Violenze della polizia, Garante: “Detenuto non è un nemico da sconfiggere”

Nella relazione al Parlamento, Il Garante Mauro Palma smonta la retorica delle “mele marce”. Tra le raccomandazioni parla della “riconoscibilità in ogni momento di coloro che operano, per non far cadere sui molti un’ombra generale di dubbio”

Violenze della polizia, Garante: “Detenuto non è un nemico da sconfiggere”

Non si tratta di “mele marce” ma di “una cultura che oggi alberga, minoritaria, ma esistente, in settori di operatori di Polizia, che percepiscono la persona fermata, arrestata o comunque detenuta, come nemico da sconfiggere e non come autore di reato a cui viene inflitta quella sanzione che la legge prevede e dei cui diritti si è responsabili nel momento in cui la si detiene”. Lo ha detto il Garante delle persone private della libertà, Mauro Palma, nella sua relazione di questa mattina al Parlamento. Il riferimento è ai recenti “gravissimi” casi di cronaca, come le indagini sugli abusi nella caserma di Verona (che il Garante non menziona esplicitamente). 

“Tutto ciò non può evitare di porre interrogativi sullo sconcerto che atti giudiziari, immagini, conversazioni intercettate pongono con forza, di tanto in tanto, relativamente a Corpi di Polizia diversi - sottolinea Palma -. E che di nuovo si sono riproposti in questi giorni. Non vi è alcuna necessità per il Garante nazionale di tornare a sottolineare che tali gravissimi casi non sono rappresentativi della cultura generale delle Forze di Polizia del nostro Paese: tutti noi siamo consapevoli del livello di democrazia e della professionalità raggiunti in particolare in anni recenti. Tuttavia, sono indicativi di una cultura, non leggibile con il paradigma autoconsolatorio delle 'mele marce'”.

Stando ai dati, nelle 1953 camere di sicurezza (di cui 1223 agibili) sono transitate nel 2022 18.216 persone, a cui si aggiungono le 4.588 nel 2023 (dati al 31 marzo). Tra le raccomandazioni formulate parla “della riconoscibilità in ogni momento di coloro che operano, anche al fine di poter individuare le responsabilità individuali e non far cadere sui molti un’ombra generale di dubbio”. E della dignità degli ambienti, “pur riconoscendo i passi avanti compiuti in questi anni; nella puntuale registrazione di ogni evento, fino alla possibilità di non trovare più in futuro – come invece in qualche episodio di questi anni è capitato – impropri e pericolosi oggetti in luoghi dove le persone possono essere trattenute e interrogate - afferma il Garante -. Sono tutti obiettivi che potranno trovare proprio nel prosieguo della cooperazione sul piano formativo la migliore possibilità di essere raggiunti. Resta la positività del cammino avviato”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)