I ponti sull’impossibile. Tra la razionalità e l’irrazionalità nel tempo della pandemia
È meglio gettare ponti tra la razionalità e la irrazionalità per ricostruire un tessuto sociale strappato da un virus con le sue varianti e i suoi fantasmi.
I social media “non sono un’agorà ma un’arena dove la verità viene data in pasto ai leoni dell’ignoranza e alla brutalità del banale”. L’affermazione della scrittrice e giornalista turca Ece Temelkuran è rivolta all’accanirsi della menzogna contro la ricerca della verità. Si riferisce soprattutto al suo Paese ma altre arene nel mondo si vanno sostituendo alle agorà.
Una conferma è venuta nei giorni scorsi anche dal 55° rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese che in riferimento al Covid parla di una “ondata di irrazionalità tra gli italiani”.
Fermare la deriva non è demonizzare quanto avviene bensì far prevalere la forza della ragione attraverso la narrazione della realtà. Dice il Censis: “E’ il reale che deve incaricarsi di smentire quella porzione di società caduta in questo sonno evanescente della ragione, è il reale che deve tornare a certificare il valore intrinseco delle scelte razionali”.
Ad aiutare il razionale a interloquire con l’irrazionale è la fede che nulla ha a che fare con la superstizione, la credenza, la magia. Stupisce che ancora oggi ci sia chi non distingue la fede dalle deformazioni, spesso strumentali, che di essa vengono fatte. E qui c’è un altro aspetto della questione irrazionalità – razionalità.
Il racconto della realtà è fatto di parole pensate e vissute che si affidano al linguaggio della gentilezza che è il riconoscimento della dignità propria e altrui.
Non porta lontano il corpo a corpo tra razionale e irrazionale, occorre sperimentare un’altra via perché la ragione non vada in dissolvenza. La lasciano intravvedere anche alcuni piccoli fatti.
Domenica 5 dicembre in Alto Adige, dove si registra la più alta percentuale di non vaccinati, si è aperta la Maratona contro il Covid: continuerà fino all’8 dicembre.
A Biella, dove un odontoiatra è arrivato al centro vaccinale con un braccio finto, l’infermiera che lo ha messo di fronte alla gravità dell’atto dice in un’intervista tv che a volte sono i figli minorenni a convincere i genitori al vaccino.
Le cronache aggiungono che le piazze sono ora occupate da folle con mascherina intente agli acquisti natalizi. Alcuni leader “no vax” dopo aver conosciuto le terapie intensive sono sui media a lanciare appelli a vaccinarsi.
Sono segnali non ancora sufficienti ma già dicono che è meglio gettare ponti tra la razionalità e la irrazionalità per ricostruire un tessuto sociale strappato da un virus con le sue varianti e i suoi fantasmi. Un ponte che poggia su principi e ideali che sono su entrambe sponde del fiume dell’impossibile. Nonostante tutto ci sono. Anche i social, riscoprendosi luoghi di comunicazione e non di scontro, possono rendere il ponte più solido e meglio transitabile.