Chi deve decidere in famiglia? La domanda

“Non c’è vento favorevole per il "marinaio che non sa dove andare”. Forse la frase più conosciuta di Seneca che ho scritto all’inizio di questo pezzo per orientarci subito al punto in questione: la nostra capacità di prendere decisioni, per noi e per i nostri bambini.

Chi deve decidere in famiglia? La domanda

Questa frase mi ritorna in mente spesso in questo periodo di vacanza, quando sento molti genitori dire che hanno saltato qualche appuntamento fissato perché il loro bambino altrimenti “metteva il muso” o “poi fa i capricci”. E la domanda che mi risuona in mente è sempre la stessa: “ma chi deve decidere?”. Il tema delle decisioni in famiglia è un tema spinoso perché incontra diversi punti di vista, almeno uno per ogni componente; c’è chi si ribella, chi vuole fare altro, chi non decide, chi si fa trascinare, chi punta i piedi, chi è entusiasta, ecc. il punto di partenza di ogni decisione è il senso, il perché della decisione. Cosa mi aspetto da questa decisione? Credo che ogni genitore, educatore, adulto sia chiamato a farsi questa domanda nel momento in cui deve fare una scelta, semplice o complessa che sia. Provo a entrare in profondità facendo un esempio concreto, veramente accaduto in questi giorni. Le mamme di quattro famiglie si danno appuntamento per un pomeriggio di giochi al mare con i propri figli appartenenti tutti alla stessa classe. Il giorno prima una delle mamme scrive che la figlia non può più andare al mare a causa di un problema di salute. Questo scatena i pianti e i capricci dell’amichetta, figlia della seconda delle mamme, che non vuole più andare neanche lei. Così quest’ultima scrive alla terza mamma dicendo che non sa che fare perché la figlia non vuole più andare; anche se desiderosa di portarla, la decisione segue i sentimenti della figlia. Avvisata il giorno stesso, la quarta mamma, che aveva fatto la proposta, risentita taglia la conversazione in modo brusco e repentino. L’episodio è forse banale ma capitato chissà quante volte nelle nostre famiglie: che cosa ci insegna? Come detto prima, la domanda iniziale è perché si era presa questa decisione, perché anche la mamma che ha lasciato il gruppo senza un motivo valido, se non i capricci della figlia, aveva accettato l’invito? Cosa cercava attraverso quest’esperienza? Credo che la decisione iniziale sottendesse il desiderio di incontrarsi, stare assieme un pomeriggio, deliziarsi al mare in compagnia, rilassarsi, chiacchierare, divertirsi. Ecco se lo scopo era questo certo non l’ha soddisfatto, ma a causa di cosa? Di una decisione presa da chi non aveva la possibilità di decidere, la figlia, che aveva un altro scopo: stare con l’amichetta. Il conflitto tra il desiderio della madre e della figlia è collimato con l’annullamento della decisione iniziale della madre a vantaggio del ristretto obiettivo della figlia anche se per lei importante. Così hanno perso molto di più di quello che volevano. Hanno perso la possibilità di fare un’esperienza diversa da come se l’erano prospettata. Hanno perso l’occasione di stare con persone diverse rispetto a quelle della normale cerchia. La figlia ha perso l’opportunità di mettersi alla prova senza la spalla solida della sua amichetta imparando che basta pretendere e si ottiene una vittoria facile (che in realtà è una sconfitta ignorata).

Matteo Pasqual
Educatore, Pedagogista, Filosofo Clinico e Formatore Sociale

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