Confessioni alla GMG. Il vescovo Claudio: “La pace di Dio raggiunga anche gli angoli più segreti del tuo cuore”
Il venerdì è sempre il giorno delle confessioni. Che si tratti di un grest in parrocchia, di un camposcuola, o per l’appunto un camposcuola mondiale come la GMG, il venerdì, memoria della Passione e della morte di Gesù, è il giorno in cui incontrare il perdono di Dio e incontrare davvero se stessi.
Due testimonianze hanno aperto la mattinata. Il tema sempre quello: la confessione, nel suo senso più autentico. Giulia Spiandorello, giovane di Villa Estense alla quale un invito alla GMG di Cracovia le ha permesso di incontrare Dio, ha ammesso: «Accostarsi a questo sacramento è mettersi davanti alla propria finitezza, e questo non piace a nessuno. A noi piace sempre sentirci “up”, e capire che a volte abbiamo dei “down” ci dà tanto fastidio. Confessarsi non è trovare i propri difetti, ma è dire: “Io do un nome al male”, capire cosa ci spinge al male. Diciamo che Dio è amore, ma accettiamo sempre l’amore di Dio? Quei “no” a Dio se non li chiamiamo per nome stanno nell’ombra. E il male è un po’ come i funghi, nell’ombra cresce, e crescendo mi distrugge. Dare un nome alla propensione al male è importante. Portandolo alla luce io la sgretolo». «Dio è un Padre misericordioso – ha aggiunto – andiamo incontro all’abbraccio».
Don Mattia Francescon, responsabile della pastorale vocazionale, ha raccontato la confessione dal punto di vista di fedele e dal punto di vista del prete. «Al prete non interessano i vostri peccati. Interessa che tu possa incontrare il Dio che salva, che tu possa ricevere il suo abbraccio».
Il vescovo Claudio non ha voluto lasciare nulla all’improvvisazione. E il suo augurio ai giovani invitati ad accostarsi al sacramento della confessione, appuntato sullo smartphone, è letto con calma e con trasporto. «La grazia, la misericordia e la pace di Dio raggiunga il tuo cuore, anche nei suoi angoli più segreti e anche nelle sue sofferenze più lontane. Questo è il sacramento è il sacramento di incontro con il Signore Gesù, e quindi abbi fede. È esperienza di incontro con la Chiesa e quindi abbi coraggio, coraggio delle relazioni. Ed esperienza di incontro con te stesso, non avere paura, non temere».
Gli angoli più segreti intanto. «Tutti noi abbiamo delle parti oscure che teniamo nascoste, qualche volta nascoste anche a noi stessi. Non ci piacciono, non le vogliamo, le neghiamo, non diamo loro un nome. E poi ci sono le sofferenze: noi siamo portatori di sofferenze ereditate dalle nostre comunità e dalle nostre famiglie». Ma c’è speranza: «Anche lì negli angoli più segreti e nelle ferite più lontane, come diceva ieri il Papa, c’è l’amore di Dio per noi. La grazia e la misericordia, la pace di Dio raggiunga il tuo cuore. Sentiti chiamato, tu per nome».
Il sacramento della penitenza è un triplice incontro: con il Signore, con la Chiesa e persino con sé stessi.
Incontro con il Signore che Gesù, «che ha il potere di perdonare i peccati, anche quelli che noi non possiamo perdonare a noi stessi, guarendo il cuore dal quale nascono i peccati, grazie alla sua potenza di risorto».
Incontro con la Chiesa, «non la Chiesa istituzionale, ma la Chiesa che è la tua comunità, la gente che conosci: è bello pensare che mentre ti stai confessando tutti gli altri stanno pregando per te, perché tu accolga questo miracolo e sperimenti che tutti nella Chiesa ti stanno offrendo il perdono».
E infine incontro con sé stessi: «Se sei qui è perché il Signore ti ha voluto, per te ha un progetto, un disegno, un sogno. Nella confessione puoi incontrare te stesso come il Signore ti aveva sognato, ti aveva voluto, quando ti ha chiamato alla vita».
Prima che centinaia di giovani si mettessero in fila per raccogliere il perdono sacramentale da decine di preti disponibili a confessare, il vescovo di Padova Claudio Cipolla ha esortato: «Riscopriamo la potenza del Signore risorto, riscopriamo la fraternità con gli altri nella Chiesa, riscopriamo la bellezza della chiamata che ci ha rivolto il Signore».