Incidenti sul lavoro. Di Giusto: “Servono le giuste competenze per i controlli”
A Firenze sotto il peso di una trave sono morti cinque operai. Ma ogni giorno, secondo i dati diffusi dall’Inail, in Italia perdono la vita quasi tre persone sui luoghi di lavoro che si sommano a quelle che subiscono gravi infortuni o si ammalano. A mancare più che i controlli sulla sicurezza, sono le giuste competenze di coloro che svolgono le valutazioni, secondo il presidente della Commissione dell’Albo nazionale dei tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro
Sono ancora vive negli occhi le immagini del crollo, a Firenze, della trave di un centro commerciale in costruzione. Cinque gli operai morti. Ma ogni giorno, secondo i dati diffusi dall’Inail, in Italia perdono la vita quasi tre persone sui luoghi di lavoro che si sommano a quelle che subiscono gravi infortuni o si ammalano. A mancare più che i controlli sulla sicurezza, sono le giuste competenze di coloro che svolgono le valutazioni, secondo il presidente della Commissione dell’Albo nazionale dei tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, Maurizio Di Giusto. Sebbene il ministero della Salute abbia subito precisato come l’Ispettorato nazionale del lavoro, in virtù di un concorso bandito dal precedente governo, abbia assunto 850 nuove risorse, il problema, come rileva Di Giusto, sono le competenze possedute dagli stessi controllori.
Presidente, maggiori controlli basterebbero a diminuire le tragedie sul lavoro?
In questi casi, di solito, viene data una ricetta magica: aumento dei controlli e inasprimento delle sanzioni. Il problema però è che ci sono circa 2.900 tecnici per la prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro che lavorano nelle Asl per 4 milioni e mezzo di aziende. Il controllo in un’impresa richiede accertamenti approfonditi, competenze scientifiche e tecniche specifiche dei processi esaminati.
La responsabilità degli accertamenti non può prevedere una valutazione basata esclusivamente sulla compilazione di una check list in mano. Quando discutiamo di competenze, lo facciamo con giustificato rigore.
Per esempio, il percorso per diventare tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro prevede un corso di laurea universitario proprio, seguito da una formazione avanzata che approfondisce ulteriormente i temi della prevenzione e della salute pubblica. L’inasprimento delle pene non serve. Dobbiamo invece mirare a una maggiore disciplina. La sanzione dovrebbe essere un deterrente mentre il sopralluogo dovrebbe essere, oltre al momento dell’accertamento, anche un’occasione di formazione e di confronto fra l’organo di controllo e l’impresa.
In una nota avete detto che le ultime politiche “hanno portato ad assumere, presso gli organi deputati alla vigilanza, personale senza alcuna conoscenza certificata della sicurezza”. A chi vi riferite?
All’Ispettorato nazionale del lavoro un anno fa sono entrati per concorso laureati generici senza competenze specifiche, ai quali, dopo la selezione, l’Ispettorato ha impartito un corso di poche settimane.
Questo non può e non deve essere sufficiente.
Quando sono richiesti accertamenti complessi, che richiedono tempo e analisi approfondite, non ci si può accontentare di una semplice verifica della presenza o assenza di documentazione. Si deve invece entrare nel dettaglio dei processi di valutazione e gestione del rischio, analizzare i processi organizzativi, verificare la conformità delle macchine, delle attrezzature, dei dispositivi di protezione individuale e così via. Tali compiti implicano una responsabilità significativa per chi li esegue, verso i soggetti la cui salute deve essere preservata. Di sicuro, in questo modo, sono aumentati i controlli che oggi, sulla base della modifica all’articolo 13 del decreto legislativo 81 del 2008, sono fatti anche dall’Ispettorato del lavoro senza però la garanzia di possedere le stesse competenze che le Asl e i professionisti che in tali servizi operano, già dal 1978 con l’istituzione del Servizio sanitario nazionale, dato che la sicurezza sul lavoro è un problema di salute.
A Firenze c’erano molte ditte in subappalto. Ciò è la normalità nei cantieri?
Il problema non sono tanto i subappalti, quanto la loro estremizzazione o il numero delle imprese che possono essere al contempo presenti. Un problema riguarda la corretta valutazione delle interferenze in un cantiere, che deve essere coordinata dall’impresa principale, quella committente, con le imprese esecutrici. L’organo di vigilanza fa la verifica della gestione delle possibili interferenze, cioè i rischi che ciascuna impresa può provocare su un’altra. Per fare un esempio, un elettricista porta un rischio elettrico in un qualsiasi cantiere.
Ogni impresa porta un rischio aggiuntivo nell’interferire con le altre.
La valutazione delle interferenze viene controllata nei cantieri ma bisogna anche ricordare che un cantiere è dinamico e cambia di giorno in giorno.
Quanti sono i tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro in Italia?
I tecnici della prevenzione, iscritti all’Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche (Tsrm e Pstrp), sono 14mila. Accanto all’igiene e alla sicurezza nei luoghi di lavoro altri colleghi si specializzano nella protezione ambientale nella sanità pubblica e nella sicurezza alimentare. Il 45% è libero professionista o lavora nelle aziende private.
È una professione richiesta: le aziende che assumono i tecnici della prevenzione come liberi professionisti scoprono una risorsa
e capiscono che investire in salute e sicurezza sia un risparmio a medio e lungo termine anche dal punto di vista economico, oltre alla maggiore garanzia di sicurezza e salute dei lavoratori. Se ci fossero più incentivi, anche le piccole imprese capirebbero come investire in sicurezza sia una linea di ricchezza perché un infortunio costa molto all’azienda.
Avete elaborato delle proposte per il miglioramento del sistema salute e sicurezza sul lavoro che presenterete al governo.
A settembre scorso, abbiamo presentato a Rimini, all’interno del terzo Congresso nazionale della Federazione nazionale degli ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, un documento di posizionamento pubblico in cui elenchiamo 11 punti che vogliono essere di partenza. Ci basiamo sul fatto che quando si parla di salute e sicurezza si dovrebbe parlare di sinergia dal punto di vista economico e sociale fra più sistemi. La nostra Costituzione riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto: tra queste condizioni è essenziale la garanzia di salute dei lavoratori.
Anche per questo, la sicurezza sul lavoro è una questione di salute.
Elisabetta Gramolini