Si fa quel che si deve fare. Far quadrare i conti significa mettere la politica di fronte alla necessità di scelte

Dalle promesse elettorali alle necessità di bilancio, alla fine ogni Governo deve far quadrare i conti

Si fa quel che si deve fare. Far quadrare i conti significa mettere la politica di fronte alla necessità di scelte

Si fa così: in campagna elettorale (come al solito) si promettono mari, monti e anche le colline in prossimità del voto. Poi, se si vince, si fa quello che ogni governo deve fare, anche perché da anni siamo sotto la stretta osservanza europea.

E così pure la coalizione di centrodestra che ci governa dall’autunno 2022 ha promesso maglie più allentate sulle pensioni, meno pressione sui contribuenti, sovranismo dirigista sull’economia… e poi questo è stato il governo che ha risolto la questione Alitalia, finalmente privatizzandola; che sta portando a casa il risanamento di Montepaschi e lo scorporo della rete telefonica dalla gestione delle linee; che nel 2023 ha speso quasi 5 miliardi di euro in meno di quanto preventivato sul fronte previdenziale; che soprattutto ha fatto crescere le entrate tributarie di 19 miliardi, raggiungendo quota 328.

In verità quest’ultima cifra è frutto di una situazione esterna non del tutto dipendente dalle politiche governative: l’aumento dell’occupazione e soprattutto dei contratti d’assunzione ha portato ad una crescita dell’Irpef trattenuta dalla busta paga di 9,3 miliardi; dai lavoratori autonomi sono invece arrivate le briciole. Però il tutto senza alcun rincaro tributario.

Per carità: da qui ad una lotta efficace all’evasione fiscale ce ne corre. Il “nero” imperversava, imperversa e continuerà a farlo. I recenti provvedimenti fiscali del governo non sembrano improntati a particolare ferocia nei confronti di chi dichiara redditi “fantasiosi”. Qui si annida il vero tesoretto dal quale un esecutivo potrà pescare, una volta che s’impegni a far pagare le tasse equamente agli italiani.

Per il resto, al populismo elettorale si pone rimedio – almeno in questo caso – con un ministro dell’Economia che, zitto zitto, poi combina le cose in modo un po’ diverso. Ad esempio mettendo una serie di paletti tali che le “aperture” previdenziali diventino poco o nulla interessanti: quindi sulla carta ci sono, in pratica no. Una prudenza, quella del ministro Giancarlo Giorgetti, necessaria per far quadrare conti sempre sbilanciati verso il deficit di bilancio. Cosicché una manovra di fine anno è comunque prevista.

Ma questa è una tradizione italiana adottata da tutti i governi: far quadrare i conti significa mettere la politica di fronte alla necessità di scelte (in Italia a fine anno non ci sono mai tornate elettorali). Questa volta pare che la casella inquadrata sia quella dei vari bonus fiscali: tanti, tutti insieme onerosi, alcuni dei quali o minuscoli o improduttivi.

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Fonte: Sir