Il vescovo ha incontrato le parrocchie di Romano d'Ezzelino. «Ci ha aiutato a guardare al futuro»
Confronto e scambio su tante questioni: mancanza di sacerdoti, sussistenza delle parrocchie, partecipazione dei laici... «Sollecitati a raccogliere questi “problemi” come delle sfide»
Una settimana di incontri con le parrocchie del comune di Romano d'Ezzelino quella che il vescovo di Padova ha vissuto dal 6 al 14 marzo (ancora fuori dalla "zona rossa"). Un'esperienza che ha richiamato al confronto in prima battuta i membri dei consigli pastorali oltre ai sacerdoti delle parrocchie di San Giacomo, Romano, Sacro Cuore e Fellette.
«In vista del Sinodo – spiega don Cesarino Bordignon, arciprete del Sacro Cuore – c’è bisogno di camminare insieme anche in un ambito diocesano. Il vescovo è stato molto disponibile, non si è sottratto al confronto con i componenti dei consigli parrocchiali che sono stati molto contenti di questa possibilità di ascolto reciproco. Una possibilità che ha aperto a una visione più ampia che ci porterà al Sinodo e che vede la comunità disposta a mettersi in gioco con fraternità, garantendo il proprio impegno».
Le sfide sul tavolo sono impegnative, soprattutto se considerate nella prospettiva del futuro delle singole realtà parrocchiali. «L’incontro di don Claudio con il consiglio pastorale – chiarisce il vicario foraneo, don Moreno Nalesso – è stato il momento più forte e provocante perché impostato in un’ottica di lungo periodo, facendoci guardare avanti di vent’anni nel futuro delle nostre comunità. Immaginarci come saremo, le problematiche che dovremo affrontare...».
In primo luogo c'è da valorizzare il ruolo dei laici nella vita della parrocchia: «Si tratta di riscoprirli sotto un aspetto vocazionale – continua don Nalesso, che è parroco di San Giacomo – non solamente funzionale. Una chiamata che bisogna sentirsi dentro verso la vita cristiana che sarà sempre più in mano alle comunità che al parroco».
«Le tematiche sono state poste tutte sul tavolo – ragiona Giovanni Mercadella, componente del consiglio pastorale di San Giacomo – dalla mancanza di sacerdoti, al problema della sussistenza delle parrocchie fino alla partecipazione laicale alla vita sacramentale. Il fatto che ci sia una figura laicale forte un tempo era abbastanza comune, soprattutto perché in tante comunità non c’erano i parroci».
Un ritorno alle origini a cui in molti sono impreparati, cresciuti all'interno di una comunità che ha come suo centro la figura del sacerdote che tutto vede e tutto coordina. In fondo, come ricordano gli anziani, un tempo per la messa si dovevano compiere dei piccoli viaggi mentre la fede quotidiana era demandata alla famiglia, ai patronati...
Ma qual è stata la reazione dei convenuti alle riflessioni del vescovo? «In una parola? Shock – chiosa don Nalesso – I membri del nostro consiglio si sono sentiti provocati, toccati nel vivo dalla sfida di superare la centralità del parroco. Li ha poi fatti parlare insieme, fra consigli delle varie comunità, e già questo è un passo in avanti. Le nostre parrocchie sono sempre un po’ campanilistiche e non è così scontato presentarsi, conoscersi e confrontarsi. Ho sentito opinioni molto positive di questa opportunità».
«La nota dominante degli incontri è stato un silenzio... sbalordito – conclude Mercadella – Forse i partecipanti si aspettavano dal vescovo un commento su le cose che ciascuno fa, invece è venuto ad annunciare un problema e una sfida per il futuro». Un incontro e un annuncio che non hanno lasciato un'emozione profonda nelle comunità coinvolte, preparate certo dai contatti avuti nelle settimane precedenti con i visitatori diocesani ma ancora capaci di stupirsi ed entusiasmarsi di fronte a ciò che il futuro ha in serbo per loro.