Panico, depressione e ansia per il futuro: l'impatto della pandemia sugli stranieri

Indagine dell'Ismu a Milano, Bergamo, Brescia e Cremona. Il 43% denuncia stati di ansia e stress, attacchi di panico e disturbi del sonno e  quasi un intervistato su quattro depressione. Preoccupa che i propri cari si ammalino

Panico, depressione e ansia per il futuro: l'impatto della pandemia sugli stranieri

Ansia, attacchi di panico, disturbi del sonno e depressione: la pandemia  ha "un impatto importante" sulla salute della popolazione straniera. Lo rilevano i dati emersi dall’indagine della Fondazione Ismu nelle quattro province lombarde di Milano, Bergamo, Brescia e Cremona (tra le più colpite dalla pandemia nei primi mesi del 2020), che ha coinvolto 1.415 cittadini maggiorenni stranieri o con origine straniera provenienti da Paesi a forte pressione migratoria. Il più forte motivo di apprensione è il pensiero che i propri cari in Italia e all’estero siano ammalati o possano ammalarsi. E preoccupano molto anche l’incertezza del futuro, le sofferenze economiche unite alla perdita del lavoro, prima ancora dell'eventualità di ammalarsi personalmente.

Ansia e attacchi di panico per il 43% del campione 

Poco meno di un terzo dei cittadini stranieri o con background straniero del campione ha dichiarato che la situazione emergenziale legata alla pandemia Covid-19 non ha avuto impatto sulle proprie condizioni generali di salute, mentre emerge significativo il dato relativo all’insorgenza o aumento di stati di ansia e stress, attacchi di panico e disturbi del sonno (43% del campione). Considerando inoltre che quasi un intervistato su quattro ha avuto insorgenza o aumento di depressione, si può affermare che l’impatto sullo stato di salute generale - soprattutto nel suo risvolto psicologico - abbia risentito in modo importante degli effetti del contesto derivante dalla pandemia. Non irrilevante anche il fatto che il 9,4% del campione abbia dichiarato un aumento o insorgenza di conflitti nelle relazioni in famiglia. Infine un dato particolare riguarda coloro (il 6%) che hanno indicato anche un impatto positivo generato dal lockdown: un rallentamento dei ritmi frenetici della vita quotidiana e riduzione dello stress conseguente. Le donne sono più in difficoltà rispetto agli uomini.

Le donne hanno risentito negativamente della pandemia

In particolare solo il 27% delle donne ha dichiarato di non aver avuto nessun impatto né negativo né positivo dalla pandemia a fronte del 37% degli uomini. Più degli uomini, le donne hanno dovuto rinunciare a cure e visite mediche (9.3% vs 5,2%) e riportano l’insorgenza o l’aumento di depressione, aspetto che ha interessato inoltre il 46% delle donne e il 39% degli uomini. I migranti del Nord Africa hanno indicato più conseguenze negative rispetto agli altri. Sono soprattutto i migranti asiatici a non aver risentito di alcun tipo di impatto sulle condizioni generali di salute: il 36%, contro una media generale del 31,5%, mentre il dato più basso si riscontra per i migranti del Nord Africa che hanno indicato più di altri conseguenze negative sulla propria salute. In particolare è sopra la media per loro il dato riferito a depressione (35%), cancellazione di visite mediche (13%) e problemi di conflitti in famiglia (11%). Tra gli est-europei è alta la percentuale di chi dichiara ansia, stress, disturbi del sonno (46%), ma anche la proporzione di coloro che hanno avuto un beneficio nella riduzione dei ritmi frenetici durante il lockdown (11% vs 6,3% generale).

Le preoccupazioni 

Ai cittadini stranieri o con background straniero presi in esame nel campione preoccupa molto o abbastanza che i propri cari in Italia e all’estero siano ammalati o possano ammalarsi (83% di risposte positive, e per le donne tale percentuale sale all’87%), l’incertezza del futuro (79% di risposte positive con percentuali simili tra uomini e donne), le sofferenze economiche (78% senza differenze di genere) e la preoccupazione di ammalarsi personalmente (70%, per le donne sale al 75%). In particolare che il Covid possa colpire i familiari crea molta preoccupazione più d’ogni altra cosa, unico aspetto in cui la maggioranza assoluta dei migranti (54%) si esprime indicando il massimo livello di allerta.
Al contrario l’aumento di episodi di violenza domestica non è percepito come una preoccupazione importante: ha risposto, infatti, negativamente il 77% del campione. Tuttavia su questo tema sono significative le differenti risposte in relazione al genere: ha risposto positivamente il 23% delle donne contro il 15% degli uomini. Considerando anche le risposte “abbastanza”, la paura di morire a causa del Covid è maggiore tra le donne (57% vs 47%), mentre per gli uomini è più significativa la preoccupazione di perdere il lavoro (64% vs 57%), ma in tal caso pesano anche le mancate risposte maggiori tra le donne (15% vs 7%), in virtù di un minore tasso di attività sul mercato del lavoro. In simili proporzioni infine uomini e donne temono di avere difficoltà a sostenere la famiglia nei beni primari di sostentamento

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)