mare da più di quattro giorni. L'equipaggio ha immediatamente distribuito cibo e acqua e richiesto supporto medico a Malta che ha promesso l'invio di un elicottero con un medico a bordo. Mentre l'equipaggio della nave attendeva l'elicottero, il gommone ha iniziato a imbarcare acqua e l'equipaggio, seguendo le indicazioni del centro di coordinamento maltese, ha preso a bordo dell'Aita Mari tutte le persone che si trovavano sul gommone. All'arrivo dell'elicottero però le condizioni meteo erano ulteriormente peggiorate e Malta ha annullato la missione considerando troppo pericoloso fare scendere il medico. La nave ha quindi richiesto un place of safety e l'invio di un medico via mare ma si è vista rifiutare entrambe le richieste da Malta. Ora dunque anche l’Aita Mari attende una soluzione mentre si trova tra Lampedusa e Malta con condizioni meteo-marine proibitive e 43 persone stremate a bordo. Tra loro c’è un bambino di 7 anni e altri minori non accompagnati.
L’ong tedesca Sea Watch, chiede un intervento immediato. Nel giorno di Pasqua la stessa ong ha denunciato il naufragio di un’imbarcazione, ma la Guardia Costiera italiana smentisce. Sea Watch però continua a chiedere perché le notizie sull’evento siano così frammentarie da parte di Frontex. Nelle ultime ore, infatti diverse segnalazioni di imbarcazioni in difficoltà sono state registrate da Alrm phone. “In queste ore ci giungono le grida di dolore, e la richiesta di soccorso da natanti, carichi di esseri umani, da quello che chiamate "Mare Nostrum". Nel giorno di Pasqua, il giorno in cui deve essere l'annuncio della vittoria della vita sulla morte, invece abbiamo appreso del naufragio, con decine di morti - sottolinea padre Mussie Zerai, pree eritreo tra i fondatori di Alarm phone -. Perché la politica di porti chiusi, sembra che abbia chiuso anche i cuori e le orecchie delle autorità marittime, che hanno ricevuto diverse segnalazioni di Sos provenienti dai profughi e migranti alla deriva. La straziante grida di una madre che descrive la scena a cui è costretta ad assistere, bambini esanimi, in pericolo di vita, la disperata richiesta arrivata al telefono di Alarm Phone, trasmessa anche nei vari canali sociale e notiziari in Italia. Che civiltà è chi ignora tale disperata richiesta? sarebbe un crimine contro l'umanità. Supplico a tutte le autorità competenti di soccorre tutte le persone in pericolo di vita, ancora in queste ore abbandonate nel Mediterraneo”.