Taglia e cuci. Il Lavoro sartoriale per comporre la nuova Legge di Bilancio

Prudenza, nessun volo pindarico, nessuna riforma strutturale, niente che aumenti la spesa pubblica e niente in realtà che la faccia diminuire

Taglia e cuci. Il Lavoro sartoriale per comporre la nuova Legge di Bilancio

Tutto un gioco di taglia-e-cuci in cui sono sparite le mirabolanti promesse elettorali, ma anche i ventilati timori di “macelleria sociale” o comunque di drastiche misure economiche penalizzanti questo o quello.

Così possiamo definire la legge di bilancio che il Governo licenzia per i conti del 2025, con continue, piccole modifiche che proseguiranno in Parlamento prima del voto finale, senza comunque alterarne il profilo. Intanto è stata mandata a Bruxelles per far vedere all’Europa che abbiamo fatti “i compiti a casa”.

Quindi niente di roboante. Si prende qualche soldino alle banche, lo si dà a medici e infermieri. Si ritocca qualche imposta e accisa, si confermano molti bonus fiscali. Tutta una “fine regolazione” che abbassa le detrazioni fiscali ai single con redditi alti, non penalizzando i genitori con più figli; diminuisce il bonus ristrutturazione edilizia, ma solo per le seconde case; concede qualche beneficio in più alle famiglie: acqua per ristorarsi dalla continua traversata del deserto, sempre meglio che niente. Confermato il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori con redditi medio-bassi, sostanzialmente i più favoriti da questa manovra di bilancio.

Insomma prudenza, nessun volo pindarico, nessuna riforma strutturale, niente che aumenti la spesa pubblica e niente in realtà che la faccia diminuire in modo strutturale. La si può definire una finanziaria della “pace sociale”: casomai si potrà fare dell’altro nei mesi a seguire, con meno clamore, con più attenzione.

D’altronde c’è poco da scialacquare, poco da derogare dai binari imposti dall’Unione, ma soprattutto da mercati finanziari che guardano all’Italia con fortissima attenzione. Ci sono quasi tremila miliardi di debito pubblico che girano nelle tasche di mezzo mondo: se cadesse la fiducia sulla sostenibilità dello stesso da parte dell’Italia, cadrebbe molto di più che un governo.

L’ultima volta che la paura ha attraversato i nostri Btp, nel 2011, è finita in un amen l’era Berlusconi, è arrivato Mario Monti e una Finanziaria veramente dura. Per far capire appunto ai nostri creditori che non eravamo la Danimarca, ma nemmeno l’Argentina.

Rimangono dunque inevase due “pratiche” che ci stanno sopra la testa come una spada di Damocle, ma ben affilata: l’invecchiamento della popolazione (più spesa previdenziale, meno contributi versati, più bisogno di sanità e assistenza…); un contrasto efficace all’evasione fiscale, che toglie decine di miliardi di incassi alle casse statali, e quindi alle pensioni, alla sanità, alle scuole… Vanno affrontate e risolte entrambe.

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Fonte: Sir