Curarsi di chi si prende cura. Il weekend condiviso di 40 operatori Caritas ai santuari antoniani il 5 e 6 ottobre
Curarsi di chi si prende cura. È uno degli obiettivi di Caritas Padova che nella due-giorni di Camposampiero ha presentato il vademecum di Caritas italiana per i centri d'ascolto. È fondamentale fare comunità tra di noi e fornire a chi svolge un ruolo di responsabilità nel centro d'ascolto gli strumenti necessari.
Il 5 e il 6 ottobre, nei santuari antoniani di Camposampiero, una quarantina di coordinatrici e coordinatori dei centri d’ascolto vicariali Caritas si sono dati appuntamento per una due-giorni di formazione e riflessione. Da tempo, infatti, i riflettori di Caritas sono accesi sui centri d’ascolto: di recente anche Caritas italiana ha pubblicato un vademecum sull’argomento, considerato cruciale. E prosegue anche l’attenzione da parte di Caritas Padova “sulla cura verso chi si prende cura”.
«Il nostro scopo – spiega Daniela Crivellaro di Caritas Padova – è che le persone con un ruolo possano maturare un percorso e padroneggiare degli strumenti per sostenere un incarico così faticoso come quello di responsabilità chiave dentro un centro d’ascolto, ma anche per poter concedere loro un momento di respiro per stare insieme. Fare comunità, anche tra di noi, è fondamentale». Il fil rouge è l'ascolto: ascolto di sé stessi, ascolto degli altri, ascolto di Dio.
«A Camposampiero – racconta Giuseppina Corbini, coordinatrice di un centro d’ascolto vicariale Caritas – abbiamo vissuto due giorni costruiti su misura per noi. Il sabato mattina abbiamo fatto un gioco sulla gestione delle emozioni nel gestire un gruppo Caritas. Nel pomeriggio, invece, Luigi Gui ci ha parlato della figura del coordinatore e delle sue attività, le sue fatiche e le sue gioie. Domenica, infine, il direttore di Caritas Padova don Luca Facco ci ha fatto capire come leggere la Bibbia per splendere nella nostra vita».
Accanto a tutto ciò, resta preziosa la possibilità per persone diverse, che operano in territori diversi, di incontrarsi e confrontarsi in virtù dello stesso ruolo e dello stesso delicato compito che svolgono: «Mi ha dato forza poter attingere dagli altri. In fondo, il nostro obiettivo è quello di metterci vicino agli altri sentendoci Chiesa, una Chiesa in uscita, verso il prossimo, che non si basa sugli sforzi individuali ma sull’unione tra le persone, con riferimento costante al Vangelo e al messaggio di Cristo». Per Giuseppina Corbini il weekend ha anche permesso di confermare alcune intuizioni: «È importante che ogni coordinatore sappia valorizzare il carisma di tutti, confermando allo stesso tempo chi lavora nel suo impegno».