La storia di Saverio: “L’epilessia non mi ha fermato, oggi sono un influencer”

Oggi 8 febbraio, Giornata internazionale dell’epilessia, Saverio Costantini racconta la sua storia: aveva 7 anni quando un incidente gli ha cambiato la vita. Nonostante le difficoltà e le discriminazioni è andato avanti. “Il mio sogno? Inserirmi nel mondo della produzione musicale”

La storia di Saverio: “L’epilessia non mi ha fermato, oggi sono un influencer”

“La mia epilessia è dovuta a un incidente stradale, avevo 7 anni. Da quel momento ho sentito un cambiamento: prima ero un ragazzino senza una meta precisa, dopo invece ho preso una direzione chiara. Ho capito di non essere come gli altri, e questa è stata anche la mia forza”. Saverio Costantini, 40 anni, non ha paura a raccontarsi nella sua diversità: epilettico, ma anche nero e omosessuale. Oggi 8 febbraio, in occasione della Giornata internazionale dell’epilessia, Saverio narra la sua storia: nella vita ha dovuto affrontare varie discriminazioni, dalla scuola all’università, fino al mondo del lavoro, ma ora si sente felice di quello che è diventato. La passione per la musica lo ha portato a collaborare con alcuni cantanti emergenti della scena giovanile, mentre l’amore per il cibo e la fotografia lo hanno fatto diventare un influencer su Instagram, dove Saverio pubblica le foto dei suoi piatti e le sue ricette.

“Sono nato a Maracaibo, in Venezuela, da papà italiano e mamma venezuelana – racconta – . Quando avevo quattro anni ci siamo trasferiti in Italia e tre anni dopo ho avuto l’incidente: era il 25 maggio del 1987, stavo attraversando la strada festeggiando la mia prima recita scolastica. Una macchina mi ha preso e sono caduto sbattendo la testa a livello della nuca, sul lato sinistro. Sono rimasto in coma per 7 giorni, durante i quali mi è venuta la prima crisi epilettica: oggi il 7 è un numero speciale per me”.

Saverio è rimasto in ospedale tre mesi, dopodiché è tornato a casa con la sua famiglia. Da allora continua a prendere farmaci per tenere sotto controllo l’epilessia e le crisi di ansia. “Dopo l’ospedale, il primo attacco epilettico che ho avuto è successo a scuola, durante una lezione di matematica: sono caduto a terra con le convulsioni. È stata dura andare avanti: una prof. pensava che lo facessi apposta, un’altra voleva che avessi per forza un’insegnante di sostegno. I compagni a volte mi prendevano in giro o mi stavano lontano perché gli facevo paura”.

Dopo il diploma, Saverio ha deciso di iscriversi all’università: aveva la passione dell’arredamento e della progettazione di interni, ma alla fine ha optato per la facoltà di archeologia, perché nella campagna di suo nonno avevano trovato dei reperti archeologici di una domus romana. “Ho studiato a Viterbo, per un anno ho fatto l’Erasmus a Barcellona e nel 2012 finalmente mi sono laureato. Nel frattempo ho ricominciato a fare teatro e a coltivare la mia passione per la recitazione. Nonostante l’epilessia, mi organizzavo bene anche da solo: quando mi venivano le crisi, mi aiutavano i miei amici o i coinquilini”.

Dopo la laurea Saverio è tornato nel suo paese, Ari, in provincia di Chieti, e ha aiutato a riaprire la biblioteca comunale catalogando più di 3mila libri. Nel 2016 poi ha preso una stanza a Bologna, dove ha lavorato per la cooperativa Open Group all’interno del laboratorio HOPS!, che sperimenta un nuovo modello di inserimento lavorativo di persone con fragilità. “Nel frattempo ho anche fatto volontariato al centro Montanari, con gli anziani: andavo a leggere i numeri della tombola la domenica, o facevo il turno al bar”.

Oggi Saverio ha aperto una pagina Instagram dove pubblica le foto dei suoi piatti, accompagnati da ricette dal mondo: “Mi piace tutto: il cibo giapponese, thai, venezuelano, italiano… sperimento tanti piatti. È una cosa che ho nel sangue: mio padre è chef e mio nonno aveva un chiosco di arepas in Venezuela, le tipiche focacce a base di farina di mais”.

E poi c’è l’amore per la musica, che lo ha accompagnato fin dall’infanzia: “Da piccoli avevamo delle cassette da ascoltare in macchina, ricordo che c’era Festivalbar ’88, In questo mondo di ladri di Antonello Venditti, Il Grande Esploratore di Tony Esposito e due cassette del Rondò Veneziano. È stato lì che mi sono iniziato ad avvicinare alla musica, ascoltando soprattutto le canzoni meno conosciute degli album. Oggi sono in contatto con molti artisti della scena musicale emergente, li consiglio e li aiuto a curare la loro immagine. Il mio sogno? Inserirmi a pieno nel settore della produzione musicale”.

Alice Facchini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)