Terremoto in Indonesia, la Caritas interviene con i primi aiuti
La notte scorsa un altro terremoto ha colpito l’Indonesia nell’area al confine tra le reggenze di Mamuju e Majene nella parte occidentale della grande isola del Sulawesi. “Le parrocchie locali di Mamuju e Poliwali hanno deciso di aprire subito un Centro di emergenza per l’accoglienza degli sfollati che sono già 15 mila”
La notte scorsa un altro terremoto ha colpito l’Indonesia nell’area al confine tra le reggenze di Mamuju e Majene nella parte occidentale della grande isola del Sulawesi (provincia del Sulawesi occidentale), nella parte centrale del grande arcipelago. La sco ssa più forte ha toccato il livello 6.2 della Scala Richter. Non c’è stato alcun allarme Tsunami.
“È un’emergenza per ora gestita dal governo locale in collaborazione anche con le organizzazioni non governative locali – afferma la Caritas Italiana -. È ancora presto per un bilancio: molte persone sono state intrappolate sotto gli edifici crollati, ma anche sotto almeno 3 frane che hanno travolto i villaggi sottostanti sulla strada di collegamento. L’erogazione della corrente è stata interrotta e anche la rete cellulare rimane molto instabile nella zona. Già nel settembre 2018, sempre nel Sulawesi, la zona di Palu era stata colpita da un terremoto con tsunami e liquefazione del terreno, con più di 4 mila vittime e milioni di euro di danni. Il luogo ove il terremoto ha colpito è situato a 400 km, circa 9 ore in macchina, da Palu e a 8 ore da Makassar, la città principale della zona, ove ha sede la Caritas locale. L’Indonesia è situata sull’Anello di Fuoco del Pacifico dove si registrano decine di terremoti ogni anno”.
Tra le organizzazioni locali anche Caritas Indonesia sta già intervenendo: “Ci siamo messi subito in contatto con i nostri colleghi della Caritas locale della diocesi di Makassar – spiega padre Fredy Rante Taruk, direttore della Caritas nazionale Indonesia –. Le parrocchie locali di Mamuju e Poliwali hanno deciso di aprire subito un Centro di emergenza per l’accoglienza degli sfollati che sono già 15 mila. Molti per la paura e per il trauma sono scappati sulle colline, temendo l’arrivo di alter scosse. Per questo sono stati già attivati volontari da altre zone per andare sul luogo colpito, raccogliere informazioni e dati e capire cosa serve. Ci sono purtroppo problemi di accesso e difficoltà di spostamento. Stiamo già raccogliendo cibo, coperte, tende, medicine, escavatori, ma anche le mascherine anti-Covid19”.
Continua la Caritas: “Ogni intervento prevede il necessario uso di presidi di protezione adeguati per chi sta intervenendo in soccorso delle popolazioni colpite in un'area che è ancora considerata 'zona rossa' per la pandemia: l’Indonesia è il paese più colpito dal Covid19 del Sudest asiatico con quasi 900mila casi e più di 25mila morti. Ma è fondamentale che ogni sforzo venga fatto per assicurare la massima tempestività nel raggiungere le zone più periferiche e le comunità più vulnerabili”. Caritas Indonesia è già all'opera per questo, nella speranza che, come purtroppo avviene in molti casi, il bilancio delle vittime e dei danni non debba aggravarsi ulteriormente con il passare delle ore.
Caritas Italiana da anni lavora in Indonesia con aiuti umanitari e di sviluppo con la Caritas locale ed altri partner. Anche la Conferenza Episcopale Italiana (Cei) è intervenuta in occasione del terremoto di Palu mettendo a disposizione dal 2018 ad oggi un milione di euro, dai fondi otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, per la ricostruzione di case per gli sfollati.