Lugo di Vicenza. Una vita a costruire la comunità. Un mese fa la morte per Covid di Gianpiero Carollo
Un mese fa la morte per Covid di Gianpiero Carollo, insegnante, preside, sindaco, lettore e cantore in parrocchia. Il suo ricordo rimarrà indelebile a Lugo di Vicenza. Il virus contratto in ospedale, dopo una grave caduta in giardino, non gli ha lasciato scampo. Aveva 81 anni e attendeva il nipotino Giovanni Pietro, che non ha fatto in tempo a conoscere
Gianpiero Carollo il marito, il padre, il professore prima e il preside poi. Gianpiero Carollo il sindaco (per antonomasia), il lettore in chiesa e l’anima della corale parrocchiale. E ancora Gianpiero che dà vita al gruppo degli “Amici della montagna”, che ogni mercoledì gustano boschi e sentieri, e che sostiene l’associazione Amici del cuore Alto Vicentino.
Ci sono esistenze che, se ci si affidasse alla sola biografia, non si saprebbe da che parte iniziare a raccontarle. E poi ci sono gli amici, quelli che in una pennellata di parole tratteggiano una vita intera. Le parole pronunciate da Giuseppe Segalla, per tutti il “maestro” a Lugo di Vicenza, nei confronti di Gianpiero Carollo, hanno questo sapore: «Ti affidiamo a quel Dio che è sempre stato grande nei tuoi pensieri e ha dato senso alle tue azioni».
Solo da qui è possibile iniziare a metterle insieme, quelle azioni di cui parla Segalla, dalla sua fonte prima. E così si comprende perché un’intera comunità, lo scorso 9 gennaio, ha voluto stringersi attorno alla famiglia e in un’ora intera, prima della cerimonia funebre, ha rievocato la figura di un uomo che ha fatto del sapere, della cultura, dell’intelligenza e della capacità decisionale gli strumenti per mettersi a servizio, generare relazioni e costruire bene comune.
Nella chiesa dedicata a San Giovanni Battista, oltre a ricordare l’uomo si è stemperata l’incredulità per un calvario inatteso e straziante: una grave caduta in giardino, a fine ottobre, aveva interrotto la vitale quotidianità del prof. Carollo. Durante il ricovero, il Covid e poi l’«epilogo che più amaro non si può umanamente immaginare», per citare ancora Segalla, sopraggiunto il 28 dicembre. Il caso era finito sulla stampa regionale e nazionale, con il Corriere del Veneto e Il Fatto quotidiano che avevano pubblicato le lettere in cui le figlie Elisa e Anna Silvia chiedevano conto alla giunta Zaia di una gestione della pandemia in cui gli ospedali in molti casi erano diventati focolai. Erano i giorni in cui la nostra regione era in testa alle tristi classifiche dei contagi e delle morti da Coronavirus, ma permaneva in zona “gialla”.
Mette i brividi pensare all’assordante solitudine, mitigata solo dalla professionalità e dalla costanza dei sanitari, con cui si è chiusa la vicenda di un uomo che per decenni è stato collante di comunità. Allo stesso modo impressiona sentire autorità, alunni, colleghi e amici, insieme a parlare di un uomo con la voce rotta di commozione. «Per molti lughesi, e in particolare per quelli della mia generazione, è stato “il Sindaco”», ha detto l’attuale primo cittadino di Lugo Loris Dalla Costa (classe 1980). Indelebile il ricordo di 30 anni in amministrazione. Sindaco dal 1980 al 1995, Carollo ha realizzato scuola, palestra, piastra polivalente, biblioteca civica, ha avuto sempre l’attenzione massima per le persone in difficoltà. Non ha evitato incomprensioni e amarezze, ma come gli è stato riconosciuto al termine del suo impegno proprio dal consiglio comunale, rimarranno indelebili «la rettitudine morale, l’impegno saggio e sollecito e il patrimonio di opere consegnato a questa Comunità». A sorreggere tutto questo impegno è stato l’amore sconfinato per il suo paese, Lugo. Un tratto emerso anche nelle parole della prof. Marina Maino, preside del liceo Corradini di Thiene, incarico che Carollo aveva ricoperto dal 1999 al 2004, in arrivo dal Lioy di Vicenza. Maino ha ricordato l’amore per la cultura, le grandi doti di insegnante, ma anche «come ti brillavano gli occhi quando mi parlavi di alcuni proff. che provenivano da Lugo: eri doppiamente orgoglioso, prima perché erano uomini e donne di scuola e poi perché venivano da Lugo! Già, perché il senso della comunità e l’attaccamento ad essa lo sentivi proprio forte dentro di te!».
Se la corale parrocchiale ha cantato a San Pietro in Vaticano, ad Assisi nella basilica di San Francesco, e in innumerevoli altre importanti chiese lo deve allo stesso Gianpiero Carollo, il quale per anni ha portato organisti e cantori importanti ad animare i concerti. Infine, la passione per la montagna, trasmessa a tutti gli amici del mercoledì: «Gianpiero non lo abbiamo perso – ha detto Claudio Cappozzo – Faceva sempre così nelle nostre escursioni: partiva davanti a tutti e ci distanziava a perdita d’occhio. Quando lo raggiungevamo lo trovavamo seduto che ci aspettava!». E così sarà anche nell’escursione della vita, il prof. Carollo aspetterà gli amici «su nel paradiso», come recita il Signore delle cime che gli ha dedicato la “sua” corale.
Quaggiù rimane il ricordo di un uomo deciso, volitivo, il cui sguardo era capace di mettere in soggezione anche solo in una chiacchierata, per strada, con i giornali sottobraccio. Un uomo che la moglie Antonietta racconterà al piccolo Giovanni Pietro, il nipotino che non ha fatto in tempo a conoscerlo.