Aids, la Fict: “Non si crede più all’esistenza dell’Hiv"

Luciano Squillaci, presidente della Fict: “Dobbiamo intervenire per frenare questo ‘mondo sommerso’ che comporta una maggiore probabilità di trasmissione della malattia, tramite campagne informative e di prevenzione, ma soprattutto rimettendo l’Aids e la lotta ai comportamenti a rischio al centro dei percorsi educativi con i ragazzi”

Aids, la Fict: “Non si crede più all’esistenza dell’Hiv"

In occasione della giornata mondiale contro l'AIDS  del 1 dicembre 2020, la Federazione Italiana Comunità terapeutiche (Fict), il 30 Novembre, alle ore 15.00/16.00 organizza il meeting:  “Aids: Solidarietà globale, responsabilità condivisa, nel periodo del Covid19”.
Afferma Luciano Squillaci, presidente della Fict: “I dati sono allarmanti. Abbiamo più volte denunciato che non si crede più all’esistenza dell’Hiv e purtroppo la Relazione 2020 al Parlamento in materia di droghe lo dimostra in modo chiarissimo: oltre il 30% dei casi si raggiunge lo stadio di Aids conclamato, ignorando la propria sieropositività. Fino al 2005, per un confronto, questa percentuale era del 15% circa. Sono diagnosi tardive che non solo determinano un dramma per chi si ammala, ma segnano un ritorno indietro agli anni ‘80 per quella che è l’unica vera cura adeguata in tema di Aids, la prevenzione”.

“La Federazione - continua Squillaci - ha diversi servizi, tramite i quali si prende cura dei malati di Aids, offrendo un supporto non solo farmacologico ma anche psicologico, rieducativo e motivazionale per la tutela della dignità della persona, all’interno di un sistema di rete che vede il coinvolgimento delle realtà sanitarie locali”.
“Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio dei Centri Fict, spiega Squillaci, nel 2019, su 9 strutture circa il 50% degli ospiti ha contratto il virus per via endovenosa, tramite lo scambio di siringhe, e circa il 34% per contatto sessuale”. 

“Non basta però prendersi cura di chi soffre e non basta parlare di Aids solo nella giornata mondiale - continua Squillaci -, serve invece informare le persone e fare in modo che tutti possano avere accesso alle cure e siano spinti a fare il test per la diagnosi di sieropositività”. “Dobbiamo intervenire immediatamente per frenare questo ‘mondo sommerso’ che comporta una maggiore probabilità di trasmissione della malattia, tramite campagne informative e di prevenzione, ma soprattutto rimettendo l’Aids e la lotta ai comportamenti a rischio al centro dei percorsi educativi con i ragazzi. Siamo testimoni, purtroppo - continua il presidente Fict -, soprattutto tra i giovani, quanto si sia notevolmente persa la percezione di quanto possano essere pericolose le malattie a trasmissione sessuale”.

“La crisi del COVID-19 ha purtroppo esasperato le sfide affrontate dalle persone che convivono con l'Hiv, dalle donne e dalle ragazze e dalle popolazioni chiave, incluso l'accesso all'assistenza sanitaria salvavita, ampliando le disuguaglianze sociali ed economiche che aumentano la vulnerabilità dei gruppi esposti all'Hiv. I dati del Programma delle Nazioni Unite per l’Aids/Hiv, meglio conosciuto come Unaids, stimano in 76 milioni le persone contagiate dall’Hiv e in 33 milioni quelle morte per patologie e complicazioni legate all’Aids dagli inizi degli anni Ottanta. Di tutto questo si parlerà - conclude Squillaci -, nel social meeting della Fict, lunedì  30 Novembre, alle ore 15.00-16.00, con Antonio Simula, direttore di Casa Lamar del Centro Trentino di Solidarietà, “Il Servizio e cosa vuol dire convivere e lavorare con la malattia”; Giampiero Bonetti, operatore della Casa Accoglienza “Don Venturini” dell’Ass.ne La Ricerca di Piacenza: “Le Attività di sensibilizzazione e i progetti di Prevenzione nelle scuole”;  e Angela Di Grazio del Centro di Caltanissetta “Casa Famiglia Rosetta”: “Integrazione e Sguardo oltre i confini: Casa della Speranza in Tanzania”. Conduce e modera: Donatella Peroni,  Consulente della Federazione Italiana Comunità Terapeutiche”.
Seguirà il video “lettera al virus”, scritta da un ospite di Casa Lamar, con la musica del cantate rap Ernesto Di Stefano, per lanciare un messaggio ai giovani e ricordare che il virus dell'Hiv c'è.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)