In lockdown migliorati i giovani con disturbi somatici

Lo studio: dopo nove settimane di lockdown i pazienti adolescenti con disturbo da sintomo somatico presentano un minor carico di ansia, depressione e sintomi fisici e sono anche andati meno in pronto soccorso, se confrontati con i propri coetanei sani" 

In lockdown migliorati i giovani con disturbi somatici

"Dopo nove settimane di lockdown i pazienti adolescenti con disturbo da sintomo somatico presentano un minor carico di ansia, depressione e sintomi fisici e sono anche andati meno in pronto soccorso, se confrontati con i propri coetanei sani di eta' e sesso". Questa l'evidenza centrale dello studio portato avanti da Laura De Nardi, ricercatrice presso l'IRCCS Materno Infantile Burlo Garofolo in Friuli, che analizza nel suo intervento al congresso straordinario digitale della Società italiana di pediatria (Sip), l'impatto dell'isolamento su una coorte di ragazzi con disturbo da sintomo somatico a confronto con coetanei sani.

Emerge, inoltre, "un migliorato rapporto con i genitori nel periodo pre-lockdown", con percentuali positive: "soltanto il 7% di loro vive questo rapporto come peggiorato, mentre il 21% dei coetanei sani ha risposto che i rapporti con i genitori sono peggiorati". Dunque, se da un lato gli studi in letteratura hanno mostrato che anche nella popolazione pediatrica "si e' visto un'aumentata incidenza di disturbi del sonno, alimentari, ansia da separazione e clima di irrequietezza, nessuno-continua De Nardi- si e' domandato come questa pandemia avesse impattato sugli adolescenti con disturbo da sintomo somatico". La ricerca, allora, si propone di colmare questo gap. Il disturbo da sintomo somatico, continua la ricercatrice, "ha una prevalenza adolescenziale tra il 10 e il 15% nei vari ambiti assistenziali". I ragazzi che si ritrovano a conviverci "hanno un impairment funzionale, hanno sintomi fisici quotidiani: dolori, astenia". Inoltre, il "30% di questi pazienti presenta comorbilita' psichiatriche come disturbo d'ansia o depressione. Spesso una diagnosi di disturbo somatico predice lo sviluppo di una psicopatologia in eta' adulta", statuisce l'esperta.

Secondo la letteratura, poi, per diagnosticare il disturbo "ci vogliono 6 mesi ma- continua- in eta' pediatrica non possiamo aspettare sei mesi per porre un sospetto diagnostico". I bambini e gli adolescenti con disturbo da sintomo somatico "non vanno piu' a scuola, abbandonano lo sport, il calcio e la danza, si isolano e non hanno piu' una vita sociale. Pertanto- aggiunge- e' semplice riuscire a individuarli". Purtroppo, pero', "tante volte anche noi stessi pediatri finiamo per reiterare il disturbo non verbalizzando e non facendo diagnosi precoce". I ragazzi rientrano percio' in quella che viene definita "medicalizzazione incongrua, con giovani che girano tra i diversi ambulatori, sempre sottoposti a nuovi esami, senza quadri clinici che evidenzino bandierine rosse, ma in realta' hanno una condizione che cosi' viene perpetuata. A volte- puntualizza- vengono definiti pazienti con colon irritabile o altri disturbi quali lime cronico o fibromialgia".

Lo studio portato avanti ha raccolto 160 adolescenti, di cui 115 hanno partecipato. I giovani, tra i 13 e i 18 anni, sono stati divisi in due coorti categorizzate come: con disturbo da sintomo somatico "diagnosticato da pediatra e neuropsichiatra secondo i criteri del DSM V", e i controlli, che rappresentavano la coorte sana. Ai giovani e' stato sottoposto un questionario che "ha seguito due scale, la MASC per valutare l'ansia e poi la CDI-1 che misura la depressione". Sembrerebbe dunque che "soprattutto la pressione sociale e l'aspettativa genitoriale", elementi cardine nello scatenarsi di un disturbo da sintomo somatico, "si siano allontanati nel lockdown. Per cui- conclude De Nardi- ci siamo risposti che la chiusura forzata ha dato ai ragazzi con disturbo somatico quello che cercavano".

Tra i limiti dello studio, sottolinea infine, c'e' "il numero ristretto di pazienti di un singolo centro e l'incertezza che una quarantena prolungata, avrebbe potuto dare risultati differenti".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)