È la globalizzazione, bellezza. La carenza di prodotti elettronici in tutto il mondo dipende da un'isoletta nel mar della Cina
I microchip più sofisticati arrivano praticamente tutti da un’isola di fronte alla Cina, cioè Taiwan.
Vi sarà forse capitato, di recente, di recarvi in un negozio di elettronica e scoprire una certa carenza di personal computer, di consolle per videogiochi, addirittura di televisori. Vabbè, sarà stata la forte richiesta dettata da questa pandemia e dalle esigenze che ha provocato…
No, la carenza è dovuta dalla mancanza di prodotti in vendita. E questa situazione si è creata per la difficoltà delle aziende produttrici di approvvigionarsi di microchip. Questi semi-conduttori sono ormai vitali come l’elettricità; senza, quasi nulla funziona, dal telefono cellulare all’automobile fino agli apparecchi elettromedicali. E adesso il problema si sta riversando proprio sul mondo dell’auto: si stima che ci potrà essere un calo di produzione di oltre un milione di unità, con le non felici conseguenze su stabilimenti e lavoratori.
Tutto ciò nasce dal fatto che i microchip più sofisticati arrivano praticamente tutti da un’isola di fronte alla Cina, cioè Taiwan. Qui, per problemi vari – non ultima un’incredibile siccità che ha tagliato i rifornimenti idrici alle fabbriche – la produzione ha subìto dei contraccolpi, facendo tra l’altro aumentare i prezzi.
Non è una situazione rimediabile, sicuramente non a breve: impiantare una fonderia di microchip di quel tipo è cosa lunga, costosa e occorre avere il know how. Non ci sono riusciti nemmeno i cinesi, che dal 1949 cercano di cancellare Taiwan dalla faccia della Terra.
Un’altra evidenza della interconnessione planetaria emerge attorno alle due ruote: quelle elettrificate con batteria, che adesso vanno per la maggiore. C’è una fortissima richiesta di bici elettriche, ma manca il prodotto perché anzitutto mancano le batterie: la maggior parte è fabbricata in Cina, che per varie ragioni non riesce a soddisfare la crescente fame di batterie del mondo.
Tutto ciò ci fa capire alcune cose: anzitutto, che il mondo è strettamente e sempre più interconnesso. La chiamano globalizzazione. Poi, che alcune fette di mondo si stanno specializzando, con i pro (abbattimento prezzi) e i contro (rischi nelle forniture) che le concentrazioni produttive creano ormai a livello globale.
Infine, la lezione più importante: che rinchiudersi dietro a barriere e muri è dannoso soprattutto, anzi solo per chi lo fa. Dopo pochi giorni si vedrebbe costretto ad abbatterli, se vuole continuare a vivere. L’autarchia poteva andare bene nelle civiltà contadine; oggi è solo un suicidio sociale.