Bielorussia. “Io, tornato da Minsk, ho visto un popolo spaccato”

Marco Frigio è rientrato dalla Bielorussia il 26 agosto dopo aver assistito alle proteste e alle violenze che stanno scuotendo il paese. “La politica è diventata un tema caldissimo: entrambe le parti stanno strumentalizzando gli eventi e stanno distorcendo la verità, diffondendo fake news. E a rimetterci, come sempre, è la popolazione”

Bielorussia. “Io, tornato da Minsk, ho visto un popolo spaccato”

“Il popolo bielorusso è spaccato a metà tra chi è fedele al presidente Lukashenko e chi supporta l’opposizione. Ma entrambe le parti stanno strumentalizzando gli eventi e stanno distorcendo la verità, diffondendo fake news. E a rimetterci, come sempre, sono i cittadini”. È irritato Marco Frigio, bergamasco di 27 anni, rientrato da Minsk ieri, 26 agosto, dopo essere stato un mese in Bielorussia per trascorrere l’estate con la sua fidanzata Viktoria. Ha assistito così alle grandi proteste e alle violenze che stanno scuotendo il paese dopo le elezioni presidenziali del 9 agosto, in cui il presidente Alexander Lukashenko, al potere dal 1994, è stato dichiarato vincitore con l’80 per cento dei voti. Subito c’è stato il sospetto di brogli: i manifestanti allora hanno invaso strade e piazze, chiedendo che la candidata dell'opposizione, Svetlana Tikhanovskaya, venisse riconosciuta come vincitrice.

“Io sono arrivato a Minsk il 30 luglio e già c’era fermento – racconta Marco –. I bielorussi non si sono mai interessati tanto di politica, mentre quest’anno hanno iniziato a partecipare molto di più. In particolare, il sito tut.by ha iniziato a fare controinformazione, è stato sempre più letto ed è diventato un punto di riferimento per l’opposizione al regime. Appena atterrato, ho notato che ovunque c’erano manifesti delle elezioni e che quello era un tema caldissimo: già c’erano stati arresti di alcuni leader dell’opposizione, che stavano diventando scomodi per il presidente”.

La Bielorussia è un paese di quasi 10 milioni di abitanti situato nell’Europa dell’est, incastrato tra la Polonia e la Russia. Marco ci è andato per la prima volta nel 2014, e da allora ci è tornato tutti gli anni: è un volontario dell’associazione Ulipka, che nel paese organizza attività educative e ludiche per bambini orfani e in situazioni di disagio sociale. Poi, due anni fa, si è fidanzato con Viktoria, originaria di Minsk, che fa l’interprete per l’associazione. “Il giorno delle elezioni l’ho accompagnata a votare – spiega Marco –. La sensazione al seggio era che stesse vincendo l’opposizione: c’erano gruppi di giovani riuniti fuori che controllavano che le votazioni si svolgessero in modo regolare. Quando poi sono usciti i risultati, con Lukashenko all’80 per cento, subito è stato chiaro a tutti c’erano stati brogli. Questo ha fatto scoppiare le proteste”. 

Durante i primi giorni di manifestazioni, circa 7 mila persone sono state arrestate e ci sono stati due morti: Alexander Viktor, di 25 anni, che aveva problemi cardiaci ed è stato chiuso in un furgone della polizia per ore, nonostante le sue condizioni stessero peggiorando; e poi un uomo rimasto ucciso nella manifestazione del 10 agosto, secondo la polizia perché gli era esploso un ordigno in mano, secondo l’opposizione per mano delle forze dell’ordine. “Noi abitavamo proprio di fronte a dove è morta questa persona – racconta Marco –. Nei giorni successivi, la gente veniva sempre a portare corone di fiori”. 

Da casa, di notte Marco e Viktoria sentivano i rumori degli spari, delle granate e dei fuochi d’artificio, mentre di giorno le macchine suonavano in continuazione i clacson in simbolo di protesta. Ma i due si sono trovati anche in mezzo alle manifestazioni: “Durante il giorno non era pericoloso, gli scontri avvenivano con il buio – afferma Marco –. Ovunque si vedevano gruppi con le bandiere bianco-rosse, simbolo dell’opposizione: spesso i manifestanti erano ubriachi, ma per fortuna non hanno danneggiato le macchine o le vetrine. Ho anche assistito a un arresto: un ragazzo aveva bevuto e l’hanno portato via. C’era anche un’altra ragazza che riprendeva con il cellulare, gli agenti le hanno detto di smettere, ma alla fine non le hanno fatto niente”.

Per i primi due giorni internet è stato disattivato. “Lo hanno fatto per evitare che le persone continuassero a informarsi sul sito tut.by – spiega Marco –. Quando poi la connessione è ripartita, immediatamente ho notato molte fake news, da un lato e dall’altro. Su YouTube c’erano un sacco di pubblicità dell’opposizione: la mia impressione è che ci sia stato un grosso investimento, con qualcuno che ha supportato la campagna, magari dall’estero, perché veramente questa pubblicità erano un continuo. La cosa che più mi ha amareggiato è stato vedere il popolo fortemente diviso: ogni volta che andavamo a visitare amici o parenti si finiva per parlare di politica e per litigare. Questo è stato molto triste”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)