In Myanmar è guerra civile. E la repressione militare ha già fatto oltre 530 vittime
Nello Stato Karen i caccia hanno cominciato a sganciare le bombe sui distretti di Mutraw e Kler Lwe Htu. Non ci sono ancora stime sul numero di morti, mentre le prime cifre parlano di più di 10 mila sfollati e 3 mila persone che sono riuscite a entrare nella vicina Thailandia
In Myanmar è guerra civile. Le vittime della repressione militare sono ormai più di 530 e nello Stato Karen i caccia hanno cominciato a sganciare le bombe sui distretti di Mutraw e Kler Lwe Htu. Non ci sono ancora stime sul numero di morti, mentre le prime cifre parlano di più di 10 mila sfollati e 3 mila persone che sono riuscite a entrare nella vicina Thailandia. Nel frattempo, ha dichiarato la Karen Women's Organization, tanti sono andati nella giungla alla ricerca di un riparo, mentre si temono nuove azioni anche contro i campi di sfollati.
Atti disumani. Le notizie in arrivo dallo Stato Karen dipingono una situazione drammatica. “L'uccisione di civili disarmati in tutto il Myanmar è contro le convinzioni della nostra forza rivoluzionaria. Non possiamo accettare atti disumani, non solo nel nostro Stato, ma anche in altre aree”, ha dichiarato Saw Htoo Ka Shaw, un comandante del Karen National Liberation Army (Knla), gruppo armato che chiede uno Stato federale da più di 70 anni. I bombardamenti contro i civili sono cominciati la notte del 27 marzo e un video relativo a quell’azione, diffuso via internet, mostra persone a terra carbonizzate.
Civili sotto attacco. Il Karen Human Rights Group ha fatto sapere che “diverse case e scuole sono state distrutte nei villaggi di Ler Htoo Poe e Kloe Bay Hta”. Con conseguenze tragiche. “Questi bombardamenti aerei - continua il comunicato - sono gli attacchi più significativi degli ultimi vent'anni nel Sud-Est del Myanmar e sono segnali pericolosi di un'escalation di violenza nella regione”. E così al gruppo che difende i diritti umani dell’etnia Karen non resta che fare appello alla comunità internazionale: “Non è possibile restare inattivi mentre la giunta militare commette omicidi contro gli abitanti dei villaggi e attacchi contro obiettivi civili”.
Il commento delle Nazioni Unite. Ad usare toni di grande preoccupazione c’è anche Christine Schraner Burgener, l’inviata speciale dell’Onu in Myanmar. Nel corso di una riunione del Consiglio di Sicurezza del 31 marzo, infatti, ha dichiarato che “un bagno di sangue è imminente”. E non solo. Le Nazioni Unite, ha detto, devono ora valutare “azioni potenzialmente significative che possano invertire il corso degli eventi”. Secondo l’inviata, “la crudeltà dei militari è troppo grave e molti combattenti etnici armati stanno prendendo posizioni chiare di opposizione, aumentando la possibilità di una guerra civile senza precedenti”.
L’articolo integrale di Fabio Polese, “Guerra in Myanmar: l’esercito bombarda i civili nello Stato Karen”, può essere letto su Osservatorio Diritti.