La nuova Europa alla sfida dell’agricoltura. I produttori si aspettano molto dai risultati elettorali

Concluse le elezioni, chi adesso dovrà governare l’Europa sarà atteso alla prova dei fatti

La nuova Europa alla sfida dell’agricoltura. I produttori si aspettano molto dai risultati elettorali

L’agricoltura al centro dell’Europa. Certo, non di soli campi ha dibattuto chi si è presentato alla tornata elettorale europea che si è appena conclusa, ma è indubbio che il destino dell’agricoltura del Vecchio Continente sia stato tra i temi centrali del contendere. E non solo per le pressioni degli agricoltori. La produzione alimentare, infatti, entra a pieno titolo nelle visioni del mondo che gli schieramenti politici, di fatto da sempre, si sono dati. Per quanto riguarda l’Europa, d’altra parte, è necessario ricordare che proprio sulle politiche agricole e sull’attenzione al comparto è stato costruito buona parte dell’edificio comune.

Campi e stalle, dunque, ma anche, ormai, tutela dell’ambiente da conciliare con quella dei bilanci di centinaia di migliaia di imprese agricole. Per capire la portata, anche economica, di questi temi, basta sapere che il bilancio europeo fino al 2027 riserva all’agricoltura e alle campagne in generale circa il 20% delle risorse pari a poco meno di 390 miliardi di euro. Proprio lo spostamento dalla “classica” politica agricola comune, dedicata alle produzioni e al loro sviluppo, ad interventi più complessi, attenti alla tutela delle risorse ambientali, al presidio del territorio, alla sua manutenzione  e alla biodiversità, hanno da un lato ampliato l’importanza dell’agricoltura e degli interventi dedicati e, dall’altro, hanno però complicato la vita degli agricoltori. Una situazione che, ancora ultimamente, ha generato forti proteste in molti stati membri. Ed è proprio da quanto accaduto poche settimane fa che, molto probabilmente, chi si è candidato ha tratto ispirazione per i programmi elettorali rivolti al comparto.

Ma cosa è stato promesso da chi è sceso nell’agone elettorale? Seguendo proprio visioni del mondo diverse, c’è chi ha privilegiato la necessità di produrre cibo per i singoli stati (i sovranisti alimentari, per esempio), e chi invece ha sottolineato la necessità di porre più attenzione all’ambiente, alla conservazione della biodiversità senza per questo dimenticare la necessità di avere alimenti sani e genuini (si tratta, per esempio, del vasto schieramento dei partiti attenti all’ecologia ma senza esagerazioni), altri ancora hanno puntato tutto sulle coltivazioni biologiche e sulla assenza di prodotti chimici.

Così, i partiti di destra e di centro-destra hanno insistito sulla reintroduzione dei dazi all’entrata per molti prodotti agricoli, così come sull’abolizione della condizionalità dei pagamenti (cioè del collegamento tra le erogazioni di aiuti e il rispetto di alcune norme ambientali); gli stessi poi hanno difeso il superamento del Green Deal (cioè su quell’insieme di regole che vincolano i coltivatori a pratiche molto attente alla tutela ambientale). Sempre in questi partiti in alcuni casi si è intravista una vera linea antiecologista ma anche la richiesta di tornare ai sussidi diretti per gli agricoltori al di là della produzione e dei vincoli ambientali. Grande importanza, poi, hanno le richieste di etichette degli alimenti chiare e obbligatorie. Più ci si sposta dalla destra al centro, e più, nei partiti, prevalgono comunque gli orientamenti di sostegno al reddito agricolo, per l’aumento delle superfici aziendali, per la tutela delle aree rurali ma con un occhio particolare all’economicità degli interventi.

Sul fronte opposto – dalla sinistra al centro-sinistra – hanno prevalso proposte per il sostegno del reddito agricolo ma con attenzioni particolari alla mutualità, ai giovani, alla formazione, al giusto prezzo dei prodotti. Non viene respinto in toto il Green Deal che, tuttavia, alcuni vorrebbero più diluito nel tempo. C’è chi pone più attenzione anche alle materie prime e all’energia per i campi, così come alla necessità di trovare nuovi strumenti politici per fare fronte alla siccità. In questa vasta ed eterogenea area di schieramenti, vi sono anche i partiti che nella campagna elettorale hanno puntato tutto proprio sul Green Deal, la biodiversità, la gestione sostenibile delle risorse idriche, l’agricoltura biologica ma anche sulla sburocratizzazione delle procedure amministrative della Pac.

Gradualità e attenzione a chi in agricoltura vive e lavora, sembrano comunque essere tratti comuni ai diversi schieramenti in lizza che, di fatto tutti, hanno sottoscritto i “manifesti” proposti da Coldiretti, Confagricoltura e CIA-Agricoltori Italiani. Documenti, questi ultimi, pressoché simili nei contenuti seppur con accenti diversi, che pongono attenzione ad un equilibrio necessario e obbligatorio tra bilanci delle imprese, tutela dell’ambiente e della biodiversità, produzione di cibo. Concluse le elezioni, chi adesso dovrà governare l’Europa è atteso alla prova dei fatti.

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Fonte: Sir