Cooperative sociali. In cassa integrazione con il 60 per cento

Il settore della cooperazione sociale è stato penalizzato dalla chiusura senza strumenti adeguati.

Cooperative sociali. In cassa integrazione con il 60 per cento

Le cooperative sociali scaldano i motori in vista dell’agognata ripartenza, ma prima di riaprire uffici e attività hanno già avanzato nelle scorse settimane al governo alcune proposte, molte a costo zero, per favorire la ripresa. «Le cooperative sociali – spiega Giuseppe Battistello, direttore di Confcooperative Padova – sono quelle che hanno subito di più il blocco, con una cassa integrazione media del 60 per cento».

Nell’appello rivolto al governo, il mondo della cooperazione sociale prova a formalizzare alcune proposte concrete come la proroga dei contratti e delle concessioni in essere oltre alla co-progettazione e moratoria degli appalti, per mettere in sicurezza filiere gravemente penalizzate dallo stop e che ora rischiano d’essere tagliate fuori da una generale corsa al ribasso. Indispensabile anche la tutela dei lavoratori e delle persone svantaggiate, così come un adeguato sostegno finanziario e una serie di riserve su appalti e contratti per tutelare la filiera cooperativa. «Bisogna riaprire al più presto – continua Battistello – perché se la cassa integrazione ha salvaguardato i lavoratori, tutte le spese vive di questi mesi andranno a finire nel conto economico delle cooperative che finora hanno galleggiato».

Anche nel settore agricolo la situazione è assai complicata. «Gli agricoltori – spiega ancora il direttore padovano di Confcooperative – stanno arando i campi pieni di radicchio e ortaggi perché la raccolta non è economicamente sostenibile. Anche gli asparagi, con un prezzo passato da 7 euro a 3 euro in un anno, vengono lasciati a marcire: è venuto meno l’apporto dato dalla ristorazione chiusa per la quarantena e il consumo privato non è in grado di compensare la produzione». Di fronte a un calo della domanda di beni e servizi, l’unica speranza per salvare imprese sociali e filiere produttive sarà dunque organizzare anche finanziariamente la Fase 2.

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