Migranti, nel 2018 nel mondo realizzato meno del 5% dei reinsediamenti
I dati dell’Unhcr. Dell’1,2 milioni di rifugiati che si stima necessitassero di essere reinsediati nel 2018, solo 55.692 hanno potuto effettivamente esserlo. Nel 2019, si stima che 1,4 milioni di rifugiati attualmente soggiornanti in 65 diversi Paesi su scala globale dovranno essere reinsediati
ROMA - I nuovi dati pubblicati dall’Unhcr , l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, mostrano che, nonostante il numero di migrazioni forzate abbia toccato punte record a livello mondiale, nel 2018 è stato realizzato solo il 4,7 per cento dei reinsediamenti necessari a livello globale. È quanto emerge dai dati resi noti questo mese relativamente alle partenze legate ai reinsediamenti facilitate dall’Unhcr: dell’1,2 milioni di rifugiati che si stima necessitassero di essere reinsediati nel 2018, solo 55.692 hanno potuto effettivamente esserlo.
Il numero principale di partenze legate ai reinsediamenti facilitate dall’Unhcr è avvenuto dai Paesi che accolgono il numero maggiore di rifugiati, fra i quali il Libano (9.800) seguito da Turchia (9.000), Giordania (5.100) e Uganda (4.000).
Su un totale di 81.310 casi segnalati per essere reinsediati, il numero principale di rifugiati proviene da Repubblica Araba di Siria (28.200), Repubblica Democratica del Congo (21.800), Eritrea (4.300) e Afghanistan (4.000).
L’anno scorso, il 68 per cento delle domande era relativo a persone sopravvissute a violenze e torture, persone con esigenze legali e fisiche specifiche, e donne e bambine a rischio. Oltre la metà, il 52 per cento, di tutte le domande di reinsediamento trattate nel 2018 era per minori.
Una possibilità per pochi. Il reinsediamento, che prevede il ricollocamento di rifugiati da un Paese di asilo a un Paese che ha concordato di accoglierli e concedere loro di soggiornare permanentemente, è accessibile solo a una piccola frazione dei rifugiati di tutto il mondo. In genere, meno dell’1 per cento dei 19,9 milioni di rifugiati assistiti dall’Unhcr su scala mondiale può usufruire di questa possibilità.
“Il reinsediamento continua a costituire una misura salvavita che assicura la protezione di quanti sono più a rischio – afferma l’Alto Commissariato -. Rappresenta uno strumento di protezione e un meccanismo tangibile che consente ai governi e alle comunità di tutto il mondo di condividere le responsabilità nella risposta alle crisi legate alle migrazioni forzate. Il reinsediamento, insieme agli altri canali complementari di ingresso legale, rappresenta un obiettivo chiave del Global Compact sui Rifugiati volto a contribuire alla riduzione dell’impatto delle più vaste crisi di rifugiati sui Paesi di accoglienza”.
Le stime per il 2019. Nel 2019, si stima che 1,4 milioni di rifugiati attualmente soggiornanti in 65 diversi Paesi su scala globale dovranno essere reinsediati. Fra le popolazioni che necessitano maggiormente di essere reinsediate quest’anno vi sono i rifugiati siriani attualmente accolti in diversi Paesi del Medio Oriente e in Turchia (43 per cento) e i rifugiati nei Paesi d’asilo e di transito lungo la rotta del Mediterraneo centrale (22 per cento), dove le migrazioni verso l’Europa continuano a mietere un numero devastante di vittime.
Il Global Compact sui Rifugiati esorta gli Stati a mettere a disposizione un numero maggiore di posti per i reinsediamenti, sia tramite l’ampliamento dei programmi esistenti sia tramite l’istituzione di nuovi programmi. Attualmente l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati sta collaborando con gli Stati e con i partner per sviluppare una Strategia di tre anni su Reinsediamento e Canali Complementari (Strategy on Resettlement and Complementary Pathways) per contribuire a incrementare il bacino di posti disponibili per i reinsediamenti, convincere un numero maggiore di Paesi a partecipare agli sforzi su scala mondiale tesi a rafforzare i programmi di reinsediamento, e migliorare l’accesso ai canali complementari a disposizione dei rifugiati.