Emergenza clima: siccità e malnutrizione mettono in ginocchio l’Etiopia

Allarme di Cesvi: “Nel Paese 21 milioni di persone necessitano di aiuto umanitario. Emergenza record, interrompere spirale crisi”

Emergenza clima: siccità e malnutrizione mettono in ginocchio l’Etiopia

“In Etiopia è in corso una delle peggiori siccità degli ultimi 40 anni. Cinque stagioni consecutive di pioggia saltate stanno portando il Paese in uno stato di emergenza umanitaria drammatico, che sta colpendo l’intero Corno D’Africa”: l'allarme arriva dalla Fondazione Cesvi, presente in Etiopia dal 2021 con progetti per rafforzare la resilienza della popolazione agli shock di tipo naturale e migratorio interno e per contrastare la siccità. “Da un lato un periodo da record in stato di siccità, dall’altro le recenti devastanti alluvioni che hanno colpito almeno 36 milioni di persone in Etiopia, Kenya, Somalia. Un 'paradosso climatico', considerando che l’intero continente africano contribuisce per appena il 4% alle emissioni di gas serra globali, che alimentano l’emergenza”, continua la fondazione.

La crisi in Europa

La crisi climatica non risparmia nessuno, nemmeno l’Europa, con milioni di persone colpite da eventi estremi. Nel 2023 le temperature sono state sopra la media per 11 mesi, con livelli record a settembre, caratterizzato da un boom di giornate di caldo estremo, aumentando la mortalità legata al calore del 20% rispetto a 20 anni prima. In parallelo, le piogge sono aumentate del 7%, facendo salire il livello dei fiumi in modo allarmante o facendoli esondare, come in Emilia-Romagna, dove Cesvi è intervenuta in risposta agli allagamenti del maggio 2023, costati la vita a 16 persone e causando più di 23 mila sfollati. L’Italia sperimenta però anche la siccità, come in Sicilia, dove sono stati dichiarati lo stato d’emergenza e il razionamento dell’acqua.

Nell’area allargata del Corno d'Africa (GHoA) l’aumento dei disastri legati al cambiamento climatico, unito a povertà, instabilità e conflitti, oltre a causare un numero imprecisato di morti e centinaia di migliaia di sfollati, ha fatto sì che nella regione si concentri ormai il 22% dei bisogni umanitari del mondo. Sono quasi 50 milioni le persone in condizioni d’insicurezza alimentare acuta (IPC3+), fra cui almeno 10,8 milioni di bambini sotto i 5 anni d’età, numero destinato ad aumentare ancora. Secondo l’Indice globale della fame (GHI) 2023, diffuso da Cesvi, in Somalia la situazione è estremamente allarmante, mentre in Etiopia e Kenya è grave. In questo contesto aumenta il rischio di epidemie, soprattutto nelle zone inondate dove l’acqua potabile non solo scarseggia, ma viene contaminata.

Inoltre, la drammatica situazione ha fatto salire a 23milioni i rifugiati e gli sfollati interni nel Corno d’Africa e Regione dei grandi laghi, con i numeri più alti proprio in Etiopia, Uganda, Sudan e Somalia. “Il cambiamento climatico colpisce i popoli più vulnerabili e che meno hanno contribuito ad accelerare la crisi e, insieme ad altri fattori destabilizzanti come la competizione per le risorse e i conflitti, aumenta la fragilità sociale ed economica e costringe milioni di persone ad abbandonare le loro terre e le loro case” - ha detto Roberto Vignola, vicedirettore generale di Cesvi - Noi interveniamo in Etiopia per dare alle comunità mezzi e conoscenze con cui prepararsi e resistere a questi shock climatici sempre più frequenti e massicci, per interrompere anche la spirale di fame e malnutrizione”.

La crisi in Etiopia

In Etiopia oltre 21milioni di persone necessitano di aiuti, fra cui quasi 16 milioni per insicurezza alimentare, e l’Onu stima che 2,4 milioni di bambini sotto i 5 anni e 1,3 milioni di donne incinte o in allattamento abbiano bisogno di trattamenti contro la malnutrizione acuta. In un paese dove il 91% della popolazione vive in aree rurali e il mezzo di sostentamento più diffuso è la pastorizia, dal 2021 la siccità più grave della storia recente ha portato cinque stagioni delle piogge consecutive pressoché prive di precipitazioni. Centinaia di migliaia di persone sono sfollate e la ripresa richiederà tra i 5 e gli 8 anni per chi ha perso tutto, come le comunità agro-pastorali. Nell'area di Borena, nell’Oromia, tra le più colpite dalla mancanza d’acqua, Cesvi è attiva dal 2021. Le comunità di pastori dell’area negli ultimi anni hanno visto stravolgere la propria vita: l’80% dei capi di bestiame, che prima davano cibo e sostentamento alla popolazione, oggi è scomparso a causa dell’assenza quasi totale dell’acqua, alla cui ricerca e raccolta è oggi orientata l’esistenza degli abitanti.

“Le comunità qui vivono di pastorizia, per loro è molto di più di una risorsa economica, è la loro identità, il loro passato, il loro futuro. Sono abilissime a vivere in condizioni di aridità, ma oggi non c’è più acqua da nessuna parte, negli stagni, nei pozzi profondi. I nostri beneficiari oggi non hanno più nulla, la loro dignità è stata affossata”, dichiara Marcello Malavasi, Head of Mission di Cesvi in Etiopia.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)