Elezioni in Kazakistan: ecco qual è la situazione oggi
Precedute da un’ondata di arresti e repressione, si sono concluse con la prevista vittoria schiacciante del partito Nur Otan, che ha conquistato circa il 72% dei deputati alla Camera bassa. "Ormai gli attivisti devono cambiare casa ogni notte, pronti a essere arrestati e accusati di estremismo"
Quelle dello scorso 10 gennaio in Kazakistan sanno di elezioni farsa: precedute da un’ondata di arresti e repressione, si sono concluse con la prevista vittoria schiacciante del partito Nur Otan, che ha conquistato circa il 72% dei deputati alla Camera bassa. Numeri che sugellano il potere del presidente Kassym-Jomart Tokayev e la continuità con il suo predecessore, il potente Nursultan Ábishuly Nazarbayev. In un documento diffuso a fine novembre da Open Dialogue Foundation e Federazione Italiana Diritti Umani (Fidu) e associazioni locali, del resto, la situazione appariva già irrimediabilmente compromessa: la pubblicazione conteneva già allora centinaia di nomi di attivisti contrari alla maggioranza al potere incarcerati tra febbraio e novembre 2020. “Ormai gli attivisti devono cambiare casa ogni notte, pronti a essere arrestati ed essere accusati di estremismo. La legge kazaka utilizza questo reato per tenere in carcere senza motivo e per diverse settimane tutte le persone che manifestano contro il regime”, dice a Osservatorio Diritti Eleonora Mongelli, vice presidente della Fidu.
L’analisi. Lo scorso 25 settembre, giorno di proteste per chiedere la liberazione di prigionieri politici, il documento rivela che sono state arrestate più di 160 persone ed è stato torturato in prigione l’attivista Asylzhan Asabayev. “Non possono esserci elezioni libere in Kazakistan. Il presidente e il suo clan controllano tutti i processi decisionali e anche i mezzi di informazione. Possono falsificare i risultati delle elezioni e ottenere i risultati desiderati”, ricostruisce Daniyar Khassenov, che ha dovuto lasciare il Paese dopo essere stato imprigionato ed aver subito minacce.
Gli schieramenti. Già prima delle elezioni il Partito socialdemocratico nazionale aveva alzato bandiera bianca, facendo un passo indietro a causa delle pressioni governative. “Essendo troppo difficile presentare un partito d'opposizione, i dissidenti avevano iniziato a pubblicizzare il voto per il Nsdp per indebolire il partito dell’ex premier Nazarbayev, il Nur Otan party. Per questo sono iniziate le minacce agli esponenti del partito socialdemocratico che, alla fine, hanno deciso di ritirarsi”, dice ancora Daniyar.
La protesta va online. La risposta della società civile a questa situazione, vista la dura repressione, si è spostata sui social media. In particolare, gli attivisti hanno utilizzato Telegram, dove i sostenitori al Democratic Choice of Kazakhstan e il Koshe Partiyasy registravano già sui 270 mila membri. Daniyar ha detto a Osservatorio Diritti che hanno deciso di «utilizzare i social come strumenti di informazione di massa. Telegram è sicuro, non può essere chiuso perché sarebbe troppo costoso per il regime. Quando scoprono i nostri indirizzi cambiamo nome e ricominciamo”.
L’articolo integrale di Laura Fazzini, "Kazakistan: elezioni farsa premiano il presidente Toqaev e il potente Nazarbaev", può essere letto su Osservatorio Diritti.