Al via la campagna contro la criminalizzazione del diritto d’asilo in Ue

United Against inhumanity ha commissionato il primo lavoro sul tema del contrasto all’azione umanitaria. E denuncia la restrizione dei diritti. L’appello agli Stati e alla comunità internazionale: “Prendere misure necessarie per garantirli"

Al via la campagna contro la criminalizzazione del diritto d’asilo in Ue

ROMA - Il rafforzamento dei controlli alle frontiere, l’esternalizzazione dei confini, la lotta al lavoro delle ong che fanno salvataggio in mare, una narrazione tossica nei confronti dell’immigrazione. Sono questi soltanto alcuni esempi della criminalizzazione dell’asilo descritta nel rapporto “Asylum Criminalisation in Europe and its Humanitarian Implications”, scritto da Sara Hammerl e commissionato da United Against Inhumanity (Uai). Una rete contro tutto ciò che  ha l’obiettivo di contrastare l’azione umanitaria e la tutela dei diritti dei richiedenti asilo, che da oggi ha anche una sua rete italiana. Il progetto è stato presentato oggi nella sede della stampa estera in Italia.

Al centro dell’attenzione ci sono i conflitti armati e la mancanza di sicurezza che stanno forzando sempre più persone a fuggire dalle loro case e a rischiare la vita in cerca di rifugio. Una cifra che si aggira, secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati intorno ai  68,5 milioni di persone. “Tuttavia - spiegano i promotori dell’iniziativa -, la comunità internazionale non è riuscita a sviluppare una risposta volta a proteggere coloro che sono costretti a fuggire. In particolare, i governi europei hanno istituito o promosso misure che criminalizzano le persone in movimento e introdotto una serie di misure per ostacolare il sostegno alle persone bisognose di protezione”. Il report ha dunque diversi obiettivi: innanzitutto, quello di fornire una panoramica della rapida evoluzione della situazione europea in materia di asilo e migrazione forzata; di evidenziare poi atti, processi o iniziative organizzate che mirano a contrastare le misure di deterrenza perseguite collettivamente o individualmente dai governi europei. E, infine, di richiamare l’attenzione sulla criminalizzazione di questi atti di contrasto alle misure di deterrenza dei governi europei, compiuti da persone in movimento e da coloro che cercano di salvaguardare la loro sicurezza fisica.

La ricerca, pertanto, svolge un’analisi della criminalizzazione del diritto di asilo in Europa e delle conseguenti implicazioni umanitarie, suddivisa in tre parti: si parte da un’analisi delle politiche che promuovono la criminalizzazione dell’immigrazione in Europa. Tra queste vengono identificate:  Il rafforzamento dei controlli alle frontiere e delle operazioni militari in mare e in paesi terzi; il trattamento inumano dei richiedenti asilo che si trovano già nell’Unione Europea; l’approvazione di leggi e regolamentazioni che ostacolano l’accesso delle ong alle strutture di accoglienza e detenzione e alle zone di transito tra i confini. La seconda parte spiega lo sviluppo, da parte di numerosi politici europei, di una narrativa basata sull’idea di “crisi migratoria”, nonostante il numero effettivo di persone che cercano rifugio sia considerevolmente diminuito rispetto al 2015.  Infine vengono fornite alcune raccomandazioni. La Uai si propone, infatti di mappare le organizzazioni che stanno svolgendo iniziative di contrasto alla criminalizzazione dei richiedenti asilo e di coloro che forniscono loro aiuto, creare collegamenti con questi network già esistenti e supportarli. Accrescere la consapevolezza riguardo la criminalizzazione dei richiedenti asilo e le implicazioni per la società, attraverso interviste, articoli e campagne. Promuovere e sponsorizzare attività di ricerca mirate a colmare eventuali lacune nel settore della criminalizzazione dell’asilo.

La rete si appella poi alla Comunità internazionale e agli Stati europei. “Chiediamo alle parti in conflitto di smettere di utilizzare strategie e tattiche brutali e disumane. Tutte i belligeranti devono adempiere ai loro obblighi morali e legali per garantire che sul territorio sotto il loro controllo tutte le persone vengano trattate con dignità e abbiano accesso ai beni di prima necessità - si legge nel manifesto -. Chiediamo inoltre agli Stati e organizzazioni internazionali di prendere le misure necessarie per garantire i diritti delle persone costrette a fuggire dai conflitti. Chi cerca di mettersi in salvo deve essere trattato con dignità e compassione in ogni circostanza. Infine, ci appelliamo,  agli Stati e organizzazioni internazionali per far sì che le persone accusate di aver commesso crimini contro l'umanità rispondano delle proprie azioni tramite i meccanismi esistenti”. (ec)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)