Liberia, mutilazioni genitali ancora legali. E chi le contrasta rischia grosso

Una pratica che affonda le radici nella tradizione sostenuta dalla Sande, una antica, e potente, società segreta femminile diffusa in oltre due terzi del paese. In Africa, altri 4 Stati permettono le Mgf: Ciad, Sierra Leone, Mali e Somalia. Il dramma raccontato dal documentario "Le scuole nella foresta", di Emanuela Zuccalà

Liberia, mutilazioni genitali ancora legali. E chi le contrasta rischia grosso

In Liberia le mutilazioni genitali femminili (Mgf) sono ancora legali. Una pratica che affonda le radici nella tradizione sostenuta dalla Sande, una antica, e potente, società segreta femminile diffusa in oltre due terzi del paese. E chi prova a mettersi di traverso, combattendo questa usanza che è riconosciuta a livello internazionale come contraria ai diritti umani, rischia grosso. Come testimonia la vicenda di Phyllis Kimba, che dopo aver parlato alle Nazioni Unite della società Sande si è ritrovata con la casa bruciata a Monrovia. O quella della giornalista Mae Azango, costretta a rifugiarsi a causa degli articoli pubblicati su questo tema, oltre che a inviare sua figlia negli Usa a causa delle pesanti minacce ricevute.

Non solo Liberia. In Africa ci sono altri quattro Stati che ancora permettono le Mgf. Come spiega Emanuela Zuccalà, giornalista attiva da anni in difesa dei diritti delle donne e autrice del recente documentario “La scuola nella foresta”: “In Africa cinquanta Paesi hanno reso illegale la pratica delle mutilazioni. Solo cinque Stati non la considerano ancora un crimine: oltre alla Liberia, il Ciad, la Sierra Leone, il Mali e la Somalia. Il Sudan l’ha dichiarata reato nella primavera del 2020”.

Le scuole. Il documentario di Zuccalà fa luce anche sulla realtà delle scuole della società Sande. In questi istituti, le ragazzine vengono avviate all’età adulta con norme mirate a renderle delle brave mogli, madri e donne di casa. Inoltre, le bambine sono vittime del taglio del clitoride, così da essere poi accettate dalle comunità di appartenenza e potersi dichiarare pronte a sposarsi.

Le conseguenze. Le più giovani spesso non capiscono quello che sta realmente accadendo. Dice ancora la giornalista: “Far parte della Sande dà alle ragazze una sensazione di sviluppo ed emancipazione. In realtà il problema delle mutilazioni genera un circolo vizioso di sottosviluppo: analfabetismo, perché le ragazze che entrano in Sande spesso non vogliono tornare nelle scuole regolari (il tasso di analfabetismo femminile, tra le ragazze di 15-24 anni, è del 56%, contro il 35,3 dei coetanei maschi); matrimoni precoci, perché quando la bambina è "tagliata" è considerata pronta per sposarsi, anche se ha solo dieci anni; sottomissione”.

Il futuro. Nessun politico finora è riuscito a scalfire questa situazione, a causa del grande potere della società Sande. “La presidente Ellen Johson Sirleaf, che ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 2011 proprio per il suo impegno per i diritti delle donne, ha provato ad affrontare il problema ed è riuscita a far approvare una legge per mettere al bando le mutilazioni, ma solo per un anno”, dice Zuccalà. E l’attuale presidente, George Weah, non ha ancora affrontato la questione.

L’articolo integrale di Giulia Cerqueti, “Mutilazioni genitali femminili in Liberia: un abuso di Stato, può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)