L’India piange le vittime dell’alluvione. Acqua e fango sulle case nel Kerala
Padre Jobin Tholani, dei Carmelitani di Maria Immacolata, originario di Mundakkai, racconta quanto accaduto nella notte di ieri nella regione meridionale del suo Paese. Travolti villaggi, oltre 120 morti finora accertati, migliaia di sfollati, distrutte le piantagioni di tè. "Sull'orlo di una catastrofe"
Piogge torrenziali, non nuove in questa area dell’India sud-occidentale; poi le frane. Villaggi travolti, oltre 120 morti, centinaia tra feriti e dispersi, migliaia di sfollati. Così si presenta oggi la regione di Kerala. “La terra che ha molte storie sopravvissute da raccontare, è sull’orlo di un’altra catastrofe”, racconta al Sir padre Jobin Tholani (nella foto), dei Carmelitani di Maria Immacolata, originario di Mundakkai. Il religioso ha studiato in Italia, ma nel cuore porta la sua gente, la sua terra.
Notizie e sentimenti. “Le lussureggianti e sempre belle piantagioni di tè del villaggio di Meppady, che si trova nella parte nord-orientale del Kerala, sono state scosse da una pesante e multipla frana”, ieri 30 luglio. Dalle parole emergono notizie accanto a sentimenti forti. Le cronache parlano di piogge insistenti, per giorni e giorni, fino allo smottamento dei terreni e a frane che si sono abbattute su diversi abitati. Tragica la situazione del distretto di Wayanad, nello Stato del Kerala. Il numero delle vittime cresce di ora in ora. Gli smottamenti, che hanno toccato diverse cittadine, si sono abbattuti sulle case in piena notte: difficile ogni tentativo di intervento.
“Le operazioni di soccorso – dice padre Tholani – sono ostacolate dal maltempo, dalla presenza di grossi massi caduti sulle strade e dal crollo di uno dei principali ponti del distretto che ha lasciato isolate intere aree”.
Travolte le abitazioni. Un racconto drammatico, sofferto. “Le autorità hanno mobilitato diversi elicotteri e l’esercito indiano è stato chiamato a costruire un ponte temporaneo”. Numerosissime abitazioni e strade sono state sommerse da acqua e fango. Travolte le piantagioni di tè, fonte di lavoro e di vita. L’allarme meteo prosegue, mentre il premier indiano Narendra Modi ha espresso il proprio cordoglio per le vittime e ha assicurato alle autorità locali ogni possibile aiuto: “I miei pensieri vanno a tutti coloro che hanno perso i loro cari e le mie preghiere per i feriti”, ha affermato Modi.
Bilancio non definitivo. Il racconto del carmelitano prosegue. “C’era stata una forte allerta da parte dei funzionari governativi per le piogge insistenti, ma un nubifragio intenso ha provocato una gigantesca frana”.
La frana iniziale si è verificata intorno all’1 di notte, proseguita poi nelle ore successive, “con il risultato di spazzare via le centinaia di case e resort in un’area densamente popolata”.
Il bilancio delle vittime – purtroppo non definitivo – “supera i 120 morti. Un triste bilancio destinato a salire. La gente non ha potuto prendere alcuna difesa perché era notte, il che ha colto tutti alla sprovvista e ha provocato l’alto numero di vittime. Centinaia di persone sono rimaste intrappolate tra le macerie e molte altre sono state spazzate via. Enormi massi sono rotolati giù verso il villaggio e il fango ha causato il crollo di ponti e strade rendendo difficilissima ogni operazione di salvataggio”.
Il limite umano. Il religioso parla “dell’immagine di un uomo che era coperto di fango aggrappato a un enorme masso per sopravvivere all’acqua dell’alluvione: questa stessa immagine è diventata simbolo del limite umano di fronte al disastro naturale. I residenti locali, impotenti, non hanno potuto fare altro che assistere alla lotta dell’uomo e hanno esortato le autorità a soccorrerlo rapidamente”. Le operazioni di salvataggio e la ricerca dei cadaveri sono in corso sotto l’egida dell’esercito indiano.