Israele, la denuncia delle ong: la campagna vaccinale è “illecita e razzista”
Un gruppo di 165 ong palestinesi ha messo sotto i riflettori l’azione che ha consentito al paese di diventare lo stato con il maggior numero di vaccinati al mondo in proporzione alla popolazione. La discriminazione ha colpito sia i palestinesi che vivono in territorio israeliano, sia quelli che abitano a Gaza e Cisgiordania
La campagna vaccinale di Israele è “discriminatoria, illecita e razzista”. A denunciarlo è un gruppo di 165 ong palestinesi, che hanno messo sotto i riflettori l’azione che ha consentito al paese di diventare lo stato con il maggior numero di vaccinati al mondo in proporzione alla popolazione. La discriminazione ha colpito sia i palestinesi che vivono in territorio israeliano, sia quelli che abitano a Gaza e Cisgiordania.
Diritto internazionale violato. Israele continua a favorire, anche attraverso espropri e occupazioni, la crescita di colonie nei territori palestinesi, soprattutto in Cisgiordania, violando così gli accordi di Oslo del 1993. Da un punto di vista legale, inoltre, Israele è uno stato occupante, obbligato dunque a rispettare il diritto umanitario: aver concesso dosi di vaccino solo a una piccola porzione degli operatori sanitari in Cisgiordania, vìola gli obblighi previsti dalla IV Convenzione di Ginevra. Nello specifico, gli articoli 55 e 56 prevedono l’obbligo per l’occupante di assicurare cibo e medicinali.
Nessun diritto alla salute. Oltre alla violazione del diritto umanitario, Israele si è resa responsabile di infrangere anche quello alla salute. Per Human Rights Watch, le autorità non hanno rispettato la convenzione sui diritti economici, sociali e culturali (Icescr) e quella sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (Icerd), sebbene siano state sottoscritte da Israele: sono stati violati il diritto alla salute e altri diritti garantiti da questi documenti. L’Icerd, per esempio, garantisce il “diritto a sanità, cure mediche, previdenza sociale e servizi sociali”, che non possono essere negati per “razza, colore od origine nazionale o etnica”. Secondo il Comitato per i diritti economici e sociali, non riconosciuto però da Israele, i paesi devono agire con misure “volte a prevenire, gestire e controllare la diffusione di malattie epidemiche e infettive”.
Mancate consegne. Israele avrebbe ostacolato anche l’arrivo di vaccini Sputnik V regalati dalla Russia, che servivano a vaccinare 5mila palestinesi. Ora l’Autorità palestinese aspetta altre 50mila dosi dal programma Covax dell’Organizzazione mondiale della sanità: non potendo procurarsi i vaccini da sola, non ha altra alternativa.
L’articolo integrale di Stefania Iacuzzi, Giulia Petrilli e Roberto Renino (Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Master in Diritti umani e gestione dei conflitti), “Vaccini Israele: violato il diritto alla salute dei palestinesi”, può essere letto su Osservatorio Diritti.