La famiglia in preghiera con Francesco, nottetempo, da Tokyo: “Un momento memorabile”
Nel Paese del Sol Levante la notizia della benedizione Urbi et Orbi di Francesco sul sagrato di piazza San Pietro è corsa più sul tam tam delle comunicazioni informali tra fedeli che sui mass media. Mentre il Papa pregava, in Giappone erano già le due del mattino, eppure c'è chi era sveglio nel cuore della notte per pregare. Tra questi la famiglia Nakayama, a Tokyo, che spiega al Sir: "grazie a questo clima di intenso raccoglimento siamo riusciti ad entrare in questa liturgia e a sentirci in comunione spirituale con i fedeli di tante altre Nazioni".
La mattina di domenica 29 marzo Tokyo si è svegliata sotto la neve, proprio nel fine settimana in cui il governatore della metropoli, Yuriko Koike, aveva rivolto ai residenti l’appello a rimanere a casa, come contromisura al diffondersi del nuovo coronavirus.
L’arcivescovo di Tokyo Isao Kikuchi, da parte sua, già nei giorni precedenti aveva annunciato il protrarsi della sospensione delle liturgie eucaristiche fino a data da destinarsi, invitando i fedeli della capitale a non recarsi nelle parrocchie, a seguire via internet la Messa domenicale da lui presieduta ed a rimanere uniti attraverso la preghiera individuale ed in famiglia.
Sollecitando i cattolici giapponesi a rispondere all’invito del Pontefice, la Conferenza episcopale del Giappone aveva scritto il 26 marzo sul suo sito ufficiale: “Vi incoraggiamo a partecipare spiritualmente al momento di preghiera che papa Francesco presiederà dal sagrato della Basilica di San Pietro il 27 marzo alle 18.00”, segnalando il link per il collegamento e riportando la traduzione giapponese del suo messaggio nel quale venivano anche annunciati la benedizione Urbi et Orbi e l’indulgenza plenaria.
Non deve stupire se in Giappone questo tipo di notizie non raggiungono la generalità dei cittadini attraverso i mass media.
Il sistema informativo nipponico, infatti, non si occupa di solito di argomenti religiosi e tanto meno trasmette informazioni sulle attività del Papa,
a meno che non abbiano relazione diretta col Paese, come nel caso della recente visita papale. Ma questa volta la preghiera del Papa non ha avuto la stessa risonanza e non è stata considerata una “notizia” per cui la principale rete televisiva giapponese, nei suoi notiziari, si è limitata ad un breve passaggio di soli 10 secondi con il seguente stringato commentato “Il Papa della Chiesa cattolica Francesco, ha pregato in solitudine in Piazza San Pietro.”
In questo periodo i fedeli della piccola Comunità cattolica giapponese, più che attraverso i comunicati ufficiali, ricevono e si scambiano le notizie tramite il tam tam fatto di email, sms, e telefonate.
“E’ tramite un messaggio di posta elettronica ed una telefonata di mia cognata che mi è arrivata la notizia dei due eventi di marzo che il Papa aveva annunciato – ci spiega la signora Yuria Nakayama – e grazie a queste informazioni, insieme a mio marito Hiroshi, abbiamo potuto parteciparvi in diretta via internet.”
Il 27 alle 18.00, quando in Italia iniziavano a scorrere le prime immagini in rete del Pontefice che camminava sul sagrato della basilica di San Pietro, nella terra del Sol Levante erano già le 2.00 del mattino del 28, e Iroshi Nakayama ci dice
“E’ stato un momento memorabile
e le cose di questa notte che mi sono rimaste impresse sono due: le parole del Vangelo “Perchè avete paura? Non avete ancora fede?”; e l’atmosfera di profonda contemplazione che Papa Francesco ha vissuto e trasmesso. Nonostante la traduzione in inglese, non abbiamo potuto capire perfettamente le parole del Papa, magrazie a questo clima di intenso raccoglimento siamo riusciti comunque ad entrare in questa Liturgia e a sentirci in comunione spirituale con i fedeli di tante altre Nazioni”
conclude il signor Nakayama.
Sua moglie Yuria fa’ notare come per i cattolici giapponesi non siano frequenti, come per gli europei e per gli italiani, queste occasioni di vedere il Papa e aggiunge che per lei è stato un momento forte pregare con lui e uniti ai fedeli di tutto il mondo senza rivalità e a prescindere dalle maggiori o minori situazioni di difficoltà che ogni Nazione sta vivendo.
Yuria ed Hiroshi Nakayama, con i due figli Tayo di 12 anni e Yoshiki di 9, sono una famiglia cattolica da più generazioni, vivono in una città dell’area metropolitana di Tokyo e frequentano una parrocchia di circa 300 fedeli registrati.
“ L’iniziativa del Papa ci ha aiutato molto, – spiega Hiroshi – Grazie a Dio nessuno dei nostri familiari è stato colpito dal nuovo coronavirus, ma la diffusione di
questa infezione che ha colpito contemporaneamente tutto il mondo e che sta facendo soffrire e morire tante persone ci sta interrogando seriamente, come esseri umani e come credenti, e spesso ne parliamo in famiglia anche con i nostri figli.”
Il signor Nakayama è impiegato presso un’ azienda che non applica per la sua mansione il telelavoro e ogni giorno si sposta con il treno al centro di Tokyo dove ha sede il suo ufficio. La moglie Yuria, invece, insegna religione in una scuola elementare protestante e in questo periodo di chiusura delle scuole sta a casa con i figli. ”Non è semplice per loro – dice – ma non lo è neanche per me!” aggiunge sorridendo.
Qualche ora a settimana Tayo e Yoshiki possono andare a scuola perché il Governo giapponese, pensando di venire incontro alle famiglie e all’equilibrio mentale dei bambini, consente fino ad oggi agli istituti scolastici di decidere in autonomia l’apertura degli impianti scolastici per alcune ore durante la settimana, nel rispetto delle linee guide sulla sicurezza e sulla prevenzione del nuovo corona virus indicate dal ministero dell’Istruzione.
La maggior parte del tempo di questo periodo di vacanze forzate, tuttavia si passa a casa, ma Yuria racconta che ci sono piccoli gesti di solidarietà che aiutano soprattutto i suoi figli a rompere la monotonia e la noia che sono sempre in agguato. “Ci è capitato – ci dice – di tenere qui a casa i due bambini piccoli di una famiglia di amici che aveva bisogno di aiuto. Tayo e Yoshiki li hanno accolti e trattati come se fossero stati fratellini minori ed hanno passato qualche ora distraendosi e divertendosi mentre si dedicavano a loro.”
Hiroshi e Yuria sottolineano che questo tempo che li obbliga a stare in casa tutti insieme, si sta rivelando come una opportunità per recuperare e rafforzare la dimensione familiare anche della fede:
“Il sabato e la domenica – spiegano – sono naturalmente i giorni privilegiati durante i quali troviamo momenti per leggere e riflettere insieme sulle letture della Bibbia che ascolteremo nella Messa domenicale che seguiamo in streaming e per pregare insieme la domenica, cercando di aiutare noi stessi e di insegnare ai nostri figli a guardare le vicende della vita alla luce della Fede.”
Massimo Succi