Ales-Terralba, la Caritas sarda che pensa a bambini e ragazzi

In un territorio a forte rischio di dispersione scolastica e povertà educativa, viaggio fra le attività che la Caritas locale mette in campo per ascoltare i ragazzi, aiutare le famiglie e migliorare per l’oggi e per il domani il tessuto sociale e il senso di comunità 

Ales-Terralba, la Caritas sarda che pensa a bambini e ragazzi

Ci sono posti dove lo sguardo verso i ragazzi e i giovani non è episodico né superficiale, dove pur nel mezzo di quell’infinità di problematiche che l’adolescenza e la gioventù oggi si portano dietro, e anzi a maggior ragione per vie di queste, si è presa la decisione radicale di ascoltare, condividere, aiutare. Si è deciso di battersi e impegnarsi, di andare controvento, di cercare ragazzi e ragazze, di accompagnarli, di prenderli sul serio. Uno di questi posti si trova nel sud Sardegna, in quell’ampio spicchio di Campidano che sorge fra Oristano e Cagliari: a dargli corpo sono gli operatori e i volontari della Caritas diocesana di Ales-Terralba, una delle dieci diocesi dell’isola. Visitiamo i locali della sede centrale di San Gavino Monreale in occasione del quarto appuntamento del ciclo di seminari “Raccontare il territorio”, organizzato dall'Ordine dei giornalisti della Sardegna, dalla Caritas regionale e da Redattore Sociale: un viaggio a tappe in diverse diocesi della Sardegna per approfondire alcuni fenomeni sociali che interessano queste zone e che, dopo il primo appuntamento di Tempio Pausania sulla sanità, il secondo di Oristano sul tema degli anziani e della “silver economy”, e il terzo a Ozieri per riflettere sulla disabilità, ci dà appuntamento in questa cittadina di poco più di 8 mila abitanti per affrontare il tema dell’educazione e del contrasto alla povertà educativa.

In questa diocesi, che si estende per circa 1500 chilometri quadrati su 21 comuni della provincia di Oristano e 18 della provincia del Sud Sardegna, la condizione delle nuove generazioni è una delle preoccupazioni maggiori: difficoltà personali e familiari che spesso rendono difficile il percorso di vita, in un contesto in cui le opportunità non abbondano e per molti diventa complicato individuare prospettive per il futuro. Chi sa “leggere” il territorio sa che a queste latitudini è alto il rischio di dispersione scolastica, quella esplicita dell’abbandono prematuro dei banchi di scuola come quella implicita di chi al diploma formalmente ci arriva pure, ma nei fatti non ha davvero acquisito quelle competenze di base che possono essere spese sul mercato del lavoro. Sa che la povertà educativa è difficile da combattere, ma si impegna per contrastarla cercando alleanze.

Il tratto peculiare che caratterizza la Caritas diocesana di Ales-Terralba è proprio questo. “Non ci sostituiamo a nessuno ma cerchiamo di collaborare con le scuole e le altre agenzie educative per accompagnare ragazzi e ragazze nel loro percorso di vita”, dice il direttore don Marco Statzu. Il servizio di doposcuola (lo hanno chiamato “Un passo avanti”) è attivo in tre comuni della diocesi (Ales, Sardara, Terralba) e coinvolge 70 bambini di scuola primaria e secondaria di primo grado (elementari e medie), fornendo un servizio anche alle famiglie “che si sentono accolte e sostenute nel loro percorso educativo: è importante – dice don Statzu - che quelle famiglie che non riescono a seguire i propri figli capiscano l’importanza del farsi aiutare, che non corrisponde certo ad una vergogna. E’ fondamentale vincere quel gradino che fa rifiutare l’aiuto e il sostegno e porta chi è in difficoltà economiche e sociali a chiudersi nei propri problemi”. Ad agire con bambini e ragazzi è una équipe di 8 educatrici professionali, insieme ad alcune figure volontarie, che offrono degli spazi di incontro pomeridiano in un’attività che non è di mero supporto didattico, ma punta alla trasmissione di un approccio progettuale allo studio, che favoriscano nei più giovani la considerazione della propria vita come opportunità da investire per il bene di sé stessi e della comunità. Uno studio, insomma, che venga vissuto come momento di impegno, responsabilità e soddisfazione.

Il coinvolgimento dei ragazzi e delle ragazze delle scuole superiori, in particolare degli ultimi due anni, ha potuto contare su numerose collaborazioni con gli istituti superiori del territorio: in almeno 500 hanno finora partecipato al format “10 storie”, l’incontro e il confronto con dieci personaggi che hanno compiuto un percorso professionale e lavorativo nell’ambito dell’arte, della cultura, dello sport, del volontariato, partendo anche da condizioni svantaggiate, e che così “hanno aiutato e aiutano i ragazzi a prendere consapevolezza delle loro ricchezze e delle loro capacità, aiutandoli a riflettere sulla motivazione, sugli obiettivi, sul non arrendersi, sull’importanza di chi ci sta vicino, sul costruire insomma un proprio progetto di vita”. Un format, giunto ormai alla terza edizione, interamente registrato e disponibile a tutti sul sito web della Caritas e sul canale YouTube della diocesi.

L’impegno della diocesi in campo educativo comprende ancora la concessione di borse di studio (70 negli ultimi due anni) per percorsi formativi di studio della lingua inglese, di arte, laboratori di artigianato artistico, corsi per OSS, acconciatore, conduzione di animali per onoterapia, Accademia di Design, master universitari e nel conseguimento del diploma di scuola superiore per giovani adulti. C’è un laboratorio di giornalismo che coinvolge il giornale diocesano “Il Nuovo Cammino”, e poi il sostegno a bambini in difficoltà, con (ma anche senza) diagnosi di Dsa o Bes. Un’attività, quest’ultima, denominata “Nessuno escluso”, che attiva una rete operativa costituita da Caritas diocesana, Centri d’ascolto parrocchiali, famiglie, professionisti (psicologi, pedagogisti, logopedisti ed educatori), istituzioni scolastiche e Servizi sociali comunali, che mette a disposizione un trattamento gratuito dei disturbi specifici dell’apprendimento per quegli studenti che una volta effettuata la diagnosi non avrebbero, all’interno del proprio nucleo familiare, la possibilità economica per sostenere un percorso riabilitativo. Tutte attività, quelle fin qui raccontate, rese possibili, sottolinea don Marco Statzu, “grazie ai fondi dell’otto per mille alla Chiesa Cattolica, che in questo territorio, come in tanti altri, viene utilizzato per investire nel settore dell’educazione”. 

Naturalmente anche qui, come altrove, l’azione della Caritas si fonda anzitutto sull’ascolto delle persone e dei loro bisogni: disponibilità diffusa quella del 14 Centri d’ascolto sparsi per la diocesi, che stabiliscono relazioni costruttive con le famiglie in un’ottica integrata anche con i servizi sociali e le altre risorse attive sul territorio. Ogni Centro è coinvolto nella distribuzione di beni alimentari e di prodotti per l’igiene e per la salute alle famiglie bisognose, materiali acquistati o direttamente dalla Caritas, o tramite il Fondo per le estreme povertà della Regione Sardegna (L.R. 5/2017, art. 5, comma 28) o con l’otto per mille della Chiesa Cattolica, o ancora disponibili tramite il Fead (Fondo di aiuti europei agli indigenti). Negli ultimi due anni sono state aiutate oltre 3000 persone.

Da tempo la Caritas sostiene anche le famiglie del Campo Rom di San Nicolò d'Arcidano, un comune di poco più di duemila abitanti nel Basso Oristanese: non solo, naturalmente, sostegno educativo per i minori, ma anche attività d’inclusione volte all’acquisizione di autonomia personale e decisionale. Fra le iniziative, uno sportello psicologico rivolto in particolare a donne e bambini, e un laboratorio di artigianato (nominato “Madre Parla”) che due anni fa ha coinvolto sette donne nella creazione di monili e altri oggetti.  

Nel Centro Pastorale Diocesano di San Gavino Monreale, che ospita il quartier generale dell’intera diocesi, proprio in queste settimane i lavori di ristrutturazione stanno migliorando l’intera struttura, rendendola più funzionale e adatta alle attività: i nuovi locali della Biblioteca dell’Istituto di Scienze religiose ospiteranno non solo gli oltre 11 mila volumi presenti (e consultabili all’interno del circuito bibliotecario pubblico), ma potranno essere usati da tutti come luogo di studio. Inoltre, in una parte della struttura sono stati ricavati dei piccoli appartamenti, provvisti di tutto il necessario, che potranno essere utilizzati per offrire una prima accoglienza urgente a persone in difficoltà che hanno necessità di una sistemazione abitativa. Uno sguardo a tutto tondo, dunque, per venire incontro alle più diverse esigenze ed essere davvero al servizio della comunità.

Stefano Caredda

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)