Il "caso Danimarca": così i rifugiati siriani sono finiti in un limbo giuridico

La Danimarca è il primo paese europeo a revocare il permesso di soggiorno ai rifugiati siriani: nel 2019 ha iniziato a considerare l’area di Damasco sicura e sono aumentati i dinieghi. Ma le persone non possono essere rimpatriate e restano senza tutela. Parla Charlotte Slente del Danish Refugee Council: “Un trattamento non dignitoso e un pericoloso precedente”

Il "caso Danimarca": così i rifugiati siriani sono finiti in un limbo giuridico

La Danimarca è il primo paese europeo a revocare il permesso di soggiorno ai rifugiati siriani. Dal 2019, infatti, da quando alcune aree, come la zona di Damasco sono state considerate sicure, nel paese stanno aumentando i dinieghi. Per ora non si parla di rimpatri, le persone vengono però lasciate in un limbo giuridico. Ma come si è arrivati a questa decisione? E quanto questo precedente può incidere sulla scelta degli altri paesi europei. Ne abbiamo parlato con Charlotte Slente, segretaria generale del Danish Refugee Council.

Come si è arrivati alla decisione di revocare il permesso di soggiorno per i siriani?

Nel 2019 il Danish Immigration Service ha rilevato un miglioramento nella situazione di sicurezza a Damasco. Pertanto, il governo ha iniziato a rivalutare una serie di casi riguardanti i rifugiati di Damasco, a cui era stato concesso un permesso di soggiorno temporaneo ai sensi della legge. Il ministro dell'Immigrazione e dell'Integrazione ha, inoltre, chiesto al Danish Immigration Service di accelerare il processo di rivalutazione della protezione per i siriani di Damasco. Da allora, abbiamo assistito a molti casi in cui il Danish Immigration Service e il Refugee Appeals Board hanno deciso di revocare o non estendere i permessi di soggiorno dei siriani. Abbiamo anche assistito a casi in cui sono state respinte nuove domande d'asilo da parte di siriani di Damasco.

Che cosa succede ora, i siriani diniegati rischiano di essere rimpatriati?
Le persone a cui ora è revocato il permesso di soggiorno o viene respinta la domanda in Danimarca sono lasciate in un limbo nei centri, potenzialmente a tempo indeterminato, come modalità per incentivarle a tornare in Siria, nonostante le condizioni di precarietà. Non pensiamo che questo sia un trattamento dignitoso. Troviamo anche difficile capire perché questa decisione venga presa quando non può essere attuata: non è, infatti, possibile per le autorità danesi rimandare indietro i siriani con la forza, perché non ci sono relazioni diplomatiche tra le autorità siriane e danesi. Le persone potrebbero eventualmente tornare una volta che le condizioni di sicurezza in Siria siano realmente tali. Ma fintanto che la situazione in Siria non favorisce i ritorni, pensiamo che sia inutile negare alle persone la vita che stanno cercando di costruire in Danimarca per metterle in una posizione di attesa senza una data di fine, dopo che sono fuggite da un orribile conflitto nella loro patria. La Danimarca dovrebbe lasciare che i rifugiati siriani conservino i loro permessi di soggiorno, a condizione che la situazione in Siria non sia sicura per i rimpatri".

Come organizzazioni state portando avanti delle iniziative per contrastare questa decisione? 
Non siamo d'accordo con la decisione danese di considerare l'area di Damasco, o qualsiasi area in Siria sicura per il rientro dei rifugiati, in conformità con le raccomandazioni dell'Unhcr. L'assenza di combattimenti in alcune zone della Siria non significa che le persone possano tornare in sicurezza. Abbiamo seguito costantemente questa situazione e fornito consulenza legale ai richiedenti asilo siriani e ai rifugiati in Danimarca, inclusa una rappresentanza legale quando possibile e necessaria. Le decisioni del Refugee Appeals Board sono la seconda e ultima istanza nel sistema danese di asilo, ma immaginiamo che alcuni di questi casi prima o poi saranno portati davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo.

Considerate quello della Danimarca un pericoloso precedente che potrebbe essere replicato in altri paesi europei?
Sì, temiamo che la decisione delle autorità danesi crei un pericoloso precedente e invii un segnale preoccupante alla comunità internazionale, se anche un paese ricco e democratico come la Danimarca, noto per il suo forte impegno nei confronti delle norme internazionali sui diritti umani, sceglie di non proteggere alcuni dei le persone più vulnerabili del mondo. Ci auguriamo che le autorità danesi cambino idea, anche alla luce delle recenti linee guida dell'Unhcr, che ancora una volta delinea i pericoli per i rifugiati che tornano e invita tutti gli Stati a non rimpatriare forzatamente i cittadini siriani in nessuna area della Siria. Inoltre, numerosi rapporti sottolineano i rischi di detenzioni arbitrarie e gravi violazioni dei diritti umani della popolazione civile. Ci auguriamo che le autorità danesi cambino idea.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)