Elena: “Soffrivo di emicrania e depressione, ma era per via dell’Adhd”

Elena non sapeva di avere un disturbo, è stato il suo compagno a sospettare che qualcosa non andava. “Giungere in età adulta senza una diagnosi è stato come cercare di navigare in un mare in tempesta su una barca a remi”

Elena: “Soffrivo di emicrania e depressione, ma era per via dell’Adhd”

“Giungere in età adulta senza una diagnosi è stato come cercare di navigare in un mare in tempesta su una barca a remi, trovando di tanto in tanto, quando le acque erano occasionalmente calme e limpide, delle bottiglie che portavano al loro interno un unico e assordante messaggio: ha le capacità, ma non si impegna”. Elena (nome di fantasia) nella vita ha sofferto a lungo di emicrania, è stata in cura per anni per cercare di lenire il mal di testa, è stata trattata per depressione ed è andata incontro a tanti fallimenti terapeutici. “Fino a quando con la convivenza il mio compagno comincia a vedere in maniera diversa il mio essere disordinata, le dimenticanze, le distrazioni e mi fa notare che quando non avevo il mal di testa ero iperattiva – racconta –. Pensando all'iperattività, che era sempre stata una caratteristica cardine del mio essere, comincio a cercare in Internet, dove trovo il sito di Aifa Aps e contatto la referente della mia zona che mi indica il percorso per la valutazione. Ho ripreso in mano la mia vita e il mio percorso universitario e ricordo con sorpresa di quando mi sono resa conto di come il trattamento farmacologico per l'Adhd mi avesse permesso di ridurre la frequenza delle emicranie, che erano in parte causate da un sonno sregolato”.

Il traguardo della diagnosi

Ottenere una diagnosi per Elena segna un punto di svolta, un traguardo si potrebbe dire: “Arrivare alla diagnosi mi ha consentito di rivedere la mia vita sotto una luce diversa, di dare un senso a determinati vissuti e qualche risposta ai perché accumulati – riflette –. Capire il mio funzionamento, mi ha offerto anche l'occasione di responsabilizzarmi nei confronti di me stessa, di scoprire lati di me e risorse che non sapevo di avere, di agire e ricostruire pian piano il mio essere, avendo finalmente una voce in capitolo attiva sulle mie scelte”. Oltre al rapporto con se stessa, la diagnosi facilita anche la relazione con gli altri. “Ha consentito alle persone che mi circondano di comprendere meglio le mie caratteristiche e di dare una dimensione più dignitosa alle mie difficoltà e ai miei bisogni ed infine, cosa assolutamente non da poco, a rispettarli quando necessario”. Infatti, grazie alle persone incontrate attraverso l’associazione e ai professionisti che l’aiutato in questo percorso, Elena impara qualcosa di sé che prima non conosceva: “Ho scoperto che anche se non sono la persona che dovrei essere – conclude – quello che è davvero importante è che posso imparare a volere un po' più bene alla persona che sono in questo momento, aiutandola a trovare il suo personale posto in quest'esistenza, senza aspettare che il mondo le dia il permesso”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)