Migranti, Meloni vola a Tripoli ma continuano le violazioni dei libici

L’ong Sos Mediterranèe esprime preoccupazione per quanto discusso oggi alla presenza dei diversi attori europei ed esponenti del Governo italiano. E ribadisce: “La Libia non è un Paese sicuro”

Migranti, Meloni vola a Tripoli ma continuano le violazioni dei libici

"Non saranno la tutela della vita umana, il rispetto del diritto marittimo internazionale e delle convenzioni umanitarie il centro delle discussioni del forum Trans-mediterraneo sulle Migrazioni che si tiene oggi a Tripoli organizzato dal governo di Unità nazionale libico". È questa la principale preoccupazione espressa in una nota da Sos MEDITERANEE Italia che da anni, salvando le persone in mare, documenta non solo una escalation di violenza e condotte illecite nel Mediterraneo centrale, ma anche reiterate e gravi violazioni dei diritti delle persone migranti che provengono dalla Libia. 

“L’idea che la Libia stessa si faccia garante di un “coordinamento integrato” tra paesi di origine, destinazione e transito ci preoccupa, perché i problemi strutturali del garantire i diritti umani in questo Paese, non sono cambiati” dichiara Valeria Taurino, Direttrice generale di SOS MEDITERRANEE Italia. “Anche la cosiddetta Guardia Costiera, finanziata con risorse europee, cerca di intercettare e bloccare le partenze, spesso con metodi violenti”.  

“Secondo il diritto marittimo internazionale un salvataggio consiste nel portare un naufrago da una situazione di pericolo a una situazione di salvezza e sicurezza” continua Valeria Taurino “La Libia non è un Paese sicuro per le persone migranti, come evidenziato anche dalla sentenza della Cassazione dello scorso 18 febbraio sul caso ‘Asso Ventotto’. Sono centinaia le testimonianze che continuiamo a raccogliere nelle missioni di salvataggio in mare: i naufraghi soccorsi dalla nostra nave, la Ocean Viking, raccontano le sistematiche violazioni dei loro diritti, le torture, le privazioni, che hanno subito in Libia. Quando i naufraghi vengono intercettati e riportati con la forza in Libia non si tratta di salvataggio, perché vengono rimandati in un posto dove non c’è alcuna garanzia di tutela per la loro vita nonché di accesso a servizi fondamentali come acqua, cibo, rifugio e cure mediche”. 

La narrazione diffusa in questi giorni sulla riduzione degli arrivi in Italia presenta molte problematiche. “Crediamo infatti – continua Taurino – che i numeri del Ministero siano parziali. Molte più persone iniziano la traversata via mare, e molti non arrivano sulle coste italiane a causa dei naufragi o delle intercettazioni della Guardia costiera, sia quella libica, sia quella tunisina”.  

Da inizio anno, i dati OIM (Organizzazione Internazionale delle migrazioni) evidenziano che sono state riportate in Libia 9.578 persone. Negli anni le risorse italiane ed europee destinate a fermare e contenere i flussi verso l’Italia hanno optato per una politica di controllo e esternalizzazione delle frontiere, financo a scapito del rispetto di convenzioni internazionali e dimenticando ogni diritto umano. “Anche la scorsa settimana mentre i nostri soccorritori effettuavano una missione di salvataggio, due imbarcazioni con uomini dal volto coperto e armati sono arrivati sul posto del salvataggio, gettando nel panico i naufraghi. Lo ripetiamo, il vuoto di soccorsi lasciato dagli Stati in questi anni nel Mediterraneo centrale ha generato un aumento di presenze armate e azioni illegali per i naufraghi in difficoltà e per gli operatori umanitari. Vorremmo che la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i rappresentanti governativi portassero al Governo libico l’attenzione e il rispetto per i diritti e non politiche di criminalizzazione delle organizzazioni umanitarie e di respingimento dei migranti.” 

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)