A meno di un metro, ma senza vaccino: gli operatori socio assistenziali vanno protetti

Gli operatori delle strutture socio-assistenziali di Roma il 25 marzo saranno in piazza per chiedere attenzione. Intanto dalle case famiglia di Casa al plurale arriva la denuncia: “Nessuno di è ricordato di noi nel piano vaccinale. Abbiamo diritto di essere vaccinati tutti, subito!”

A meno di un metro, ma senza vaccino: gli operatori socio assistenziali vanno protetti

“Nessuno si è ricordato di noi nel piano vaccinale, abbiamo il diritto di essere vaccinati, tutti, subito!”: il grido arriva dagli operatori delle case famiglie di Casa al plurale. Sono assistenti socio-assistenziali, che lavorano a stretto contatto con persone con disabilità, con cui convivono giorno e notte, spesso nell'impossibilità di proteggersi attraverso mascherine e distanza, incompatibili con le problematiche di molti ospiti di queste strutture. Il presidente del coordinamento, Luigi Vittorio Berliri, ha scritto all'assessore regionale alla Sanità D'Amato, a fine febbraio scorso, per denunciare la situazione: “Le case famiglia sono in grande sofferenza. Operatori che da oltre un anno lavorano mettendo a rischio la loro vita, sempre 'a meno di un metro' e ora patiscono due promesse disattese dalla Regione Lazio. Il vaccino e l’aumento delle rette. Stanno vaccinando psicologi di 45 anni, personale delle scuole, ma operatori delle strutture residenziali no”.

Vaccino agli operatori? Solo uno per ogni utente

Da allora, poco è cambiato e la situazione resta, oggi come allora, a macchia di leopardo, con alcune Asl in cui nessun vaccino è stato fatto, altre in cui si è iniziata la somministrazione alle persone con disabilità, altre in cui tutti sono stati vaccinati. Pochissimi gli operatori che hanno ricevuto il vaccino. “Stamattina mi ha chiamato una responsabile della Asl Roma1 – riferisce Berliri - che ha promesso che saranno vaccinati tutti gli ospiti disabili e un solo caregiver per ogni disabile. Solo in seguito, tutti gli altri. Ma non ha senso – commenta – perché queste sono comunità residenziali, gli operatori si avvicendano e tutti entrano in contatto stretto con gli ospiti. Le nuove linee guida nazionali del 10 marzo prevedono la priorità di accesso per tutte le persone con disabilità art 3 comma 3 legge 104 e per tutti i caregiver professionali e non, perché è necessario garantire una bolla sana intorno alla persona fragile, per garantire a questa non solo la salute, ma anche il futuro. Se si ammala un operatore, o un gruppo di operatori, chi si prenderà cura degli ospiti di quella struttura? E' come quando un aereo sta per precipitare: il genitore indossa l'ossigeno, per poi aiutare il figlio a indossarlo. E' questa la ragione per cui tutti gli operatori socio-assistenziali andrebbero vaccinati. Invece, in tutta Italia si sta vaccinando in modo confuso: avvocati, formatori, amministrativi dei luoghi di formazione, veterinari ì, psicologi, mentre i nostri operatori vengono dimenticati. Nelle nostre cooperative abbiamo giovani psicologhe che sono state vaccinate: siamo contenti per loro, ma sicuramente rischiano meno degli operatori. Le prime possono stare a distanza, perfino fare terapia in smartworking; i secondi no, sono sempre a contatto, magari con persone che salivano e non indossano la mascherina e di cui devono prendersi cura giorno e notte. Possibile che non si capisca quanto sia importante proteggere questi operatori? Sì è detto di sì a tanti, che rischiavano relativamente, ma si dice di no ad alcuni, che rischiano moltissimo”.

La petizione su Change

Intanto, in partecipare alla manifestazione del 25 marzo, sotto la regione Lazio, organizzata dal Comitato delle strutture socio-assistenziali di Roma, Casa al plurale lancia una petizione su Change: “E’ da un anno che lavoriamo nelle strutture socio assistenziali residenziali, assistendo e proteggendo le persone con disabilità che vi abitano con la tenacia, la forza ed il coraggio che ogni essere umano meriterebbe. Abbiamo adottato tutte le misure di sicurezza necessarie, ci siamo fatti carico di tutti gli oneri, doveri e compiti indispensabili per salvaguardare la salute di ospiti, operatori e conseguentemente della salute della comunità. Le nostre case famiglia sono incentrate su una intensa vita comune, con ospiti fragili e difficilmente gestibili nei contatti tra di loro e con gli operatori: nonostante le precauzioni prese, l'eventuale ingresso del contagio sarebbe estremamente difficile da contrastare, e potrebbe avere conseguenze terribili. Chiediamo a gran voce i vaccini subito per gli ospiti e le ospiti, le operatrici e gli operatori delle strutture socio assistenziali. Nessuno si è ricordato di noi nel piano vaccinale, abbiamo il diritto di essere vaccinati, tutti, subito!”.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)