Giornata rifugiato, 180 Ong in Grecia, con la zia di Alan Kurdi

Chiedono un'indagine completa sul naufragio al largo della Grecia del 14 giugno scorso, in cui hanno perso la vita presumibilmente 600 persone, e la fine delle violenze ai confini europei

Giornata rifugiato, 180 Ong in Grecia, con la zia di Alan Kurdi

In occasione della Giornata mondiale del rifugiato che si celebra quest'oggi, più di 180 organizzazioni della società civile chiedono un'indagine completa sul naufragio al largo della Grecia del 14 giugno scorso, in cui hanno perso la vita presumibilmente 600 persone, e la fine delle violenze ai confini europei.

L'iniziativa, come riporta una nota congiunta, è partita da Tima Kurdi, la zia di Alan Kurdi, il bimbo curdo-siriano di due anni annegato nel 2015 al largo delle coste turche dopo il rovesciamento del gommone su cui viaggiava col papà, la mamma e il fratellino per raggiungere le coste dell'Europa. La foto del corpicino senza vita disteso sul bagnasciuga creò grande eco sui media.

Nell'appello che Tima Kurdi e le associazioni lanciano alla alla politica si domanda l'apertura di un'indagine completa e indipendente sul naufragio al largo delle coste greche, affinché siano individuati gli eventuali responsabili dell'incidente in cui sono annegate circa 600 persone. Si chiede inoltre giustizia per le vittime e la fine delle sistematiche pratiche di respingimento alle frontiere europee che violano il diritto internazionale.

"La politica migratoria europea deve cambiare ora" ha dichiarato la zia del piccolo Alan. "Doveva cambiare già molto tempo fa- continua la donna- e deve fornire modi sicuri per fuggire. Costruire muri non è una soluzione. Trattenere le navi di soccorso per salvare vite umane non è una soluzione. Accusare le persone di essere trafficanti non è una soluzione. Le persone soffrono e troveranno sempre un modo per fuggire. Voi avete il potere di decidere se devono intraprendere rotte pericolose, perché non gli resta altra strada da percorrere. Agite di conseguenza!".

Nella nota Giulia Messmer, portavoce di Sea-Watch, dichiara: "Il Mediterraneo è sia una fossa comune che una scena del crimine. Le circostanze del naufragio al largo della Grecia devono essere indagate a fondo e i responsabili devono essere portati davanti alla giustizia". (DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)