Covid-19 e cattiva gestione sanitaria, la situazione precipita a Manaus
La seconda ondata della pandemia sta colpendo più della prima la capitale dello stato di Amazonas, in Brasile: una situazione ormai fuori controllo, aggravata sia dalla geografia dell’area (si può arrivare solo in barca o in aereo), sia dal colpevole disinteresse del governo di Brasilia e dagli errori di quello locale
La nuova variante del coronavirus, scoperta il 6 gennaio, è stata l’ultimo duro colpo, ma la situazione sanitaria precipita ormai da tempo a Manaus, la capitale dello stato di Amazonas, in Brasile. Una crisi ormai fuori controllo, tanto che il governo italiano ha annunciato l’interruzione di tutti i voli dallo Stato sudamericano almeno fino al 15 febbraio. A Manaus la seconda ondata sta colpendo più della prima, che pure viene ricordata per le immagini disperate delle fosse comuni dello scorso aprile. Da ottobre i dati epidemiologici hanno ripreso a peggiorare e a metà gennaio ossigeno e posti letto in ospedale erano finiti. Una situazione aggravata sia dalla geografia dell’area (si può arrivare a Manaus solo in barca o in aereo), sia dal colpevole disinteresse del governo di Brasilia e dagli errori di quello locale.
L’illusione. Glaucia Maria de Araújo Ribeiro, docente di Diritto amministrativo all’Università dello Stato di Amazzonia, spiega a Osservatorio Diritti che “molte persone, durante la prima ondata, sono morte in casa, senza neanche andare in ospedale né curarsi in altro modo”, ma in seguito sembrava che tutto fosse ormai risolto. “Tanti hanno smesso di portare la mascherina, con l’illusione di aver raggiunto ormai l’immunità di gregge”. Una convinzione basata su due studi che stimavano che a Manaus una quota compresa tra i tre quarti e i due terzi della popolazione avesse già avuto il Covid-19.
La (mancata) reazione. Di fronte al rapido peggioramento della situazione, il 26 dicembre Wilson Lima, governatore di Amazonas, aveva annunciato restrizioni severe. “Queste misure sono state fortemente criticate, in particolare dai commercianti e da deputati e senatori bolsonaristi: già la mattina del 27 erano state annullate”, sottolinea Davide Tuniz, educatore e giornalista italiano che vive a Manaus. A quel punto le cose non hanno potuto che andare sempre peggio, fino ad arrivare al 14 gennaio, quando tutte le possibilità di ventilazione per gli ammalati sono esaurite.
I soccorsi. “La gara di solidarietà è iniziata subito, con il contributo decisivo di personaggi dello sport e dello spettacolo”, dice ancora Tuniz a Osservatorio Diritti. “Il Venezuela, l’unico paese da cui è possibile arrivare a Manaus via terra, ha inviato 136.000 metri cubi di ossigeno e il governo federale brasiliano ha mandato delle scorte attraverso l’aeronautica militare. La situazione non è però risolta: c’è l’ossigeno sufficiente alle necessità quotidiane, ma mancano le scorte e continua anche l’emergenza dei posti letto, con oltre il 90% dei posti in terapia intensiva occupati”. E così alla fine, il 25 gennaio, è stato finalmente dichiarato un lockdown molto restrittivo.
L’articolo integrale di Matteo Finco (da Porto Alegre, Brasile), "Covid Brasile: nuova variante e gestione Bolsonaro soffocano Manaus", può essere letto su Osservatorio Diritti.